FESTA & PROTESTA

Al corteo di Torino sfila un fantoccio della Meloni con il braccio alzato

Seimila persone sotto la pioggia battente alla tradizionale manifestazione del Primo Maggio. Contestata la decisione del Governo di convocare proprio oggi un Cdm sul decreto lavoro. Al termine gli antagonisti bruciano bandiere Usa e Nato - FOTOGALLERY

Un fantoccio con le sembianze di Giorgia Meloni con il braccio alzato nel saluto fascista e portata in spalle dal leader della Lega Matteo Salvini, un altro che raffigura il presidente del Senato Ignazio La Russa con un manganello in pugno e altri ancora con diversi esponenti politici e di governo, tra cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Sono apparsi a Torino nel cosiddetto spezzone sociale, quello che raccoglie varie sigle del mondo antagonista e dei centri sociali, del corteo del Primo Maggio, che è partito da piazza Vittorio. In testa, nella parte istituzionale, è presente il sindaco Stefano Lo Russo.

“Oggi primo maggio, il governo lavora per voi. Briciole per i salari, tagli per i poveri”, recita il cartello nelle mani del premier di gommapiuma, riferendosi al Consiglio dei ministri convocato oggi per varare una serie di misure su salari e occupazione, contenute in un decreto lavoro, e del taglio dei costi e del cuneo fiscale. Una riunione che il governo Meloni ha fortemente e simbolicamente voluto convocare proprio per il Primo Maggio, nel giorno della Festa del Lavoro. Una decisione che Cgil, Cisl e Uil non hanno apprezzato.

«Sul reddito di cittadinanza, il governo continua a sbagliare. Le risorse contro la povertà vanno aumentate, non ridotte. Come vanno assicurati adeguati sostegni alle famiglie in difficoltà». Così nel suo intervento dal palco di piazza San Carlo il segretario generale della Cisl torinese, Domenico Lo Bianco che intervenendo a nome anche di Cgil e Uil. «Per gli occupabili, invece, bisogna collegare politiche attive e forti interventi sulla formazione e riqualificazione. Le persone a rischio povertà stanno aumentando e per questo dobbiamo combattere fenomeni come il lavoro povero, il lavoro precario e il lavoro senza diritti. Diritti, tutele e dignità: sono queste le nostre priorità – ha aggiunto – e oggi siamo qui a chiedere giustizia sociale, dignità, sviluppo e lavoro. È necessario mettere in campo tutte le risorse disponibili per evitare la deriva della precarietà, della marginalità e la riduzione di occasioni e opportunità per le persone», ha concluso.

«La precarietà del lavoro, il lavoro povero e la scarsa sicurezza non sono realtà immodificabili: la rotta può essere invertita – ha affermato nel suo intervento il sindaco Lo Russo –. Ma per farlo occorre un coinvolgimento ampio e, soprattutto in questa stagione, una forte compattezza fra istituzioni che, quando occorre e laddove possibile, sia capace di andare oltre le differenze e sviluppi progetti condivisi di ampio respiro che troppo a lungo sono stati rimandati». Per il primo cittadino torinese serve «una nuova fase istituzionale» perché «solo lavorando insieme, riconoscendoci reciprocamente e condividendo obiettivi e scenari potremo, tutti insieme, far fare uno scatto in avanti al nostro Paese e alla nostra città. A partire dal patto che qui a Torino abbiamo già sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil che va rilanciato e sviluppato».

«Di misure per migliorare la situazione del lavoro in Italia ce ne sono tante e urgenti. Salario minimo, riduzione dell'orario di lavoro e sgravi seri alle imprese, innanzitutto», scrive sui social la deputata del Movimento 5 stelle ed ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, che aggiunge: «Il governo, invece, con una triste mossa comunicativa, vara proprio il 1° maggio un “decreto precariato”, con cui taglia il reddito di cittadinanza e smantella il decreto Dignità, mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie in difficoltà e pregiudicando quello dei giovani, che insieme alle donne sono i più colpiti dall’instabilità lavorativa. Il Movimento 5 stelle è in piazza con i lavoratori e si opporrà con tutte le sue forze a questo folle disegno», conclude.

Bandiere degli Stati Uniti e della Nato sono state insediate al termine della manifestazione in piazza San Carlo durante i comizi del cosiddetto spezzone sociale, che è arrivato quando si sono esauriti gli interventi istituzionali. Le fiamme sono state appiccate anche a un vessillo dell’Unione Europea. “Il primo motivo per cui siamo qui – ha detto un farneticante speaker – è dire no alla guerra imperialista in Ucraina. Siamo contro l'ù’invio di armi e siamo anche contro le sanzioni, che colpiscono i lavoratori e i disoccupati russi ma non i miliardari, che continuano a fare ciò che vogliono”. Nel corso degli interventi dal palco sono state rivolte critiche anche al governo Meloni per “la cancellazione del reddito di cittadinanza” e le misure tendenti alla “precarizzazione” del lavoro. In piazza San Carlo c’erano attivisti e militanti di Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Sinistra anticapitalista, Autonomia-Contropotere, No Tav, Si-Cobas.

PRIMO MAGGIO 2023

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