ECONOMIA DOMESTICA

Giovani e precari, redditi da fame

Oltre l'11% dei piemontesi presenta una dichiarazione sotto i 9mila euro, persino inferiore alla media nazionale (14%). Il 15% non arriva agli 11mila euro annui. Lo studio delle Acli. Un impoverimento dovuto a impieghi neri o grigi e di contratti collettivi pirata

“Sono un grido d’allarme” i dati emersi dalla ricerca sul lavoro povero, presentati dalle Acli in collaborazione con i Caf piemontesi. Una ricerca nazionale in cui sono stati presi in esame oltre un milione di dichiarazioni dei redditi del 2021. I dati piemontesi sono stati presentati questa mattina nel corso di un seminario che si è svolto a Torino. Su un campione di 45.973 contribuenti è emerso che 11,80% ha dichiarato un reddito sotto i 9mila euro, sotto anche alla media nazionale che è 14%. “Secondo questi dati i poveri sono i giovani, le donne, i precari”, ha sottolineato Marco Calvetto, della presidenza provinciale Acli Torino con delega al lavoro. Sotto gli 11mila euro sono il 15%.

Dal seminario sono partite alcune proposte per affrontare il tema del lavoro povero. “Serve andare a rimuovere le diseguaglianze dove si creano – ha spiegato Stefano Tassinari, vicepresidente Acli –. Il salario minimo, il rinnovo dei contratti e la contrattazione collettiva erga omnes sono dunque misure essenziali per ristabilire eguaglianza e inclusione sociale, insieme al rinnovo dei contratti”. “Sembra essere passata l’idea, anche tra gli enti pubblici e privati che si occupano di lavoro, che è sufficiente avere un lavoro, mentre il fenomeno delle dimissioni di massa che si sta diffondendo soprattutto tra i giovani, ci dimostra che contano altre dimensioni”, ha affermato Raffaela Dispenza, presidente Acli Torino. Queste dimensioni, sottolinea Dispenza riguardano “la capacità di quel lavoro di incidere sulla società, di portare non solo il benessere economico, ma anche la realizzazione e coerenza con le proprie idee”. “Conta la possibilità di conciliare vita e lavoro – aggiunge – sia per accudire i figli, sia per curare altri aspetti della propria vita. Conta la capacità di quel lavoro di riconoscere competenze e dignità umana”. Mario Tretola, presidente Acli Piemonte si è soffermato sull’impoverimento del lavoro “non solo materiale”. “Un impoverimento che narra di un impiego nero o grigio, di mancanza di rinnovi contrattuali, di moltiplicarsi di contratti collettivi pirata, ma anche di una tendenza consolidata anche nel settore pubblico al massimo ribasso, con conseguenze spesso dirette su tutele e redditi dei lavoratori impiegati dalle imprese”, conclude Tretola.

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