TRAVAGLI DEMOCRATICI

Da Letta a Schlein: nel Pd è l'ora degli opportunisti 

E meno male che con la nuova segretaria doveva finire l'era dei capibastone: Ascani e Meloni riuniscono i voltagabbana sul lago d'Iseo ma i seguaci latitano. Lo Russo sta alla finestra mentre in tanti della "non corrente" chiedono a Bonaccini di darsi una mossa

La chiamano la corrente degli opportunisti, quelli che stavano con Enrico Letta quando era premier e poi con Matteo Renzi, poi di nuovo con Letta e in ultimo con Stefano Bonaccini. Anzi, in penultimo, visto che hanno i bagagli sempre pronti. Valigia in mano hanno fatto la spola da un segretario all’altro badando bene di non finire mai in minoranza. All’indomani delle primarie – con certo sprezzo del ridicolo – si sono definiti “neo ulivisti”, tanto per dare una pennellata di romanticismo all’ennesima operazione di trasformismo in cui, abbandonato il governatore dell’Emilia-Romagna, hanno giurato fedeltà a Elly Schlein, appena eletta segretaria, e assicurato i loro voti ai nuovi capigruppo in Parlamento, Chiara Braga e Francesco Boccia.

Sono gli ex lettiani, che il 22 e 23 settembre prossimi sul lago d’Iseo daranno forma e sostanza alla nuova “area politico-culturale” con una conferenza dal titolo ambizioso: “Crea: l’Italia che faremo”. A capo dell’impresa ci sono Marco Meloni, sardo, uomo forte della segreteria di Letta, e Anna Ascani, che proprio Letta, assieme a Pier Luigi Bersani, candidò per la prima volta nel 2013, spedendola a Montecitorio quando aveva appena 25 anni. Di loro faceva parte in un primo tempo anche Enrico Borghi, parlamentare piemontese eletto nel Pd e poi passato a Italia Viva, dove ha appena ottenuto l’incarico di capogruppo al Senato. E poi Matteo MauriIlenia MalavasiLorenzo Basso. Saranno anche loro della partita?

Non ci sarà il deputato torinese ed ex cittì della nazionale di volley Mauro Berruto che pure non ha mai nascosto la sua amicizia con Letta, l’ex segretario che l’ha voluto alle politiche dell’anno scorso per portare a Montecitorio la voce dello sport: “Non mi riconosco in nessuna corrente” dice allo Spiffero, pur ammettendo che da quelle parti “ci sono tanti amici con cui mi confronto quotidianamente”. A presidiare l’area di Ascani a Torino, quando lei si presentò alle primarie del 2019 assieme a Roberto Giachetti per rappresentare la voce dei renziani, c’era Michele Paolino, ex capogruppo dem in Sala Rossa e oggi nel cda di Gtt, ma anche lui resta tiepido: “Non ho ancora deciso se andrò sul lago d’Iseo, vediamo dopo le vacanze”.

La politica sotto l’ombrellone non si scalda e sono tanti quelli che restano al fresco tra le pareti domestiche. Tra questi anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che pure con Meloni ha buoni rapporti e gli riconosce il lavoro svolto nella segreteria di Letta per consentirgli di candidarsi quando da sinistra soffiava il vento del civismo, ma allo stesso tempo non sembra avere intenzione di legarsi organicamente a una componente, rimanendo fedele al super partito dei sindaci e mantenendo rapporti stretti con il numero uno di Anci Antonio De Caro, il fiorentino Dario Nardella e il romano Roberto Gualtieri (con Giuseppe Salano). Sostenitore di Bonaccini alle primarie, Lo Russo s’impegnò per consentire una saldatura con Nardella, per evitare la dispersione dell’area riformista e compattare sindaci e governatori attorno al nome del numero uno emiliano; lo stesso Lo Russo oggi non sente la necessità di buttarsi tra le braccia della segretaria, anzi è tra i tanti che ritiene sia necessario che Bonaccini inizi a strutturare la sua (non) corrente riformista. Quella nata a Cesena ma su cui, secondo molti, il governatore investe poco. Con il rischio che i lettiani siano solo i primi ad abbandonarlo. 

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