POLITICA & GIUSTIZIA

Voto di scambio, per Rosso chiesta la conferma a 5 anni

Al processo d'appello il pg Toso non fa sconti. All'ex assessore regionale di FdI viene contestato il pagamento di 7900 euro a due boss della ‘ndrangheta per il loro sostegno alle elezioni regionali del 2019 in Piemonte. Tra gli imputati illustri pure l'imprenditore Burlò

Confermare la condanna. È quanto ha chiesto il procuratore Paolo Toso per Roberto Rosso, ex assessore regionale di Fratelli d’Italia, già condannato in primo grado a 5 anni per voto di scambio politico mafioso, al processo di appello, ripreso oggi a Torino, dell’inchiesta denominata Carminius Fenice sulla presenza della 'ndrangheta nella zona di Carmagnola (Torino). Il noto esponente politico è chiamato a rispondere di una vicenda di voto di scambio per aver pagato 7900 euro a due boss della ‘ndrangheta (Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, già condannati per lo stesso reato in concorso con Rosso in via definitiva) in cambio di voti alle elezioni regionali del 2019 in Piemonte.

In primo grado, ad Asti, il processo era terminato con 16 condanne e 5 assoluzioni. Il pg ha proposto una riduzione da 7 anni a 5 per l’imprenditore Mario Burló, già main sponsor della squadra di basket Auxilium e di altre società sportive di primo piano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e un aumento di sei mesi (per un totale di 19 anni) della pena inflitta a Francesco Arone, considerato una delle figure principali. Toso, inoltre, ha chiesto di condannare alcuni degli assolti, tra cui Antonino Buono (12 anni e sei mesi) e Alessandro Longo (12 anni e sei mesi).

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