SANITÀ

Sanità, nuovo direttore a giugno. "Sottile" divisione tra i Fratelli

Minola lascia a fine mese, breve interim del vicario Ripa. Nel bando prevista la verifica a metà mandato nell'autunno del 2024. Il capogruppo di FdI Bongioanni storce il naso sul manager di Candiolo, che però piace al coordinatore Comba (oltre che a Cirio e Icardi)

Quando, a fine mese, Mario Minola lascerà il suo ufficio in corso Regina, non passerà le consegne al suo successore. Per vedere il nuovo direttore regionale della Sanità bisognerà aspettare almeno fino ai primi dieci giorni di giugno, ma i tempi potrebbero allungarsi ancora.

Il bando per raccogliere le candidature è in corso di pubblicazione in queste ore e ci vorranno circa un paio di settimane per chiudere questa fase e aprire quella della valutazione dei profili. Nel frattempo nella plancia di comando che Minola lascerà dopo esservi arrivato nell’aprile del 2021 in seguito alle dimissioni di Fabio Aimar, ci sarà il vicario Franco Ripa che reggerà ad interim la direzione. Una serie di passaggi che, apparentemente, sembrano mostrare i tratti della routine in questo cambio della guardia al vertice amministrativo del core business della politica regionale. Ma è davvero così? 

Di fronte a una poltrona di grande rilievo come quella che sta per cambiare titolare, la politica con le sue manovre, da sempre gioca una delle partite più importanti al di là delle altrettanto immancabili premesse su merito, capacità e tutto ciò di cui si ammantano le scelte che, comunque, sono e restano politiche. In questo caso, con la legislatura che ha ormai imboccato il suo ultimo anno e un cambiamento dei pesi interni alla colazione nelle ultime prove del voto (in primis quello delle politiche che hanno portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi), anche un passaggio quasi di ordinaria amministrazione assume toni e contorni inediti.

Eloquenti risultano dunque anche particolari all’apparenza marginali. Ancora ieri mattina in un incontro della compagine consiliare di Fratelli d’Italia con il presidente Alberto Cirio, il capogruppo Paolo Bongioanni non ha rinunciato a rimarcare (come un punto ritenuto imprescindibile dal suo partito) la novità inserita nel bando, ovvero la durata del contratto per il futuro direttore fissata in 18 mesi raddoppiabili previa verifica del raggiungimento degli obiettivi assegnati. Più che un cavillo burocratico, al netto della piena legittimità giuridica visto che questi contratti hanno come durata minima tre anni, questa novità appare qual è: il risultato di una mediazione interna all’alleanza di governo regionale. 

Fosse stato per l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e non meno per il suo partito, la Lega, il futuro direttore avrebbe avuto davanti a se i classici tre anni, senza giri di boa o forche caudine. Ma dal partito della Meloni, forte del risultato politico e dei sondaggi, dopo aver dovuto rinunciare all’ipotesi di un prolungamento dell’incarico a Minola fino al termine della legislatura, è chiara l’intenzione di volersi tenere le mani libere in vista dell’atteso e sperato risultato del 2024 con la non nascosta prospettiva di mettere nel capiente carniere, primo tra tutti, proprio l’assessorato alla Sanità.

La metà del mandato per il successore di Minola arriverà all’inizio dell’autunno del prossimo anno, quando ormai la nuova giunta sarà ampiamente nel pieno della sua attività e se rivincerà il centrodestra i Fratelli potrebbero, forse, giocare la carta che hanno voluto inserire nel mazzo ponendo quella verifica nel contratto e, prima ancora nel bando. Un’arma a doppio taglio, lo spezzare sia pure in via ipotetica la durata dell’incarico. Di fronte al rischio di ricevere un cortese benservito dopo un anno e mezzo (al netto di possibili ricorsi) quanti saranno a candidarsi? Per avere la risposta basterà aspettare un paio di settimane, anche se negli ambienti della dirigenza sanitaria non solo piemontese è più di un sopracciglio ad alzarsi di fronte all’introduzione di questa novità che, giocoforza, non sarà limitata alla Sanità ma è replicata pure per la nuova direzione regionale del Welfare appena istituita.

Pesi e contrappesi, frizioni e ammorbidimenti, ma anche segnali che traspaiono di fronte ai nomi di alcuni tra i papabili alla poltrona di corso Regina. Nomi ne sono circolati ancora ieri nel colloquio con Cirio e, come già anticipato da settimane dallo Spiffero, il borsino più alto continua ad essere quello di Antonino Sottile, attuale direttore generale dell’Istituto di Candiolo che gode della stima dello stesso governatore così come (in una rara coincidenza di vedute) di Icardi e di buona parte del gotha della sanità piemontese. Un profilo quello di Sottile che, come osserva più d’uno, potrebbe portare quella necessaria innovazione nell’approccio e nella gestione della sanità pubblica, tanto più nella partita lla del Pnrr e in una serie di emergenze, a partire da quella del personale. Su di lui non un veto, ma certo non proprio un viatico dai Fratelli, o forse più correttamente dal gruppo regionale e dal suo vertice, se è vero che insieme a Cirio e Icardi a vederlo di buon occhio in corso Regina ci sarebbe anche Fabrizio Comba, il coordinatore regionale di FdI.

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