CURE OLTRECONFINE

Sanità, salta il tetto alla mobilità.
"Ma al Piemonte servono Irccs" 

Il Consiglio di Stato cancella il limite alle cure del privato accreditato. Perla (Aiop): "Positivo anche per la casse del Piemonte". Previsti tempi più brevi per i rimborsi tra Regioni. L'assessore Icardi: "Nuovi Istituti di carattere scientifico per aumentare l'attrattività"

Chi ci guadagna e chi ci rimette. Storia vecchia e ancora irrisolta quella della mobilità sanitaria tra una regione e l’altra, dove il Piemonte pur avendo recuperato un po’ di terreno resta sempre tra chi ci perde. Lo scorso anno il saldo l’introito per le cure prestate a residenti fuori dei confini e i rimborsi ad altre Regioni per terapie e interventi fruiti dai piemontesi si è chiuso con un passivo di circa 8 milioni. Cifra che una serie di innovazioni e interventi, non strettamente collegati tra loro, potrebbe ridurre in tempi tutto sommato brevi, lasciando addirittura sperare in un pareggio nel giro di qualche anno. Cui vorrà un po’ di tempo per valutare l’impatto positivo dalla recentissima sentenza del Consiglio di Stato con cui viene eliminato il tetto alle prestazioni da parte delle strutture private accreditate a pazienti residenti al di fuori della regione, ma i presupposti per un recupero per il bilancio del Piemonte paiono esserci tutti. 

A Palazzo Spada è stato stabilito che le spese rimborsate ai privati dalla Regione dove operano le cliniche e i laboratori, “non rilevano ai fini del raggiungimento del volume massimo delle prestazioni remunerabili, definito dalla Regione e dall’Asl per quella struttura, poiché si tratta di prestazioni remunerate dalla Regione di residenza dell’assistito”. Alla base della sentenza anche un rimando alla Costituzione e alla necessità di “ricondurre il bilanciamento tra la mobilità tra regioni e il contenimento della spesa sanitaria nell’alveo dell’articolo 3 della Costituzione”, ritenendo illegittimo limitare le cure oltre di confini regionali solo per limitare gli esborsi. 

Il venire meno di una soglia che in Piemonte era stata contestata nei mesi scorsi proprio dai privati che chiedevano alla giunta di Alberto Cirio di poter lavorare di più con pazienti provenienti da altre regioni, è ovviamente accolta con favore dalle rappresentanze dei gruppi imprenditoriali della sanità: “Consentire una maggiore attività sulla mobilità attiva, superando i limiti posti, non può che avere un effetto positivo anche sui bilanci della Regione”, osserva Giancarlo Perla, presidente di Aiop Piemonte, l’associazione che riunisce il privato “laico” che opera sul territorio. Non dissimile la valutazione della Regione stessa che con l’assessore Luigi Icardi, conviene sulla positività della decisione del Consiglio di Stato, pur sottolineando “una criticità che ancora persiste e che riguarda i tempi troppo lunghi per i rimborsi. Adesso – spiega Icardi – ci vogliono circa tre anni, un tempo troppo lungo per le casse della sanità”.

Ma proprio su questo fronte una novità potrebbe arriva già oggi dalla Conferenza Stato Regioni, dove è attesa l’approvazione di un documento che rivede a accorcia le tempistiche sullo scambio dei dati tra le Regioni alla base dei rimborsi o delle compensazioni. La necessità di snellire le procedure è stata sollecitata e condivisa da tutte le Regioni nell’ambito della Conferenza presieduta da Massimiliano Fedriga. Per rendere meno farraginose e lente le procedure tutti i dati saranno inseriti in un sistema informatico messo a disposizione dal Veneto. “Più si riducono i tempi, più si consente alle Regioni di affrontare la questione della mobilità nella maniera migliore, dunque – osserva Icardi – ben venga ogni intervento, come quello che abbiamo sollecitato e che adesso sta per essere approvato”.

Passi in avanti importanti, ma quello che i vertici della sanità piemontese considerano cruciale riguarda l’attrattività del Piemonte, che deve ancora crescere per ridurre la mobilità passiva e, a medio termine, immaginare un saldo positivo. “Purtroppo una regione grande e importante come la nostra ha un solo Irccs, quello di Candiolo, e questo, come dimostrano altri territori del Paese dove gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico sono in numero maggiore, si paga anche in attrattività”, sostiene l’assessore. La competizione con la Lombardia che di Irccs, gran parte dei quali privati, ne conta una ventina, ma anche con la vicina e assai più piccola Liguria dove ce ne sono due pubblici resta impari per il Piemonte che continua ad essere, per ritardi e strabismi accumulati negli anni, il fanalino di coda nel Nord su questo fronte.

L’avvio della procedura per il riconoscimento di Irccs dell’Aso e dell’Asl di Alessandria per quanto riguarda la ricerca e la cura del mesotelioma, ma anche la concreta prospettiva di un analogo percorso per la futura azienda ospedaliera Regina Margherita, va proprio in questo senso, anche se l’idea su cui si sta ragionando ai vertici della sanità piemontese pare non escludere un piano, magari attraverso una delibera-quadro, che individui altri potenziali Istituti. C’è l’ipotesi del Centro Trapianti delle Molinette, anche se la situazione finanziaria della Città della Salute rappresenta un ostacolo, tuttavia forse superabile con una sorta di scorporo dei conti del dipartimento da quelli in rosso dell’azienda.