FIANCO DESTR

Fuoco "fraterno" su Crosetto, aria di resa dei conti in FdI

Irritazione dell'ala identitaria post-missina verso il ministro della Difesa per la linea adottata col generale Vannacci. Il fronte guidato da Donzelli in difesa dell'alto ufficiale. Montaruli: "Sinistra più Soviet che democratica". I riverberi sulle candidature per le regionali

Tutti gli uomini e le donne del generale. Un po’ meno del ministro, anche se del loro stesso partito Guido Crosetto è stato addirittura il fondatore, insieme a Giorgia Meloni. Il libro dell’ex comandante della Folgore, Roberto Vannacci non divide soltanto (si fa per dire) l’opinione pubblica, ma apre una crepa evidente nella destra. Chi sta con lui e chi contro di lui, pur essendo tutti ai vertici o comunque tra le figure di primo piano di Fratelli d’Italia.

Tra gli effetti più che prevedibili e certamente previsti dall’alto ufficiale prodotti dall’uscita del suo Il mondo al contrario, con le ormai arcinote considerazioni su temi etici e sociali, difficilmente c’era quello che, però, risulta il più politicamente rilevante. Scontati gli attacchi delle opposizioni, così come le richieste di sanzioni drastiche e al limite della corte marziale nei confronti del generale. Assai meno la spaccatura all’interno del partito della premier e del ministro della Difesa. La dura reazione di quest’ultimo, i suoi commenti, ancor più della sollevazione di Vannacci dall’incarico al vertice dell’Istituto Geografico Militare, non è piaciuta per niente a una parte consistente del Fratelli, naturalmente quella più identitaria, erede del Msi e, per i più giovani, riconducibile a generazione Atreju, tempio ideologico di Meloni e di tutti coloro che da sempre le sono tra i più vicini.

Quando Giovanni Donzelli, coordinatore di FdI e, in qualche modo, voce della Meloni nelle questioni di partito dice che “non è compito della politica vagliare la correttezza morale dei contenuti degli scritti. Né del governo, né di un partito di minoranza”, lancia un preciso segnale non solo e non tanto nel dibattito tra maggioranza e opposizione, ma soprattutto all’esecutivo – citandolo palesemente – e in questo caso al titolare della Difesa. Certo lo stesso Donzelli poi aggiunge che Crosetto “ha fatto benissimo” a fare quel che ha fatto, ma al di là di questo riconoscimento formale, l’irritazione per la durissima condanna delle opinioni espresse dall’alto ufficiale arrivata in più di un twitt dall’inquilino di Palazzo Barachini resta evidente, illuminando ancor di più le due facce dei Fratelli: quella dei nipotini di Giorgio Almirante e l’altra, fatta di ex Dc, di esponenti migrati da Forza Italia come lo stesso Crosetto e il coordinatore regionale piemontese Fabrizio Comba, ex socialista, e il senatore Gaetano Nastri, solo per citarne un paio. Un gruppo – la “banda”, secondo i detrattori interni – al momento alleato con il ceppo che fa riferimento allo storico leader della destra pstmissina Agostino Ghiglia, non tanto per comunanza di posizioni quanto per ragioni tattiche di partito.

“Ma cosa vogliono? La lapidazione in piazza? – chiede Donzelli riferendosi al centrosinistra – . Il rogo dei libri che non condividono? Il gulag delle idee che non corrispondono alle tante correnti con cui litigano?”. Parole che trovano consenso e adesione in un’altra parlamentare della nidiata di Atreju, come la torinese Augusta Montaruli: “La sinistra che fa polemiche sulle parole di Donzelli ammette di volere un proprio ruolo di censura non solo su di noi ma sugli italiani. Ciò li conferma più soviet che democratici ed è questa la strana concezione dei diritti costituzionali su cui qualcuno dovrebbe interrogarsi anziché elevarsi a professore. L’arroganza di chi pensa di avere la verità in tasca – aggiunge l’ex sottosegretaria - e addirittura dettare cosa dobbiamo dire squalifica chi in queste ore ci attacca ed un’opposizione che volta costantemente le spalle alla libertà di pensiero”. Non cita il ministro, Montaruli, ma non serve per comprendere come sulla questione Fratello e Sorella piemontesi abbiano approcci e visioni a dir poco non coincidenti.

Differenze che è difficile non abbiano una certa qual ripercussione, nel dibattuto interno al partito, anche su un passaggio importante qual è la composizione delle liste, non solo per le elezioni europee, ma in Piemonte anche e soprattutto per le regionali. Crosetto, dominus di FdI nelle sua terra dove ha al fianco un altro moderato e non post-missino come Comba e, pronto per il balzo dal Comune di Torino alla Regione, il nipote Giovanni, certo oggi non è quel che si dice l’interprete fedele della linea segnata con decisione da Montaruli, sull’onda di Donzelli e di altri strenui difensori di Vannacci. L’ala identitaria di cui sono decisi interpreti (ma non sempre alòleati) l’assessore regionale Maurizio Marrone e il sottosegretario biellese Andrea Delmastro, coglierà l’occasione, fornita dal caso Vannacci, per provare a mitigare la forza (a partire dalla designazione dei candidati) di Crosetto e i suoi? Il mondo al contrario, spesso, è tale anche in politica e i danni collaterali, lì come sul campo di battaglia, possono rivelarsi per altri opportunità. 

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