RIFORME

"Autonomia non spacchi il Paese". Confindustria "avvisa" Calderoli

A Venezia i padroni mandano in mona il totem leghista. Il ministro tira dritto: "Martedì porterò il testo in pre-Cdm". Ma le resistenze aumentano anche nel centrodestra (governatori ed eletti del Sud). E nel Carroccio iniziano a non farsi troppe illusioni sui tempi

“Martedì prossimo presenterò il testo aggiornato in pre-Consiglio e credo che nella settimana prossima potrà essere approvata la proposta di legge in maniera preliminare. Poi andrà in conferenza unificata per il relativo parere e poi in Cdm per l’approvazione definitiva e infine avviata all’esame in Parlamento”. Incrocia le dita Roberto Calderoli parlando della bozza per l’Autonomia differenziata delle regioni nel corso di un dibattito organizzato da Confindustria a Venezia. Il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie va avanti, nonostante le crescenti resistenze che incontra il suo progetto, a partire proprio dall’associazione di Viale dell’Astronomia che, come benvenuto, gli ha riservato parole piuttosto critiche: “L’autonomia differenziata non può e non deve diventare un nuovo tema che spacca il Paese, che penalizza la crescita dell’economia e la stabilità della finanza pubblica”, afferma il vicepresidente Vito Grassi da Venezia dove dopo la riunione a porte chiuse di ieri ha promosso il convegno alle Procuratie Vecchia in piazza San Marco. Affermazioni a cui il ministro leghista ha replicato che “nessuno vuole spaccare alcunché. È chiaro che ogni livello di governo rappresenta un ostacolo burocratico, e con l’eliminazione di questi orpelli di burocrazia, la prima ad avvantaggiarsi saranno le imprese”.

“Io sono convinto che prima di tutto sia necessario fare una ricognizione di cosa sono le funzioni e i servizi che vengono erogati in relazione a quelle materie”, ha spiegato Calderoli. “Dopodiché una volta che saranno noti i contenuti di quelle materie, una regione per volta verrà e chiederà al governo. Ci sarà un governo che risponderà sì o no, un Parlamento che esprime un parere e poi un voto con maggioranza assoluta. Si chiama differenziata proprio perché va gestita cum grano salis”, ha spiegato. Li avrà convinti e tranquillizzati, il ministro che con il governatore veneto Luca Zaia ha avuto un breve colloquio con il leader dei padroni Carlo Bonomi proprio a margine del convegno? Chissà.

Intanto, anche sul terreno politico gli ostacoli non sono meno ardui. La posizione di Fratelli d’Italia è nota e la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha alcun interesse ad accelerare senza prima aver instradato quelle riforme costituzionali – il presidenzialismo, ma non solo (potrebbe aprirsi qualche spiraglio verso il premierato) – su cui intende caratterizzare il proprio mandato di governo. In Forza Italia si fa sentire il peso dei governatori delle Regioni del Sud e persino tra i parlamentari della Lega eletti nel meridione si registra più di una resistenza. Al punto che, al netto della propaganda, nel partito di Matteo Salvini ormai in pochi credono di riuscire a strappare il via libera entro la fine dell’anno, come auspicato (e promesso) dal Capitano: “Se va bene porteremo a casa qualcosa nella legislatura, peraltro su un testo che probabilmente avrà ben poco in comune con quello di partenza”, confessa un parlamentare lumbard.

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