BERLUSCONES

Forza Italia, dal "patto della trifola" al risotto milanese (chez Moratti)

Nessun triumvirato dei governatori, a Cirio non interessa (soprattutto mentre sta per lanciare la sua lista alle regionali). Il duello Schifani-Occhiuto per il posto di vice Tajani. Il peso (e i soldi) dell'ex sindaca di Milano. Piemonte poco azzurro, Zangrillo nel mirino

Il patto del tartufo, d’accordo. Ma il piatto forte sarà il risotto alla milanese. Sulla trifola, ormai indissolubile connubio con Alberto Cirio nell’Artusi della politica, e sul suo ruolo di prezioso testimone di trame e ragionamenti al vertice di Forza Italia, nelle scorse settimane, si è favoleggiato molto complice un evento mondano in via Condotti tra gioielli e, appunto, non meno costosi funghi ipogei. 

Lasciato ai preziosi in vetrina lo sfarzo del successo, ormai nei ricordi lontani del partito, Antonio Tajani aveva ragionato e forse già incominciato a mediare con i due governatori aspiranti, entrambi senza nasconderlo, a diventare il numero due. Ci punta il siciliano Renato Schifani, vecchia schiatta degli ultimi giovani democristiani, ma le maggiori chance le ha Roberto Occhiuto passato dal Parlamento al governo della Calabria. E se a dispetto delle ricostruzioni e dei vaticini che lo vorrebbero a chiudere il terzetto, Cirio diciamo che si limita a fornire i tartufi ciò non va inteso come un essere messo da parte, tutt’altro. Semmai la riconosciuta lungimiranza e il fiuto da laghetto vanno di pari passo con la logica assenza di convenienza dal partecipare a possibili corse per il vertice del partito. Anzi il governatore del Piemonte, con la campagna elettorale per le regionali alle porte e la sua lista “civica” ormai in fase concreta di costruzione e destinata a raccogliere consensi in quell’ampia area moderata che non trova (più) la sua naturale collocazione in Forza Italia o che cerca risposte oltre e al di là delle forze politiche, non ha proprio alcuna convenienza a marcare troppo un suo ruolo di partito.

Partito che se sceglie il tartufo per accompagnare i ragionamenti in vista dell’annunciata riorganizzazione di febbraio, potrà facilmente trovare nel suo futuro il risotto di Letizia Moratti. L’ex sindaco di Milano e già ministro, dal suo ritorno nel centrodestra dopo la fugace esperienza terzopolista, come anticipato dallo Spiffero subentrerà in alcune delle fidejussioni milionarie in capo alla famiglia Berlusconi grazie alle quali il partito è rimasto in piedi. Ma non sarà solo quello di “garante”, il suo, prospettandosi per lei un ruolo politico assai più importante e anche su questo dovrà fare i conti Tajani. E, con lui, coloro che aspirano a esserne il suo vice. Anche in questo caso la posizione accorta di Cirio non sfugge. Il politico albese certamente vede più che di buon occhio un peso in quel “partito” dei governatori nel nuovo assetto di Forza Italia, senza sgomitare affatto per entrare egli stesso nel possibile novero degli aspiranti numeri due. 

Alcune versioni dell’incontro ai primi di dicembre in via Condotti accreditavano l’ipotesi di una troika, formata appunto da Schifani, Cirio e Occhiuto. In realtà a puntare a quel ruolo sono i due presidenti delle Regioni del Sud, ovvero quella parte del Paese dove ciò che resta del partito fondato da Silvio Berlusconi ha ancora il suo granaio di voti più generoso. Certamente assai più che al Nord, dove in regioni come il Piemonte la salute di Forza Italia è assai cagionevole. E anche questo è ben noto a Cirio che, pur lungi dall’ammetterlo, ha accortamente messo in cantiere, sulle orme di altri governatori anche di altri partiti di centrodestra, precisamente la Lega con Massimiliano FedrigaLuca Zaia e Attilio Fontana, una sua formazione politica oltre il perimetro dei partiti della coalizione.

Va poi notato che se a livello nazionale Forza Italia ha potuto sventolare, come ha fatto Tajani, la bandiera dei nuovi iscritti sull’effetto della scomparsa del leader con un boom di 100mila tessere rispetto alle misere 5mila del 2022, in Piemonte le cose sono assai diverse. Il partito nelle mani di Paolo Zangrillo da un lustro, ma senza lustro, è tra quelli che hanno registrato un numero minore, irrisorio, di nuove adesioni. Un risultato che certo non giova a colui che anche nel ruolo di ministro non riesce ad evitare di finire nel mirino dei detrattori, seppure abbia dato prova di rapidità di movimento passando, in men che non si dica, da essere uno dei più fedeli a Licia Ronzulli a tajaneo di ferro, quando l’ex zarina di Arcore ha incominciato a perdere potere. Il fratello di colui che per anni fu il medico personale di Berlusconi, è tra i ministri dati come più traballanti in vista di un possibile rimpasto. E per lui che voci ricorrenti danno come possibile giubilato a favore proprio della Moratti alla Funzione Pubblica. Gli resterebbe sempre il seggio in Parlamento e la guida del partito in Piemonte, con il fido scudiero Roberto Rosso, un ex leghista passato da Gipo Farassino alla corte del federale di An Ugo Martinat prima di imboccare la strada di Arcore. Ma il risotto alla milanese, chez Letizia, sarebbe a quel punto un piatto davvero pesante. Neppur più apprezzabile con una grattata di trifola, che Cirio sa sempre quando tirare fuori con stile. Come con stile sa tirarsi fuori da rischiose contese.