ALTA TENSIONE

Askatasuna, associazione a delinquere

Notificate sei misure cautelari e obblighi di firma a militanti del centro sociale di Torino. I provvedimenti sono stati emessi dopo il pronunciamento della Cassazione. Per la procura sono protagonisti di decenni di violenze a Torino e in Val di Susa

Questa mattina all’alba gli uomini della Digos di Torino, hanno notificato sei misure cautelari e obblighi di firma ad altrettanti militanti del centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita 47, già imputati nel processo per associazione a delinquere. I nuovi provvedimenti sono stati emessi dopo che la Cassazione ha riconosciuto il capo d’accusa per il reato associativo e arrivano dopo una serie di ricorsi da parte degli avvocati difensori. Dall’inchiesta sul centro sociale, portata avanti dalla Digos, guidata dal dirigente Carlo Ambra e coordinata dalla pm Manuela Pedrotta, era emerso, secondo l’accusa, il ruolo di registi e di protagonisti nelle violenze degli antagonisti di Askatasuna, perpetuate per decenni a Torino e in Val di Susa, nella lotta No Tav.

Nel dossier preparato dalla procura compaiono i tentativi di egemonizzare il movimento No Tav della Valle di Susa, di infiltrarsi tra gli ambientalisti di Fridays for Future, di aiutare i migranti purché aderiscano all’ideologia e alle iniziative del gruppo. Un raid contro un gruppo di pusher nel quartiere è stato interpretato come un’operazione diretta a rivendicare il controllo del territorio. Sono menzionati anche episodi di militanti che contattano ex brigatisti per chiedere come andavano le cose ai tempi della lotta armata e spezzoni di frasi di tenore antisemita. Le difese hanno sempre obiettato che si trattava di “conversazioni in libertà e di sfoghi estemporanei” ai quali non bisogna dare alcun peso e che non possono essere interpretati come il disegno di un’associazione sovversiva. Il tribunale, contestando il reato di associazione per delinquere invece che associazione sovversiva, ha tolto agli attivisti del centro sociale Askatasuna l’etichetta politica, considerandoli non rivoluzionari ma “semplici” delinquenti. Quindi nel loro agire non è da ricercare una matrice di sovversione all’ordine costituito ma piuttosto atti di violenza allo stato puro.

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