FINANZA & POTERI

Si allunga l'"ombra" di Palenzona, in Crt arriva il fedelissimo Mercuri

Fa rumore in fondazione e nei palazzi della politica torinese la decisione del neopresidente di portarsi in via XX Settembre il suo famiglio. E non solo per quelle accuse (poi archiviate) di aver favorito la mafia. Dall'entourage ridimensionano il ruolo: semplice assistente

Il primo passo di Fabrizio Palenzona dopo la sua elezione al vertice della Fondazione Crt rimbomba tra le ovattate stanze di via XX Settembre e provoca scricchiolii sinistri anche nel resto dei palazzi del potere. Quello di Furbizio, infatti, non è solo un ingresso con gli scarponi assai poco consoni agli abituali passi felpati sulle passatoie sabaude, è assai di più. Fa discutere la decisione del neopresidente di portarsi appresso un fedelissimo come Roberto Mercuri al vertice della fondazione subalpina dopo anni di onorata carriera accanto al “camionista di Tortona” arrivando all’apice quando Palenzona era vicepresidente di Unicredit.

All’epoca il fido Mercuri, pur non essendo titolare di alcun incarico all’interno del colosso bancario, sedeva in un ufficio al trentesimo piano della sede milanese dell’istituto. Una “anomalia” che la dice lunga sul rapporto che lega i due e che divenne di dominio pubblico in seguito all’inchiesta della Procura di Firenze che nel 2015 indaga Big Fabrizio, proprio insieme a Mercuri, accusandoli di aver agevolato con un prestito di 65 milioni l’immobiliarista trapanese Andrea Bulgarella, considerato vicino all’allora latitante Matteo Messina Denaro. Nel 2018 la stessa procura che li aveva messi sotto accusa archivia tutto. E rinvia a Milano la competenza riguardo alla potenziale truffa ai danni di Unicredit, compiuta da Palenzona, dal suo assistente Mercuri, e Bulgarella. A giugno del 2019 è arrivata la decisione del tribunale di Milano, con l’accoglimento anche in questo caso dell’archiviazione: “I fatti ricostruiti difettano degli elementi costitutivi delle ipotesi di reato inizialmente formulate”. Mercuri è accanto a Palenzona anche quando nel 2008 quest’ultimo diventa presidente di Gwh, società finanziata per l’aumento di capitale proprio da Unicredit, con un emolumento di 528mila euro, poco meno della metà, sempre stando alle indagini, porterà a casa come stipendio il fido collaboratore. Mercuri sarebbe legato a Palenzona anche da pur non stretti vincoli di parentela con la seconda e attuale moglie del banchiere tortonese. Altri legami, forse più “fraterni”, parrebbero avvicinare Mercuri ad ambienti massonici siciliani e calabresi. 

Una coppia, Furbizio e la sua ombra calabrese (il cui nome comparirà nei primi anni Duemila anche in vicende legate agli appalti per i termovalorizzatori in Sicilia), che tra inchieste, accuse e archiviazioni, regge anche agli urti più violenti e ai giudizi non di rado estremamente severi di un mondo pur non popolato di vergini come quello della finanza. Un profilo ingombrante, al netto dell’esito delle inchieste che lo hanno coinvolto, certamente non atteso dalla governance della fondazione, per non dire dalla politica torinese e piemontese che ancora, in queste ore, deve metabolizzare la cosa. 

Dall’entourage di Palenzona si ridimensiona molto il ruolo, parlando di semplice assistente, incarico che peraltro svolgerebbe a titolo fiduciario e senza gravare sulle casse. Basterà a tranquillizare gli animi di consiglieri e istituzioni e a scacciare i timori iche altre ombre possano gravare sul palazzo di via XX Settembre? Sul fragore del primo passo più della mole di Palenzona, pesa il passato, sul futuro prevalgono le incognite.

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