RIFORME

Autonomia, stop dei sindaci

Slitta il parere della Conferenza Unificata sul testo di Calderoli. Il presidente dell'Anci Decaro: "Temi importanti su cui ragionare col tempo dovuto". La tensione politica sul tema continua a salire. Venerdì il ministro leghista in Piemonte

I sindaci frenano sull’Autonomia e chiedono al ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli di far slittare la discussione sul tema dall’ordine del giorno della Conferenza Unificata, convocata per oggi. Lo stop è arrivato poche ore prima della riunione dell’organismo al quale, oltre alle Regioni e al Governo, partecipano anche i Comuni, procrastinando al prossimo 2 marzo (ma non è detto che possano esserci ulteriori rinvii) il parere sulla legge quadro, come confermato dal governatore della Toscana Eugenio Giani, membro dell’ufficio di presidenza della conferenza. 

A scrivere al ministro di rinviare la discussione è stato il presidente dell’AnciAntonio Decaro. Nella lettera il sindaco di Bari, esponente del Pd, spiega a Calderoli che da parte dei Comuni c’è l’esigenza di avere “più tempo a disposizione” per ragionare e decidere su “argomenti così impattanti per l'assetto istituzionale costitutivo della nostra Repubblica”. Per il rappresentante dei sindaci “darsi del tempo è sempre utile non solo per valutare con attenzione e ponderatezza gli effetti che le nuove norme dispiegherebbero sulle nostre comunità e sul territorio, ma per far sì che il parere sia reso dopo un processo di ascolto più ampio possibile all'interno della nostra associazione che rappresenta quasi ottomila sindaci”.

Una presa di posizione, quella dell’Anci, per molti aspetti ipotizzabile vista la tensione crescente della politica sulla riforma cavallo di battaglia della Lega, richiesta in maniera sempre più perentoria dalle Regioni del Nord a guida centrodestra (Veneto, in testa), che ha visto recenti riposizionamenti critici anche da parte di quei governatori di centrosinistra che l’hanno sostenuta per lungo tempo. È il caso, per esempio, del governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, a lungo convinto sostenitore della riforma, ma di recente prodigo di aspre critiche al testo Calderoli, ma anche attento a non scontentare il Sud proprio quando sta giocando la sua partita per la segreteria del Pd. 

Inutile nascondere che, dopo l’esito delle elezioni regionali in Lazio ma in questo caso soprattutto in Lombardia, il fronte politico critico verso il vessillo autonomista che Matteo Salvini, rinvigorito dal recupero nelle urne, è pronto a issare, pur senza palese entusiasmo dei Fratelli d’Italia, i quali non perdono occasione per ribadire come il processo verso l’Autonomia rafforzata deve andare di pari passo con quello verso il presidenzialismo.

Insomma, sono molti i fattori che rischiano di tramutarsi in ostacoli lungo la strada che Calderoli e i suoi vorrebbero percorrere a passo spedito. Ma è ancora il presidente dell’Anci a ricordare al ministro come “un’accelerazione su un tema così importante e oltremodo divisivo potrebbe portare ad una radicalizzazione di posizioni che finirebbero con non servire al meglio le istituzioni della nostra Repubblica”. Quasi un avvertimento. “Non siamo di fronte a un problema di orientamento politico o di appartenenza partitica – precisa Decaro – siamo davanti ad uno snodo istituzionale di grandissimo respiro i cui effetti saranno duraturi nel tempo e che vanno ben oltre il momento contingente”. 

Sempre a proposito dei lavori della Conferenza Unificata, va ricordato che il Governo ha necessità che il parere dell’organismo sia unanime, per evitare che il testo parta già azzoppato. Inoltre lo stesso parere prima di giungere in Parlamento, dovrà tornare in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva e a Palazzo Chigi si dovrà tenere conto delle osservazioni e dei rilievi da parte delle Regioni e dei Comuni. I probabili paletti che si annunciano non sono pochi. Uno di questi riguarda proprio il Parlamento e il suo ruolo che, secondo il fronte critico verso la riforma, non può essere ridotto a quello di passacarte. Ma ci sono anche gli ormai famosi Lep, i livelli essenziali di prestazione, che secondo una buona parte di Regioni, specie del Sud, e di Comuni non potranno prescindere da un’attenta valutazione economica. Sul tavolo anche le intese delle singole Regioni e, in particolare, la richiesta di tutte le 23 materie previste dal testo senza fornire ampie ed esaustive spiegazioni circa la capacità di una Regione di svolgere meglio e con minore spese servizi rispetto allo Stato centrale. 

E mentre il fronte contrario alla riforma si allarga al sindacato, con la dura presa di posizione del segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri che parla di “norma incostituzionale che non colma i divari”, ad alzare il livello della tensione ci pensa ancora una volta il governatore della Campania Vincenzo De Luca, da subito sulle barricate, accusa il Governo di bloccare i 73 miliardi di euro di fondi per lo sviluppo  di cui 5,6 destinati alla sua regione. Quella guidata dal suo omologo Alberto Cirio, invece, accoglierà dopodomani proprio il ministro Calderoli. È infatti prevista per venerdì pomeriggio la presenza del ministro in Piemonte, dove in commissione consiliare Autonomia (per l’occasione aperta a tutti i componenti dell’assemblea), spiegherà la sua riforma. Un impegno preso quando ancora sulla strada dell’Autonomia non si prospettava la frenata dei sindaci.

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