POLITICA & GIUSTIZIA

Concorso esterno, "altre priorità". Meloni stoppa il ministro Nordio

Dopo questa ennesima sconfessione uno si chiede che ci sta a fare ancora al governo. Guardasigilli sempre più isolato, persino Salvini per ragioni tattiche prende le distanze. Non gli resta che il "superfluo" Tajani, ma è un po' poco. Sarà una riforma monca?

Parole che suonano come una sconfessione. Sul tema del concorso esterno in associazione mafiosa, dopo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva parlato della necessità di una modifica della legge, interviene oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Comprendo benissimo sia le valutazioni che fa il ministro Nordio, sempre molto preciso, sia le critiche che possono arrivare”: un colpo al cerchio e uno alla botte ma la premier pare chiudere la questione: “Io mi concentrerei su altre priorità”, ha affermato all’uscita del Parco Archeologico di Pompei, ribadendo così la linea del governo di non voler mettere mano alla legge.

Meloni ha colto l’occasione per ribadire la sua presenza alle commemorazioni della Strage di via d’Amelio. “Non sono mai mancata e non mancherò neanche quest’anno. Tutti sanno come ho cominciato a fare politica, io me lo ricordo. Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di via D'Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Borsellino”.

Caso chiuso? A quanto pare il centrodestra, anche dopo l’azione di moral suasion esercitata dal Quirinale e le barricate di una consistente parte della magistratura politicizzata, preferisce fare un passo indietro. A suscitare i malumori all’interno della maggioranza, ma anche tra associazioni e familiari delle vittime della mafia, erano state alcune riflessioni del Guardasigilli, peraltro ineccepibili. “Il concorso esterno non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale. Il concetto stesso è contraddittorio, un ossimoro – aveva detto infatti Nordio –. Noi non vogliamo eliminare il concorso esterno. Sappiamo che si può essere favoreggiatori all’esterno dell’organizzazione. Ma allora va rimodulato il reato che in questo momento non esiste. La fattispecie penale in questo momento non è strutturata. Pensare che si possa fare in questo modo un favore ai mafiosi è vuota metafisica”.

La posizione di Palazzo Chigi, definita dal sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano che, da magistrato fungo un po’ da ufficiale di collegamento con il Colle e le toghe, è netta: “Non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità. La giurisprudenza sul concorso esterno è consolidata e non ‘'è bisogno di aprire un altro fronte”, aveva dichiarato Mantovano. Sulla stessa lunghezza d’onda, seppur per ragioni tattiche (ogni volta che vede in difficoltà Meloni e FdI non lesina i distinguo) si era da subito espresso anche Matteo Salvini. “Serve una riforma della Giustizia urgente, efficace e condivisa non contro nessuno, ma coinvolgendo tutti, magistrati compresi, sperando che nessuno sia bloccato dall’ideologia. Diciamo che questa non è la priorità”. A consolare Nordio sembra rimasto solo Antonio Tajani: “La priorità per Forza Italia è la separazione delle carriere. Sul concorso esterno da un punto di vista giuridico credo abbia ragione il ministro Nordio, poi si vedrà come procedere” aveva affermato il ministro degli Esteri e vicepremier, da ieri segretario nazionale del partito berlusconiano. “Non si tratta di cambiare o rendere più debole la lotta alla malavita organizzata, anzi – aveva sottolineato –. Questa lotta dobbiamo indurirla, utilizzando i migliori sistemi. E leggendo quello che ha detto il ministro credo voglia rafforzare una posizione e non indebolirla”.

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