GIUSTIZIA

Aci, il presidente: "Chiarirò tutto". E per la difesa chiama il figlio del viceministro della Giustizia

Accusato di aver nascosto centinaia di migliaia di euro per aggirare la legge, Sticchi Damiani è certo di poter dimostrare di aver agito correttamente. Come avvocato sceglie Sisto junior, illustre schiatta di penalisti. Il padre è vice guardasigilli. E se la Corte dei Conti...

I principi saranno pure “granitici” come asserisce nella lettera inviata ai presidenti territoriali dell’Aci, assai meno paiono esserlo gli argomenti della sua difesa. Angelo Sticchi Damiani, numero uno dell’Automobile Club d’Italia, è certo di poter dimostrare “l’insussistenza” delle accuse formulate dalla Procura di Roma, Secondo il sostituto procuratore Carlo Villani, infatti, avrebbe omesso di dichiarare alla segreteria dell’Aci entrate che percepiva da altre società, o avrebbe minimizzato la retribuzione ricevuta dall’ente da lui presieduto. E così sarebbe rimasto sotto la soglia stabilita dalla legge, 240mila euro. Una condotta che gli investigatori, al termine delle indagini appena concluse, hanno bollato come un “falso”.

“Vi voglio rassicurare sul fatto che non ho mai compiuto qualcosa di cui mi debba vergognare. Ho troppo rispetto per l’Aci, per Voi e, consentitemi, per i miei granitici principi”, scrive nella missiva a cui allega la nota redatta dal suo legale. “I fatti contestati sono già stati oggetto di una recentissima archiviazione da parte del Gip dello stesso tribunale di Roma, su richiesta della stessa Procura”, si legge. Secondo la difesa si tratterebbe di una “duplicazione dell’addebito”, di una faccenda già risolta in un altro procedimento in cui il presidente dell’Aci avrebbe dimostrato di aver effettuato una “corretta presentazione, con annessa pubblicazione, della dichiarazione recante tutte le fonti di reddito”. Per questo motivo ritiene che “in linea con quanto già accaduto, anche le vicenda in questione sarà presto positivamente definita”, conclude il legale. Ma chi si è affidato Sticchi Damiano? All’avvocato Roberto Eustachio Sisto, nonno del celebre penalista barese da cui ha ereditato il nome e lo studio attraverso il padre, Francesco Paolo, parlamentare pugliese di Forza Italia e attuale viceministro della Giustizia. Esponente di punta di quel Governo che dovrà dire l’ultima parola su quella “rivoluzione” dell’Aci con la nascita di una holding, progetto tanto caro al vertice di via Marsala quanto guardato con sospetto e in alcuni casi osteggiato da vari fronti (interni ed esterni). Nulla da eccepire sul profilo professionale, anche se la scelta ha fatto storcere il naso a più d’uno e non sarebbe piaciuta in qualche ministero, chiamato nelle prossime settimane a esprimere il proprio parere sull’operazione.

In ogni caso, al netto della presunzione d’innocenza – che tutti, anche i nemici interni, proclamano – l’eventuale proscioglimento dalle accuse di natura penale non scongiurerebbe il rischio che la Corte dei Conti apra un procedimento e qualora accerti la sussistenza di un qualche danno erariale stabilisca la restituzione delle somme illegittimamente percepite negli ultimi 4 anni. Un bel pacchetto si soldi.

Il conto è presto fatto. Nel 2017, secondo l’accusa, Sticchi Damiani avrebbe dichiarato 246.696 euro: 120.000 come presidente dell’Aci informatica Srl, 125 mila come presidente Aci e poco più di mille euro “quale consigliere nazionale del Coni”, si legge negli atti. In realtà agli investigatori è bastato prendere la calcolatrice per capire che i conti non tornavano. Perché come presidente dell’Aci Sticchi Damiani avrebbe percepito circa 100 mila euro in più rispetto a quanto messo nero su bianco. Una cifra a cui andrebbero aggiunte anche le somme guadagnate grazie all’incarico al vertice del consiglio di amministrazione di Sara Vita spa (un’azienda che l’Aci controlla all’80 per cento) e a quello ricoperto presso Anas spa. Sommando tutte le retribuzioni, sostiene l’accusa, si arriva a una discreta cifra: oltre 665 mila euro.

L’anno dopo, nel 2019, il problema si è ripresentato. Sticchi Damiani dichiarava di aver percepito un reddito di 246.679,17 euro grazie ai diversi incarichi in Aci, ma secondo il pm ne aveva incassati, solo dall’Automobile club Italia, oltre 365 mila euro. E in totale quell’anno avrebbe guadagnato un milione e mezzo di euro grazie anche ai ruoli ricoperti nel cda di Sara Assicurazione spa, di Sara vita spa e dell’Inarcassa, la cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti.

Stando alle indagini, dunque, Angelo Sticchi Damiani (che ha ora a disposizione venti giorni per esporre le proprie ragioni ai magistrati) in quattro anni avrebbe tenuto nascosti ben tre milioni e mezzo di euro guadagnati attraverso i diversi incarichi pubblici ricoperti.