TRAVAGLI DEMOCRATICI

Riformisti Pd in cerca di Energia nella non-corrente di Bonaccini. Gallo: "Finora troppo silenti"

La due giorni a Cesena per dare forma a un partito oltre la Schlein. Dal Piemonte molti esponenti di primo piano, dal capogruppo in Regione all'aspirante governatore Valle. L'imprevisto della cancellazione del treno. La spaccature sulla maternità surrogata

Bomba o non bomba, arriveremo a Cesena. “Non ti faremo la guerra”, ha ripetuto in questi giorni Stefano Bonaccini ad Elly Schlein per tranquillizzarla sulla reunion in Romagna. Ma la guerra spunta con un suo vecchio arnese, ancora temibile, che si pone sulla strada (ferrata) dei riformisti piemontesi. 

“Accidenti e adesso?”, Raffaele Gallo capogruppo dem in Regione interrompe la chiacchierata, legge la mail sconsolato “Cancellato il nostro treno, sabato devono far brillare un ordigno a Chivasso. Ma noi a Cesena ci andiamo lo stesso”. Bomba o non bomba. Lui, insieme al vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle, Monica CanalisAlberto Avetta e altri che si aggiungeranno, ripiegherà sulla macchina, perché non è il mezzo a contare, ma la meta. Che poi è più una partenza, Cesena, per chi ha visto sconfitta nei gazebo la vittoria conseguita nei circoli e deve fare i conti con un partito che sta andando da un’altra parte. Tra quasi due mesi sarà proprio questa carovana ad accogliere il governatore emiliano, atteso a Torino il 7 settembre per la Festa dell'Unità.

Energia Popolare, una scossa e una piadina, futuro e tradizione, Vincenzo De Luca e Romano Prodi, la non-corrente del governatore dell’Emilia-Romagna che non vuole certo essere un nuovo correntone, sia pure sul versante opposto, dopo la non indimenticabile esperienza ai tempi dei Ds, proprio in questo non-essere annunciato tranquillizza forse un poco la segretaria – “Stefano ha sempre detto che non vuole creare una corrente, quindi credo che non sia questo il suo obiettivo”, Elly dixit – ma chissà se basta a chi avrebbe voluto lui, Bonaccini, a guidare il partito. Certo “non basta mettere nell’agenda politica solo diritti civili e poco altro. Va bene, ma non basta”, spiega il capogruppo a Palazzo Lascaris alla vigilia di “un momento importante, per dare un impulso, una spinta forte a una linea politica incarnata da Bonaccini e in cui le varie anime si sciolgono per coagularsi in quest’ampia area riformista”. 

No, compagni, amici, io disapprovo il passo. Manca l'analisi e poi non c'ho l'elmetto, diceva l’intellettuale di Venditti. E invece qui, sulla strada per Cesena, l’analisi è seppur moderata, pungente: “Il Pd deve affrontare i temi dell’economia, tornare a parlare di sviluppo economico, interloquire col mondo delle imprese. Tutte questioni che in questi primi sei mesi, per usare un eufismo – dice il cauto Gallo – il partito è venuto un po’ meno”. C’è l’analisi, che poi è una chiara critica alla segreteria Schlein, ma c’è pure l’elmetto nei bagagli verso la Romagna: “Serve una scossa, nessun conflitto, ma un segnale di forza, di presenza e di rivendicazione di tutta una serie di temi che ci devono rendere competitivi rispetto al centrodestra, anche guardando al voto regionale dell’anno prossimo in Piemonte”. C’è pure un po’ di mea culpa, tra i bonacciniani alla riscossa: “Siamo stati un po’ troppo silenti”, ammette Gallo. Non detto: adesso basta, si cambia musica. “Nessuna conflittualità, per carità”. 

Già, sembra una battuta beffarda non alla vigilia della due giorni romagnola, ma il giorno dopo la notte dei lunghi coltelli, tra lunedì e martedì, quando l’infuocata riunione tra parlamentari dem e direzione del partito s’è fatta psicodramma sul tema della maternità surrogata, la proposta di legge della maggioranza che prevede considerarla reato universale e, in mezzo, un emendamento di Riccardo Magi di +Europa per contemplare l’utero in affitto “solidale”. Una questione che vede molti cattolici del Pd propendere per una posizione assai più vicina a quella del centrodestra che non quella della segretaria che, da Strasburgo, avrebbe indicato l’astensione rispetto all’emendamento Magi come, provvisoria, via d’uscita.

Tra i più contrari a questa linea l’ex parlamentare torinese, oggi in Direzione nazionale del partito, Stefano Lepri, il quale si sarebbe aspettato un no convinto alla maternità solidale: “Questa pratica non esiste  e ce l’ha spiegato lo stesso Nichi Vendola qualche mese fa, raccontando come avesse rimborsato la sua gestante per un anno di mancato lavoro. Non è un rimborso – ribatte Lepri – ma un corrispettivo economico” . Ancora una volta, dunque, la scelta di non scegliere, da parte della Schlein, infiamma il dibattito interno e il voto sulla proposta di legge di FdI per rendere la maternità surrogata reato universale, fissato per il 25 luglio, rischia di diventare una giornata nera per il Pd, diviso come non mai. E a quella data, un po’ storicamente beffarda, si arriverà dopo la convention riformista di Cesena, con tutto quel che ne potrà conseguire.

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