MULTIUTILITY

"Più peso a Genova dentro Iren". Signorini paga pegno a Bucci
(ma fa incazzare azienda e soci)

Alla prima uscita pubblica l'ad parla come fosse a capo di una partecipata ligure. Confermando che con la sua nomina la società è tornata a essere balcanizzata: ognuno rivendica la sua fetta di potere. Così non va lontano, anzi rischia grosso

Un amministratore delegato partigiano, che rappresenta cioè solo una parte di un gruppo attivo in tutta Italia, con 10mila dipendenti e un fatturato che nel 2022 ha sfiorato gli 8 miliardi di euro. È bastata la prima uscita pubblica a Paolo Emilio Signorini per fare arrabbiare i soci e alzare più di un sopracciglio nella prima linea di comando di Iren. “Bisogna dare maggiore senso strategico di Genova e della Liguria all’interno dell’azienda” sono state le sue parole in un’intervista al Secolo XIX dove tra le altre cose si dà un “otto in pagella” per i suoi sette anni all’autorità portuale. Ma al di là delle forti raffiche di vanto, su Genova ora dovrebbero piovere i quattrini che il sindaco Marco Bucci ha sempre chiesto a gran voce, con ingerenze spesso considerate inopportune dai precedenti vertici come ben sa l’ex ad Massimiliano Bianco, messo alla porta senza troppi complimenti a quanto pare per aver rivendicato la propria autonomia operativa rispetto a chi lo aveva designato.

“Da qui a dicembre arriveranno grandi investimenti sul territorio e la crescita della classe dirigente genovese dentro la società” ha proseguito Signorini. Quando si dice progetti di ampio respiro, una visione a trecentosessanta gradi sulle grandi sfide della multiservizi. O forse al contrario la conferma di una balcanizzazione che rischia d’inceppare l’azienda proprio in uno dei momenti decisivi per Iren, impegnata nel grande risiko delle utility dove resta ancora la più piccola delle tre sorelle del Nord (A2a ed Hera hanno una capitalizzazione maggiore) ed è impegnata nella complessa acquisizione di Egea, alla quale lavora da mesi il presidente Luca Dal Fabbro. La partita per il termovalorizzatore di Roma, quella ancora in attesa di essere giocata per il rigassificatore di Gioia Tauro, un piano industriale ambizioso e la grande scommessa ambientale in Toscana: non dovrebbero essere questi gli argomenti di cui si occupa l’amministratore delegato di Iren? Altro che le “spintarelle” ai dirigenti genovesi.

Si dirà, in fondo Bucci l’ha voluto per questo e non è un mistero che tra i soci del patto di sindacato non siano mancate le perplessità attorno a un profilo che poteva vantare così poche competenze nel settore energetico e ambientale. Ha accettato di avere un ad dimezzato, il sindaco della Lanterna purché si occupasse di Genova e della Liguria. Ora non resta che capire chi si occuperà di tutto il resto.

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