VERSO IL 2024

Il nodo Cirio lo scioglie Meloni, primo vertice del centrodestra

La premier vuole accelerare sulle candidature di regionali e amministrative. "Da settembre saremo già in campagna elettorale per le europee e non possiamo tirarla per lunghe sui nomi". Il superfluo Tajani gioca d'anticipo e cala le sue carte. Preparate i popcorn

“Non possiamo tirarla per le lunghe discutendo su chi deve fare il candidato sindaco di Potenza”. Sbrogliare la matassa delle amministrative al più presto, magari prima della pausa estiva, ma comunque senza arrivare all’autunno per evitare di scaldarlo a favor di opposizioni con questioni interne risolvibili, appunto, prima. A dispetto di tutte le voci che dal centrodestra indicano, anche con una strategia volta a attenuare la pressione, un orizzonte ancora piuttosto lontano per le decisioni su sindaci e presidenti di Regione in vista del voto di primavera, Giorgia Meloni detta – anche col ficcante esempio potentino – un’agenda assai più breve, fosse solo per lei brevissima. 

Agli alleati il messaggio è già arrivato chiaro, sia pure avvolto da prudente riservatezza. A conferma di questa accelerazione che nei piani della premier dovrebbero portare a definire almeno le principali candidature e dunque innanzitutto quelle per i governatori entro la fine di agosto, massimo i primi di settembre, c’è l’incontro tra i tre leader fissato già per mercoledì prossimo.

Matteo SalviniAntonio Tajani e Meloni, a due settimane dal Ferragosto, incominceranno a fare il punto e, possibilmente, a mettere i primi punti fermi sui nomi. A Palazzo Chigi è chiaro come l’arrivare all’inizio dell’autunno con il dossier amministrative ancora in alto mare significhi aggiungere una grana agli altri problemi, a partire dal Pnrr, con le opposizioni che accentueranno gli attacchi in vista del voto europeo (altra questione con altre candidature da decidere, seppur ogni partito per sé) e amministrativo. 

A pochi giorni dal vertice, tenuto ancora piuttosto riservato, il quadro sembra delinearsi in maniera abbastanza tranquilla e, almeno per ora, senza segnali di forzatura o resistenza. In Abruzzo appare scontata la ricandidatura del meloniano Marco Marsilio, mentre per la Basilicata pare che la leader di FdI liquidi lo starnazzo leghista contro l’uscente Vito Bardi e la spinta di Salvini sul suo consigliere e segretario regionale del partito Pasquale Pepe, come un diversivo e una fiche da mettere sul tavolo per blindare la ricandidatura di Christian Solinas in Sardegna, non proprio vista con entusiasmo sia dai Fratelli, sia da Forza Italia. Un risiko, non certo nuovo per la coalizione, dove la riscrittura dei pesi interni con FdI in leadership s’incrocia e probabilmente troverà soluzioni e compensazioni tra i posti da governatori e quelli da sindaco per alcune città importanti. Ma questo è solo una delle variabili che Meloni non intende far scivolare in trattative infinite, peggio in dure frizioni.

Dunque mentre tutti aspettano e indicano i primi di ottobre e l’arrivo della premier in città per il Festival delle Regioni, come il momento in cui si scioglierà ogni dubbio sulla ricandidatura di Alberto Cirio, l’ufficializzazione della corsa verso il secondo mandato del governatore arriverà, quasi certamente, ben prima. Non è un caso che proprio ieri parlando a L’Aquila, Tajani abbia lanciato un chiaro segnale: “Non sono in discussione né Bardi, né Cirio. Saranno i due candidati – ha detto il segretario di Forza Italia – in Basilicata e in Piemonte”. Poi ha aggiunto: “Per quanto ci riguarda, sarà confermato anche Carlo Masci a Pescara”. E proprio quel “per quanto ci riguarda” non preposto all’annuncio su Bardi e Cirio, farebbe intendere che sui due la questione, all’interno di FI, sia considerata ormai chiusa. Ma l'ultima parola sarà quella di Giorgia.

print_icon