DIRITTI & ROVESCI

Nordio in carcere dopo le morti. Delmastro ci va per le grigliate

Il ministro alle Vallette. Ieri il caso della detenuta che si è lasciata morire di fame e sete, una settimana fa il 43° suicidio dell'anno. Polemiche sul sottosegretario, responsabile dell'amministrazione penitenziaria, che fa festa con i secondini sotto inchiesta

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha fatto visita stamattina al carcere delle Vallette di Torino, dopo il dramma di una detenuta che si è lasciata morire di fame e sete nella struttura e di un’altra donna che stava scontando la sua pena che si è impiccata in cella. Tante le sollecitazioni lanciate da politica e sindacati al ministro. Il guardasigilli è entrato nella casa circondariale scortato dalla polizia stradale e ad accoglierlo ha trovato la direttrice della struttura penitenziaria, Elena Lombardi Vallauri, il garante comunale, Monica Gallo, e il garante regionale, Bruno Mellano, insieme al responsabile dell'Azienda sanitaria locale per il carcere, Roberto Testi. Durante la visita del ministro sono scoppiate proteste da parte dei detenuti che hanno iniziato a fischiare e urlare. “Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia ogni volta”, ha affermato il ministro Nordio in conferenza stampa. “Stamane abbiamo ascoltato tutte le proposte. Cercheremo quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. C’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi. Costruire un carcere è costoso. Usare strutture dismesse con ampi spazi secondo me è soluzione su cui bisogna iniziare a lavorare e ci stiamo lavorando con risultati che saranno forse immediati”, ha spiegato. “Non si tratta di una ispezione né di un intervento cruento ma di assoluta vicinanza: chi meglio di un ministro che ha svolto per quarant’anni la funzione di pubblico ministero conosce i disagi delle situazioni penitenziarie?”. 

Un’iniziativa, quella di Nordio, che se non sconfessa, di certo allunga interrogativi sull’azione del sottosegretario Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia) che, ha la delega proprio sulle politiche carcerarie e oggetto, nelle ultime settimane, di critiche per aver preso parte il 27 luglio scorso a una grigliata nel cortile del carcere di Biella, la sua città, istituto al centro di un’inchiesta della magistratura per presunti illeciti commessi da agenti di polizia penitenziaria, alcuni dei quali sarebbero stati presenti alla festa. Ma al netto della polemica politica, arrivata fino in parlamento con un’interrogazione presentata dai senatori del Pd Anna Rossomando, Andrea Giorgis e altri, è la gestione del comparto carceri ad essere messo sotto accusa, a partire dall’esponente di governo che dovrebbe occuparsene, cioè Delmastro.

Intanto, occorre far luce su quanto sta accadendo alle Vallette. La prima delle due vittime si chiamava Susan John, nigeriana di 43 anni. Era alle Vallette dal 21 luglio dopo un lungo periodo agli arresti domiciliari: doveva scontare una condanna – la fine della pena era prevista nel 2030 – inflitta dalla corte di Catania per reati di tratta e immigrazione clandestina. Ha rifiutato per 18 giorni il cibo, l’acqua, le medicine, tutto. Ma non stava sostenendo uno sciopero della fame: si è lasciata andare giorno dopo giorno, forse per disperazione. Da quanto si apprende, continuava soltanto a ripetere che voleva vedere il figlioletto di quattro anni rimasto col padre perché Susan era sposata. La donna si trovava in un’area della sezione femminile riservata alle recluse con disagi psichici e problemi di comportamento. Verso le 3 della notte tra giovedì e venerdì il suo cuore ha smesso di battere. Inutile l’intervento della polizia penitenziaria e del personale medico.  A stabilire le cause della morte sarà l'autopsia, che la procura del capoluogo piemontese – dove è stato aperto un fascicolo – intende disporre lunedì. Ma fin da ora l’avvocato della donna, Manuel Perga, si dice “arrabbiato e perplesso”. “La prima impressione – aggiunge – è che il problema sia stato sottovalutato”.

Alla garante dei diritti dei detenuti Gallo, il caso non è mai stato segnalato: “Avremmo attivato le nostre procedure per tentare qualcosa”, commenta. I Radicali, per bocca del presidente Igor Boni, parlano di “punta dell’iceberg di un sistema putrefatto”, mentre Riccardo Magi, segretario di Più Europa, parla di “vicenda allucinante” e annuncia un’interrogazione proprio al ministro Nordio. “Questa – dice la senatrice Ilaria Cucchi – è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico”.

La seconda vittima. Aveva 28 anni invece la detenuta che si è uccisa sempre alle Vallette. Era stata portata all’istituto di pena di Torino da Genova Pontedecimo. Il suo è il quarantatreesimo suicidio del 2023 nelle carceri, 16esimo solo tra giugno e agosto. Preoccupati i sindacati: il Sappe afferma che i due decessi in poche ore nel carcere di Torino “impongono al ministro della Giustizia un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese”. “È necessario – afferma il segretario generale, Donato Capece – prevedere un nuovo modello custodiale. Le carceri sono in ebollizione da mesi”. Per Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, “a fronte di un’emergenza che appare insanabile non possiamo che ribadire lìestrema urgenza di provvedere a un commissariamento del sistema penitenziario italiano”.

Le parole di Nordio. Rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto se si sarebbe potuto fare qualcosa di più per evitare la mancata alimentazione per venti giorni e la successiva morte di Susan John, Nordio ha affermato: “Questi sono dettagli tecnici che non abbiamo affrontato oggi, ma ho saputo che non si è trattato di sciopero della fame o di opposizione al governo o alla politica. Erano tutte sotto strettissima sorveglianza”. La questione dei suicidi in cella ha molteplici aspetti: “Da magistrato ho avuto a che fare con molti suicidi e posso dire che non c’è mistero più insondabile della mente umana quando decide di adottare soluzioni così estreme. E non c'è sorveglianza che tenga, anche a Norimberga due detenuti eccellenti si sono suicidati con il cianuro e con l’impiccagione. Lo Stato non abbandona nessuno. Purtroppo, il suicidio in carcere è un fardello di dolore che affligge tutti i detenuti in molte parti del mondo ed è spesso imprevedibile. Non è vero che tocca a chi ha una prerogativa di ergastolo. Accade per ragioni imperscrutabili. Da pm ne ho trattati ahimè tanti e non esiste mistero più insondabile della mente umana quando uno cerca soluzioni così estreme”.

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