POLITICA & SANITÀ

Triello in famiglia sulla Sanità

La partita per corso Regina non si gioca solo tra Lega e FdI, ma anche all'interno dei meloniani. A Comba non dispiace Sottile (preferito da Cirio e Icardi), mentre Marrone punta con forza su La Valle (Città della Salute). Il "caimano" Bongioanni tifa Griglio

Una poltrona per tre e forse anche qualcuno in più. Ma già basta il terzetto di nomi che circola (e vien fatto circolare) per il successore di Mario Minola alla direzione regionale della sanità del Piemonte, per far saltare fuori come divisioni e frizioni sul prossimo grand commis di corso Regina non siano solo tra la Lega e Fratelli d’Italia, ma anche tra i meloniani.

Da un bel po’ non è un mistero l’ostracismo di gran parte dei Fratelli nei confronti della figura che, a tener conto delle opinioni non dichiarate ma note dal presidente Alberto Cirio a scendere passando per l’assessore Luigi Icardi e da buona parte del mondo medico e universitario appare quella con maggiori chance, ovvero Antonino Sottile. I sussurri “fraterni”, tra i quali non si annovera quello del coordinatore regionale Fabrizio Comba, assai ben disposto all’ipotesi di un arrivo dell’attuale direttore generale dell’Istituto di Candiolo, sfociano ormai nel mantra con il ricordare, sia pure volutamente di sfuggita, come in Regione non ci sia bisogno di “un uomo degli Agnelli”. 

Baluardo peraltro assai debole, quello del riferimento alla Famiglia legandola a un’immagine ormai mutuata di Candiolo, ma che serve alla bisogna nella strategia del partito che, forte del peso politico a dispetto di quello rappresentato dai seggi a Palazzo Lascaris come in giunta, non nasconde di voler giocare in attacco la prima partita importante delle nomine e una delle ultime prima della fine della legislatura. Partita che FdI gioca, tuttavia, con schemi e risultato finale diversi al suo stesso interno. Di Comba e del suo sostanziale disco verde nei confronti di Sottile (il quale certo non ha una poltrona che scotta a Candiolo, scadendo il suo contratto nel 2027) si è appena detto, ma la sua è solo una delle posizioni, non proprio maggioritaria, nell’ambito delle figure di peso del partito. 

Comparso, ormai settimane fa, tra i primi se non addirittura il primo nome per la plancia di corso Regina e poi apparentemente sfumato, quella di Giovanni La Valle, attuale direttore generale della Città della Salute, sembra invece restare con forza la prima opzione per l’assessore di FdI Maurizio Marrone. All’uomo di peso dei meloniani in giunta spetta l’indicazione del nuovo titolare della ripristinata direzione del Welfare per la quale sembra incamminarsi l’attuale dirigente Livio Tesio, ma ciò non significa che Marrone riduca il suo ruolo a quello di spettatore nella partita della sanità. Tutt’altro. Il borsino di La Valle deve la sua stasi, senza accenni di salita, in primis proprio alla visione del governatore per la guida tecnico-amministrativa della principale voce di bilancio. Poi, il manager che ha visto ridurre di molto il suo ruolo con l’arrivo del commissario per la realizzazione del nuovo polo sanitario Marco Corsini, pagherebbe alcuni inciampi e una gestione non proprio menata a vanto dai vertici regionali. Il suo cambio di forza politica di riferimento, dalla Lega a FdI, non è certo ragione per un’apertura da parte del Carroccio e del suo assessore, tantomeno pare poter contare su analogo atteggiamento da parte di Cirio. Ma tant’è, una parte dei Fratelli e non certo irrilevante punta su di lui. 

Finita qui? Macché, come abbiamo riferito l’altro giorno quello che potrebbe essere un ingresso a sorpresa o liquidato come un’indolore soluzione interna, in realtà mostra anch’esso un timbro politico. A individuare l’attuale vicedirettore e responsabile della Prevenzione, Bartolomeo Griglio, quale ottimale successore di Minola è un ampio fronte di Fratelli, in cui c’è anche il capogruppo Paolo Bongioanni, rigido e vigile guardiano di una frontiera da cui i meloniani non intendono far passare, senza battere ciglio, scelte in capo alla Lega. Pure per Griglio rumors raccontano di un suo repentino riposizionamento all’interno della maggioranza, tanto veloce da aver lasciato di stucco chi nella Lega credeva di poterlo ancora annoverare tra i dirigenti di riferimento.

A poco più di una settimana dalla chiusura del bando, fissata al primo giugno, la decisione sul manager cui affidare la direzione della sanità piemontese si dipana su strade ancora tutt’altro che in discesa e fitte di bivi. Quale via imboccare, ovvero quale figura individuare per l’ufficio nel quale Minola sta preparando gli scatoloni, non è solo questione tra alleati, ma nel partito che rivendica nuovi pesi, dovendo fare i conti con quelli al suo interno. 

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