SANITÀ

Asl, bilanci ancora da limare: "rosso" di quasi 400 milioni

Direttori generali nuovamente convocati al grattacielo per rivedere i preventivi di spesa. Pare scongiurata l'ipotesi del piano di rientro, resta l'incognita del "buco" di Città della Salute. Cirio e Icardi: "Nessun taglio ai servizi". Attenzione alla prescrizione dei farmaci

Tornare a prima del Covid. L’indicazione, che ha il valore di una disposizione imperativa, viene ribadita ai direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere che in questi giorni stanno passando, uno via l’altro, dagli uffici della direzione regionale della Sanità. 

Salgono in ascensore verso il quinto piano, viaggio breve per riordinare idee e numeri in vista di incontri che brevi non sono. Per qualcuno quei minuti chiusi nella cabina evocano il gioco televisivo in cui chi sbaglia la risposta vede aprirsi la botola sotto i piedi. Ciò che potrà capitare a più d’uno nel giro di un po’ di mesi quando, valicate le elezioni, si tratterà di rinnovare i vertici delle aziende. Prima, però, ci sono da mettere a posto i conti per l’anno appena incominciato, limando ulteriormente quei bilanci preventivi che, ormai da mesi, vengono rispediti al mittente visto che i conti, appunto, ancora non tornano. Dall’inizio del vaglio, che risale ormai a un po’ di mesi fa, il “rosso” complessivo della sanità piemontese per il 2024 è sceso rispetto alle prospettazioni iniziali e, in gran parte dei casi, fatte da manager di Asl e Aso troppo di manica larga, con i soldi pubblici. Soldi che, tra l’altro, non ci sono o comunque sono pochi nelle casse regionali, nonostante l’aumento del fondo sanitario disposto dal Governo. 

Oggi il deficit previsto starebbe non molto al di sotto dei 400 milioni, cifra comunque inferiore a quei 450 che farebbero scattare il piano di rientro, con un ritorno al commissariamento della sanità piemontese. Lo stare al di sotto della soglia critica se evita questa prospettiva, non basta comunque a rendere accettabili le stime ancora oggi prospettate da una parte considerevole dei direttori generali. Da qui l’ennesima sollecitazione a rivedere i numeri e, come si diceva, a lasciarsi alle spalle definitivamente l’approccio tenuto nel lungo periodo dell’emergenza pandemica che se da un lato ha comportato spese enormi, dall’altro ha finito per essere in alcuni casi una coperta che oggi deve essere sollevata riportando la gestione economica delle aziende sanitare a parametri e metodi normali. 

Pure senza essere di fronte a una scadenza perentoria, negli uffici della direzione regionale affidata a Antonino Sottile c’è la fine del mese come dead line per porre il sigillo sui preventivi delle aziende. Ecco, quindi, spiegata l’ulteriore accelerazione e l’esortazione di direttori generali affinché definiscano i bilanci, riducendo ancora in molti casi le previsioni di spesa. Altrettanto chiara è la linea politica della Regione che non contempla nessuna chiusura di reparti, tantomeno di ospedali come invece li lascerebbe intendere ai piani alti di qualche Asl di provincia. Sia il presidente Alberto Cirio, sia l’assessore Luigi Icardi su questo sono categorici: approntare con la massima cura i preventivi di spesa, senza alcun taglio sui servizi, anzi rafforzandoli. Sembra un paradosso, ma non lo è. Se non sprechi, certo di sono spese che possono essere ridotte, da consulenze varie, spesso doppioni rispetto a personale amministrativo interno, fino ad altre voci, privilegiando invece l’aspetto sanitario. 

Una maggiore attenzione viene richiamata ai manager sulla spesa farmaceutica, che vede aumentare prodotti innovativi con costi sempre più elevati a fronte di una appropriatezza delle prescrizioni non sempre osservata con scrupolo, sia sul territorio sia negli ospedali. Un problema che altre regioni hanno affrontato in parte suddividendo le uscite per le prescrizioni ospedaliere a metà tra l’azienda ospedaliera e quella sanitaria territoriale su cui grava tutto l’esborso. In Piemonte pare non si intenda arrivare fino a questo punto, facendo invece leva sull’attenzione, il buon senso e lo spirito collaborativo tra aziende. 

Meno spese e servizi più efficienti, secondo i vertici sanitari regionali, potranno arrivare anche da innovazioni come la telemedicina. Meno trasporti e servizi ambulatoriali meno ingolfati, oltre a minori disagi per i pazienti, specie quelli anziani: è l’obiettivo dell’estensione di questa tecnologia che in Piemonte vede già avviate sperimentazioni. 

E proprio un po’ di milioni, due per ciascuna Asl sono arrivati come premialità, proprio per la telemedicina all’Asl Città di Torino, alla Cuneo 1 e Cuneo 2 e all’Asl di Alessandria che ha avviato la sperimentazione nel distretto di Acqui Terme e Ovada. Qualche milioni che arriva, tanti milioni che mancano. Dai bilanci di previsione sono in generale le Asl ad avere più problemi, insomma ad avere il rosso più pesante. Ma sul fronte delle aziende ospedaliere, se la gran parte è in buona salute finanziaria, resta la grande malata, ovvero Città della Salute. Il buco enorme di corso Bramante non è cosa di oggi e si trascina da anni, tuttavia il recente esposto alla magistratura da parte del collegio sindacale su una serie di presunte irregolarità e crediti non riscossi pesa non poco. Si tratta di alcune decine di milioni che aggiunti a l disavanzo previsto, ma anche a quei fondi che la Regione anticipa ogni anno all’azienda ospedaliera nel quadro del progetto di efficientamento (un eufemistico sinonimo di piano di rientro) porterebbero il totale attorno ai 250 milioni. Più della metà del “rosso” di tutta la sanità piemontese. Che va ancora ridotto e non di poco.

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