FINANZA & POTERI

Schiaffo di Palenzona a Torino,
in Crt più peso alle province

Tre nuove poltrone nel Consiglio di indirizzo e spostamento dell'asse dal capoluogo al Piemonte. Irritazione a Palazzo di Città e negli ambienti camerali. Furbizio lima le unghie a Lo Russo. Un piano per unire le fondazioni piemontesi? I riflessi politici

Uno schiaffo a Torino. Con il nuovo statuto, elaborato dalla commissione presieduta dal suo fedelissimo Corrado Bonadeo e che s’appresta ad essere approvato a giorni, con ogni probabilità martedì prossimo, Fabrizio Palenzona sposta pesantemente l’asse e la proiezione Fondazione Crt dal capoluogo ai territori della regione. A dispetto dell’insegna, a Torino resta solo più la sede – lo storico Palazzo Perrone – e l’origine dell’ingente patrimonio basato sui risparmi dei suoi cittadini.

Una sorta di provincializzazione, nel senso più nobile e strategico secondo la visione del “camionista di Tortona” che proprio dalla provincia piemontese ha mosso i primi ma già pesanti passi verso il gotha della finanza incrociato con la politica (fu il primo sindaco, quando governava la sua Tortona, a dar vita a una maggioranza Pci-Dc), quella che adesso s’appresta ad attuare tra non poche preoccupazioni e più di un’irritazione in parecchi ambienti sotto la Mole e all’interno della stessa fondazione.

Più che un marziano, un mandrogno a Torino. Ma le reazioni di fronte a un rapporto mai nato e realmente cercato con la città, poco o nulla pare possano di fronte all’avanzare da bulldozer di Big Fabrizio. Il quale, nel rinnovamento dell’assetto dell’ente sottratto all’ex amico Giovanni Quaglia, certo non ha scordato di dare una decisa limata alle unghie del sindaco Stefano Lo Russo, artefice di una confusa strategia quando si trattava di preparare il terreno per la successione e reo, agli occhi di Palenzona, di un mancato sostegno a suo favore, neppure in zona Cesarini come invece abilmente è arrivato dal governatore Alberto Cirio. Tant’è che se il primo, a Palazzo di Città, rimugina e si preoccupa avendone più di un motivo, il secondo, al quarantesimo piano del grattacielo, ha motivo di gongolare di fronte alla prospettiva di pesare ancor più nelle dinamiche territoriali.

Una Carta che, sostanzialmente, traduce fattivamente il mandato e il programma su cui Palenzona ha ricevuto i voti che lo hanno portato alla presidenza, in particolare i due punti cruciali: mettere in rete tutte le fondazioni del Nord Ovest e certamente al più presto quelle piemontesi per un’azione sinergica (non a caso ha rapidamente occupato il posto che fu di Quaglia al vertice della Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria) e poi, non meno prioritario, rendere la Fondazione Crt meno Torinocentrica. E, di conseguenza, anche meno affine al milieu politico del capoluogo, tradizionalmente dominato dalla sinistra. Con un Palenzona molto in sintonia con la nuova razza padrona (come si è visto di recente alla masseria di Bruno Vespa, dov’era in prima fila a spellarsi le mani per Giorgia Meloni) la Crt entra nell’orbita del centrodestra.

Un piano, quello predisposto dalla commissione ritenuta la più importante che Quaglia affidò al palenzoniano di ferro Bonadeo sperando di ammorbidire i rapporti da tempo incrinati con l’ex mentore e magari affievolirne gli appetiti su via XX Settembre, che si basa sull’aumento dei posti in Consiglio di indirizzo e su una nuova ripartizione delle paternità delle nomine. 

L’organismo passerà da 18 a 21 componenti e si renderanno disponibili ulteriori quattro poltrone per le province. Attualmente lo statuto in vigore assegna la designazione di una terna da cui estrarre il consigliere espressione della Provincia di Cuneo, due terne al Comune di Torino, una alla Città Metropolitana, una comune e per prassi a rotazione ad Alessandria e Asti e un’altra con lo stesso criterio alle province di Novara, Biella, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola. A completare la rappresentanza territoriale ci sono le due terne che spettano alla Regione e quella alla Valle d’Aosta. Ma è proprio questa rappresentanza del territorio a crescere nella nuova versione dello statuto, come dal non nascosto progetto di Palenzona.

Tre posti in più, s’è detto, che andranno uno sicuramente alla sua Alessandria, a Novara e a Vercelli, trovando il completamento delle assegnazioni, per Asti, con il superamento delle attuali turnazioni, pescando quel che manca dall’European Foundation Center, destinato a perdere la sua poltrona. E qui stanno già fischiando le orecchie a Palazzo di Città che oggi ha due posti e si vedrrebbe così relegato in posizione del tutto marginale. Anche perché due posti camerali, uno di indicazione della Camera di Commercio di Torino e l’altro di Unioncamere Piemonte, potrebbero essere oggetto di discussione ipotizzando l’esclusione di una nomina torinese in capo all’associazione regionale delle Camere di Commercio. Insomma, una blindatura a favore di una figura proveniente dalle province (gira con insistenza il nome del cuneese Ferruccio Dardanello) che già agita la stessa Unioncamere che fino alla sua recente scomparsa aveva proprio in un torinese come Giuseppe Pichetto il suo rappresentante in fondazione.

Non più Torinocentrico, ma decisamente un ente sempre più regionale quello che Furbizio s’appresta a rimodellare su un territorio dove, peraltro, ogni provincia ha già una sua fondazione se non più d’una. E proprio queste presenze radicate, ma spesso ormai di dimensioni ridotte, hanno portato sia il Mef sia l’Acri a sollecitarne percorsi verso accorpamenti e fusioni. Difficile non vedere nei disegni dell’ex vicepresidente di Unicredit non solo l’auspicata rete, ma addirittura un processo come quello indicato dalla potente associazione tra le fondazioni di origini bancaria e le Casse di Risparmio alla cui presidenza Palenzona mira da tempo. Un balzo a quello che fu per quasi vent’anni il regno di Giuseppe Guzzetti, per cui Big Fabrizio intende utilizzare la cassaforte di via XX Settembre come trampolino. Gli ostacoli sembrano crescere, ma nel caso in cui riuscisse a prendere il posto oggi di Francesco Profumo, quell’operazione sul Piemonte assumerebbe un deciso impulso. Nel frattempo lui prepara il terreno, non mettendo le mani sulla città ma portando in palmo la provincia.

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