FINANZA & POTERI

Crt, Quaglia ha perso lo scontro
ma per Lo Russo è una Caporetto

E due. Dopo il magro risultato nella partita Iren il sindaco esce con le ossa rotte dalla battaglia sulla fondazione di via XX Settembre. Prima l'ostracismo velato a Palenzona, poi il tentativo di entrare a gamba tesa con Ganelli. L'altro che ci ha lasciato le piume è Gallina

La battaglia per la presidenza della Fondazione Crt ha un vincitore, Fabrizio Palenzona, un perdente, Giovanni Quaglia, e uno sconfitto: Stefano Lo Russo. A uscire con le ossa rotte da un duello che non annovera precedenti nella storia pur breve della cassaforte di via XX Settembre è, infatti, anche il sindaco di Torino. Peraltro, in buona compagnia col presidente della Camera di Commercio Dario Gallina. Se quest’ultimo ha scommesso sulla continuità, facendo schierare il suo rappresentante in seno al consiglio di indirizzo, Cristina Di Bari, a favore del presidente uscente, Lo Russo ha mostrato scarsa lungimiranza strategica e grave deficit tattico nel gestire il dossier, commettendo errori talmente marchiani da far dubitare seriamente delle sue capacità di negoziazione. Più d’uno ieri sera, collegando l’esito del voto in fondazione con la partita sulla presidenza di Iren meno di un anno fa, si chiedeva con perfida ironia se il sindaco avesse mai giocato “non diciamo a Twilight Struggle ma almeno a poker, battaglia navale o a Risiko”.

Critiche che vanno al di là della scelta, legittima, di non condividere i piani di Palenzona. “Non passo da uno di Genola a uno di Tortona”, si era sfogato alle prime avvisaglie della tenzone, per poi inabissarsi in un immobilismo davvero incomprensibile, nonostante si moltiplicassero le sollecitazioni a prendere l’iniziativa, che avrebbe potuto essere se non “super partes” almeno di mediazione, trasformando in opportunità l’evidente svantaggio di non annoverare consiglieri di fiducia nel parlamentino della fondazione (quelli attuali del Comune sono stati designati da Chiara Appendino). Invece, chiuso a Palazzo civico – un po’ turris eburnea e molto fortino – il sindaco ha dapprima respinto ogni confronto (“Tutti che vengono a chiedere”, è la sua ossessione), poi mandato in avanscoperta Andrea Ganelli, assegnandogli un incarico “esplorativo”, salvo sconfessarlo pur di placare le prevedibili reazioni negative, infine l’ha bruciato lanciandolo quale candidato del “rinnovamento” mentre assicurava ai contendenti, che nel frattempo erano scesi in campo già ben armati, “neutralità” e, soprattutto per quanto riguarda Palenzona, l’assoluta assenza di preclusioni. A quel punto, il primo cittadino si è trovato fuori dai giochi, senza avere quell’astuzia langhetta di Alberto Cirio che ha consentito al governatore del Piemonte di puntare una fiche sul cavallo vincente.

Parlare di miopia può apparire (e magari in effetti lo è) ingeneroso rispetto al primo cittadino, ma è stato un abbaglio clamoroso non vedere il fatto che la battaglia di Palenzona non avesse come unica meta la cassaforte piemontese, ma guardasse oltre, alla presidenza della potente Acri, l’associazione tra le fondazioni e le casse di risparmio oggi occupata da Francesco Profumo, dopo l’interminabile regno di Giuseppe Guzzetti. Quando Lo Russo citava Tortona, succedanea a Genola, chissà se aveva chiaro questo orizzonte che travalica le cinte daziarie e quanto peso gli ha dato. Nell’incontro avuto in municipio con Big Fabrizio ha preferito limitarsi alle formule di cortesia, evitando di affrontare di petto la questione, anzi facendo uscire l’ospite con la sensazione di essersi intrattenuto con un interlocutore reticente (percezione poi corroborata dalle notizie che gli arrivavano sulle manovre del primo cittadino).

Certo, Lo Russo è e resta sindaco e Palenzona troverà una quadra in grado di garantire non solo le erogazioni di contributi e finanziamenti ma anche quei rapporti obbligatori tra due importanti istituzioni. Le difficoltà, è inutile nasconderlo, non mancheranno. Con un personaggio di così grandi relazioni proprie e di indiscussa esperienza Lo Russo forse dovrà fare un po’ di anticamera, seppur Big Fabrizio da vecchio giovane democristiano sappia bene, lui, come muoversi e come mettere dietro le enormi spalle posizioni che sicuramente non ha apprezzato.

Insomma, serviva qualcosa di più sofisticato della cosiddetta “opzione Cassiani” (incarnata dal pittoresco presidente della finanziaria comunale Luca Cassiani): “Ci penserà Stefano a metterli in riga. Ce lo possono...”. Per come sono andate le cose con il Calippo in mano c’è rimasto il sindaco. Assieme al notaio Gianduia. Intanto, noi prepariamo i popcorn in vista del rinnovo della Compagnia di San Paolo. Qualcuno avvisi il sindaco che le grandi manovre sono già iniziate.

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