CLUB D'ITALIA

Aci, semaforo verde per la holding

Tra mugugni e assenze strategiche il via libera del Consiglio generale al progetto di Sticchi Damiani. L'Automobile Club d'Italia cambia pelle: buona parte delle attività vengono conferita alla società Ventura. Il monito dei revisori dei conti e l'allarme dei sindacati

Seppur tra dubbi e perplessità, la trasformazione dell’Aci in una holding attraverso il conferimento alla società Ventura Spa di una serie di partecipazioni tra cui la totalità delle quote di Aci Global Servizi e Aci Vallelunga e soprattutto il 25% di Sara Assicurazioni, è passata. Il Consiglio generale ha dato il via libera a larga maggioranza. Tutto bene, dunque? Più o meno. Durante la riunione di questa mattina (il Consiglio era convocato alle 11, i “Provvedimenti amministrativi” erano al quinto punto, quasi si trattasse di un paio di modifiche sui rimborsi spese) non sono mancate le voci fuori dal coro. Il rappresentante del Ministero dei Trasporti, l’ex parlamentare Giovanni Battista Tombolato, ha fatto mettere a verbale un intervento in cui ha reso noti i motivi per cui ha deciso di non partecipare alla votazione, a partire dal poco tempo a disposizione per leggere le 201 pagine del provvedimento inviate solo la settimana scorsa ai consiglieri. Il rappresentante del Ministero dello Sport non è stato neanche nominato.

Sta per nascere una holding da 200 milioni di valore, il regista è l’attuale presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani, e il tutto è stato gestito nel totale riserbo. I sindacati sono in agitazione e già ieri le rsu della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil avevano messo nero su bianco le loro perplessità chiedendo un rinvio della votazione “per consentire una più attenta valutazione”. Preoccupazioni legittime dal momento che Aci ha 2.700 dipendenti più quelli delle società collegate e di Aci Sport. Tra i presidenti regionali, durante il Consiglio generale si è astenuto quello di Napoli, mentre quello di Milano si è scollegato prima della discussione del famigerato “Punto 5”. Piergiorgio Re, numero uno di Torino, città in cui Aci è nata, e vicepresidente nazionale marca visita e rinuncia a collegarsi.

“Il rafforzamento della Holding è stato scelto come veicolo più indicato per la gestione della crescita e dello sviluppo delle attività di mercato ed è non solo giuridicamente compatibile con il vigente ordinamento, ma è quello economicamente più valido, considerando la grande potenzialità che un simile assetto può generare” è la versione che danno i promotori di questa rivoluzione. Secondo qualcuno chi non ha partecipato al voto lo ha fatto per non avallare la legittimità della delibera, tenendosi le mani libere per future azioni, per altri fanno semplicemente i pesci in barile. Anche il presidente dei revisori dei conti avrebbe espresso qualche dubbio e chiesto un parere della Corte dei Conti. Nei prossimi giorni se ne saprà di più.