VERSO IL 2024

Pd, i candidati scaldano i motori in attesa di trovare l'anti Cirio

Aspettando il vertice con il M5s, tra i dem è partita la corsa allo scranno di Palazzo Lascaris. Chiamparino appende il santino al muro. Le incognite Valle e Salizzoni. Giochi (e trame) di correnti. La corte a Canalis e i dubbi di Pentenero - TUTTI I NOMI IN LIZZA

È un gioco a incastro, la politica che diventa Tetris. Nell’attesa del vertice tra Pd e Movimento 5 stelle, in programma il 4 gennaio, nel centrosinistra imperversa il toto candidato in vista delle prossime regionali del Piemonte: chi cerca il bis, chi è pronto a cedere il passo, chi spera di poter essere la sorpresa. L’assenza di uno potrebbe aprire la strada per qualcun altro. Interessi di cordata s’intersecano con solidi rapporti territoriali.

Nel Pd la corsa è in salita ma in tanti sono già pronti ai nastri di partenza. Si parte dagli uscenti, quasi tutti rientranti con una eccezione e due incognite. L’eccezione è Sergio Chiamparino che dopo decenni di onorata carriera ha già fatto sapere di non voler recitare alcun ruolo alle prossime elezioni. Si ritirerà in buon ordine, stanco e pure un po’ deluso e fiaccato dalle vicissitudini di quel partito che aveva contribuito a fondare ma ancor più da quella demenziale inchiesta sullo smog a Torino che gli sta costando soldi e accidenti. Gli altri consiglieri regionali dem sono tutti in pista con le incognite di Mauro Salizzoni – ci proverà per un altro giro? – e Daniele Valle che attende di sapere se sarà alla testa delle “truppe progressiste” o in lista tra i soldati semplici. Due rebus non da poco nelle dinamiche interne di un partito che se nel 2019 riuscì a eleggere nove consiglieri più il candidato presidente questa volta potrebbe vedere assottigliarsi ulteriormente la sua rappresentanza, almeno stando ai sondaggi.

Tutti gli altri si ricandideranno. Monica Canalis, unica donna tra gli uscenti, è la più corteggiata, elettoralmente parlando, e anche tra le favorite per l’elezione a sentire radio Lascaris. Per la prima volta, nel 2024, anche in Piemonte si voterà infatti con la doppia preferenza e meno saranno le donne competitive in lista più il loro nome ricorrerà in tanti abbinamenti. Nel Pinerolese, per esempio, sarà il capogruppo Raffaele Gallo a cercare un apparentamento per massimizzare i consensi visto che lui da quelle parti può contare su molti amministratori vicini, a partire dal sindaco di Torre Pellice Marco Cogno. Nel Canavese, invece, Canalis potrebbe cercare un accordo con Alberto Avetta che lì punta a fare il pieno (ammesso che Salizzoni, molto forte a Ivrea e dintorni, non si ripresenti). Ogni pezzo del mosaico dipende dagli altri.

Nella sinistra del partito, quella che almeno a parole sostiene Chiara Gribaudo candidata governatore, si attendono le mosse di Gianna Pentenero, assessore al Comune di Torino, che in precedenza è stata nelle giunte regionali di Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino e che può contare su un solido pacchetto di voti. Se lei decidesse di tentare il salto da Palazzo Civico a Lascaris, la sua prima supporter potrebbe essere l’attuale capogruppo Pd in Sala Rossa, Nadia Conticelli, con l’obiettivo di prendere il suo posto nell’esecutivo di Stefano Lo Russo. Un avvicendamento possibile, per quanto non scontato. E se per una volta Pentenero dovesse saltare il giro, allora chissà che non sia proprio Conticelli a tentare un clamoroso ritorno tra quei banchi che già occupò nella legislatura di Chiamparino.

Un altro che scalpita è il sindaco di Collegno Francesco Casciano, ma sa quanto rischia se Valle dovesse essere relegato in lista: il numero due del parlamentino sabaudo può infatti contare su due sindaci e almeno un candidato a sindaco amici nella zona Ovest di Torino, il bacino dove pesca anche Casciano. Emanuele Gaito (Grugliasco) e Steven Palmieri (Alpignano) sono pronti a mobilitarsi per lui, così come Alessandro Errigo a Rivoli, mentre Matteo Cavallone a Collegno si troverebbe a mezza via tra i due. Il primo già in corsa a capo della coalizione di centrosinistra, il secondo andrà a primarie il prossimo anno con il suo collega assessore Enrico Manfredi di Sinistra italiana (che potrebbe sfruttare la conta interna nella sua città come rincorsa per sfidare Valentina Cera, candidata ufficiale nella lista dei Grimaldi boys). E con Gaito, Palmieri ed Errigo mobilitati per Valle, Casciano rischierebbe il tonfo.

Nella zona Sud un altro consigliere uscente, Diego Sarno, è già in piena campagna elettorale. L’alleanza tra i partiti (e soprattutto i sindaci) della sua Nichelino e di Moncalieri – che insieme cubano oltre 100mila abitanti – regge e in nome di questo patto potrebbe correre in accoppiata con Silvia Di Crescenzo, assessore a Moncalieri, tanto cara al primo cittadino Paolo Montagna. Qui c’è un altro rebus da sciogliere e risponde al nome di Laura Pompeo, mille preferenze alle ultime comunali nella sua città, antagonista numero uno di Montagna, di cui è assessore: vorrebbe diventare sindaca ma potrebbe ripiegare sulla Regione. Il senatore Mauro Laus è al suo fianco, ma anche in questa dinamica l’eventuale candidatura di Valle non è una variabile indipendente.    

In questo scenario, lo spazio per eventuali outsider è piuttosto risicato. Tra i nomi che circolano ci sono quello di Sara Cariola, ex vicepresidente della Circoscrizione 4 (si è dimessa dopo aver vinto un concorso a Palazzo Civico) e legata alla componente dell’assessora di Torino Chiara Foglietta. In lizza potrebbero esserci anche l’ex consigliere regionale Andrea Appiano, che si candiderebbe contestualmente iper Palazzo Lascaris e a sindaco nella sua Bruino, l’assessore di Settimo Torinese Daniele Volpatto e la vicesindaca di Piossasco Federica Sanna.  

E fuori da Torino? I nomi sono più o meno quelli conosciuti. Nell’Alessandrino tiene l’accordo che prevede la non candidatura di Rita Rossa a vantaggio di una riconferma di Mimmo Ravetti, a Novara il segretario regionale Domenico Rossi dovrebbe riuscire a garantirsi la rielezione, mentre a Cuneo è atteso un testa a testa tra l’uscente di Alba Maurizio Marello e il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni. Alle percentuali date difficile sperare di eleggere qualcuno nelle province più piccole.  

print_icon