VERSO IL 2024

Il Piemonte? Per il Pd è un "sogno"

Mentre Cirio è in campagna elettorale permanente, i dem invece di darsi una svegliata sono inchiodati alla stesura del famigerato "programma". Un diversivo visto che non sanno ancora chi sarà a sfidare il governatore uscente. Gribaudo o Valle? Deciderà Roma

Mentre Alberto Cirio corre in lungo e in largo per il Piemonte, nella sua campagna elettorale permanente, ulteriormente intensificata negli ultimi mesi, il Pd… “sogna”. Un obiettivo, quello di riconquistare la guida della Regione, che il poco felice claim scelto per annunciare la conclusione della prima fase della Conferenza programmatica del partito affida alle braccia di Morfeo. “Sogna” il Piemonte di domani, afferma il segretario Mimmo Rossi, rischiando che idee e proposte di una futuribile amministrazione di centrosinistra finiscano per essere un libro dei sogni, per l’appunto. E così mentre il governatore di centrodestra suona la gran cassa della propaganda il Pd, invece di darsi una svegliata, appare avvolto nel proprio torpore interno. 

Il “programma”, un classico nella liturgia sinistrorsa quando non sa che pesci pigliare, serve a prendere tempo in attesa di decidere il nome cui affidare l’impresa di provare a far sloggiare la destra dal quarantesimo piano del grattacielo. Tutto è ancora in alto mare. Toccherà a Chiara Gribaudo o a Daniele Valle? Sarà un’alleanza ampia – dai 5 Stelle ai calendiani di Azione – oppure una coalizione light? Dubbi e incertezze che neppure il recente sondaggio commissionato dal partito regionale ha contribuito a sciogliere, non avendo “pesato” né la consistenza elettorale degli aspiranti candidati né il divario reale e potenziale tra i vari schieramenti. Almeno nei dati resi pubblici.

Rossi snocciola i numeri della Conferenza programmatica: 11 incontri in tutte le provincie del Piemonte, più di 500 partecipanti divisi in 32 tavoli di lavoro. “Approccio inclusivo e partecipativo”, necessità di “ripartire dai territori”, ovviamente “con il contributo di tutti e tutte”. Riti che appaiono vecchi di mezzo secolo, capaci di coinvolgere un pugno di attivisti quando nei fatti tutta l’attenzione è rivolta a Roma dove si è spostato il dossier delle candidature e dove pare che la segreteria nazionale si stia convincendo a puntare su Gribaudo, anche per sedurre Chiara Appendino e placare la sua sete di vendetta nei confronti del Pd torinese. Quello che due anni fa rinunciò all’alleanza con il M5s, portando Stefano Lo Russo al piano nobile di Palazzo Civico. Lo stesso Lo Russo che firmò, da capogruppo dem in Sala Rossa, l’esposto contro l’allora sindaca Appendino sul caso Ream, concluso solo pochi giorni fa con l’assoluzione in Cassazione dopo la condanna per falso in primo grado. Insomma, il dente è ancora avvelenato.

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