GIUSTIZIA

Giustizia show, premiato Gratteri. Csm, dopo Napoli tocca a Torino

La più grande procura italiana al magistrato protagonista di tante indagini flop ma dai nomi suggestivi. Il tatticismo renziano e il gioco a incastro tra le varie sedi vacanti. E così l'ufficio sotto la Mole diventa un premio di consolazione. In pole il milanese Romanelli

Oggi il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha nominato Nicola Gratteri capo della procura di Napoli, l’ufficio inquirente più grande d’Italia con 112 sostituti in pianta organica e 99 in servizio, competente su un territorio di quasi un milione e mezzo di abitanti. Favorito fin dalla vigilia per l’incarico, vacante da maggio dello scorso anno quando Giovanni Melillo è stato nominato procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il procuratore di Catanzaro vede così premiata una carriera in cui le luci della ribalta mediatica dei suoi innumerevoli blitz hanno messo in ombra una lunga sfilza di inchieste dal grande clamore ma spesso finite in un nulla di fatto (“Maestrale-Carthago”, “Rinascita Scott”, “Nemea”, “Borderland”, “Farmabusiness”, “Lande desolate”, “Basso profilo”).

Gratteri ha ottenuto 19 voti contro i cinque andati al procuratore di Bologna Giuseppe Amato e agli otto alla procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe, che è stata per un anno “reggente” della procura partenopea. A favore di Gratteri hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centrodestra, il laico di Iv Ernesto Carbone, i consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost Antonino Laganà, mentre il resto del gruppo ha sostenuto Amato. Per Amato si sono espressi anche la presidente della Cassazione Margherita Cassano e il consigliere indipendente Roberto Fontana. Per Volpe invece il gruppo di Area, Mimma Miele (Md) e il laico del Pd Roberto Romboli. Un quadro che conferma i rumors sulle manovre tattiche dei renziani che non soltanto hanno ottenuto di recente l’incarico per Michele Anzaldi a superconsulente della comunicazione istituzionale (ufficializzazione solo rinviata), ma che potrebbero vedere riconosciuto un ruolo per future nomine. “I politici non devono mai valutare le scelte del Csm... Sa che io lo volevo ministro della giustizia” ha commentato stamattina, mentre ancora erano in corso i lavori a Palazzo dei Marescialli, Matteo Renzi a L’Aria che tira su La7.

A questo punto, con la nomina di Gratteri a Napoli e di Pasquale Liccardo al tribunale di Bologna, il puzzle si sta componendo e anche il dossier su Torino, tra gli ultimi tasselli del complesso mosaico degli uffici giudiziari della Penisola, può giungere presto a una risoluzione. In corsa ci sono l’aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, la collega Alessandra Dolci (alla guida della Dda) e l’attuale procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri (su cui pende però una annosa querelle che potrebbe riservare sorprese). A questo punto, Giuseppe Amato, per tutti “Gimmi”, figlio di un ex magistrato potentissimo capo del Dap negli anni Ottanta, rinuncerebbe volentieri a Torino per la procura generale di Roma.

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