VERSO IL VOTO

Vicini alla rottura poi lo stop da Roma. Va ai supplementari la partita Pd-M5s

Tre ore e mezzo di discussione serrata, tra recriminazioni e richieste pretestuose. L'alzo zero dei grillini: no al partenariato in sanità, niente ospedale alla Pellerina, candidature pentastellate nei comuni. All'ultimo l'ordine dal Nazareno. Chi resterà col cerino in mano? - FOTOGALLERY

Stavano per prendere atto di un divario incolmabile quando da Roma è arrivato un messaggio a uno dei partecipanti: sospendere tutto e riaggiornarsi a domani. Così il secondo round del confronto-scontro tra Pd e Movimento 5 stelle sulle prossime regionali in Piemonte resta in sospeso. Congelato. Ha da passà a nuttata. E tra poche ore si torna allo stesso tavolo.

“L’unica cosa che possiamo dire è che ci riaggiorniamo a domani” hanno affermato all’unisono il segretario piemontese Pd Domenico Rossi e la sua omologa pentastellata Sarah Disabato, che ha ammesso come il dibattito sia andato oltre quello del 4 gennaio: “Abbiamo iniziato a entrare nel merito dei programmi sulle principali deleghe della Regione Piemonte. Ci siamo resi conto che non è una discussione che si può esaurire in poche ore”. Nessuno, almeno ufficialmente, fa accenno all’input giunto dalla Capitale.

Fino a quel momento tutto si era svolto secondo un copione scritto da giorni: i Cinquestelle all’attacco, i dem pronti ad abbozzare ma senza concedere granché. La concordia istituzionale tra il sindaco Stefano Lo Russo e il governatore Alberto Cirio, l’alleanza nella Provincia di Cuneo tra Pd e centrodestra, il rimpasto annunciato dal primo cittadino di Alessandria Giorgio Abonante per concedere ad Azione il vicesindaco marginalizzando i grillini (unico tema su cui il Pd si è mosso stoppando la manovra). E poi le amministrative dove il Pd nulla ha concesso in termini di candidature al M5s. Il consigliere regionale pentastellato Ivano Martinetti ha rinfacciato ai suoi interlocutori di non aver difeso il consigliere di Finpiemonte Marco Allegretti, che loro avevano nominato e che fu costretto a lasciare il cda per via di un’inchiesta poi finita con la sua archiviazione.

Se la presenza di Chiara Appendino ha sicuramente aumentato il peso specifico del tavolo, ha anche incrementato le divisioni: l’ex sindaca ha insistito sulla sua contrarietà a individuare la nuova sede dell’ospedale Maria Vittoria nel parco della Pellerina ricevendo manforte dal deputato Antonino Iaria e finendo per scontrarsi con la capogruppo Pd in Sala Rossa e presidente del partito piemontese Nadia Conticelli.

L’ex prima cittadina non si è fermata alle mere vicende locali, ma ha toccato la questione sanità. Ha insistito sulla necessità di togliere la competenza alle Regioni per restituirla allo Stato (partita che centra poco con le prossime regionali, ma utile a marcare un’ulteriore differenza) e sulla necessità di ridurre a zero il contributo della sanità privata al sistema pubblico. Il “no ai privati nella sanità”, che vuol dire no ai gettonisti (auguri!), no al partenariato pubblico privato e stop alle nomine politiche dei direttori generali, è stato ribadito con forza, aumentando sempre di più il solco tra le due delegazioni.

E se la lista dei problemi non si era già allungata abbastanza, Appendino ha attaccato anche sulle lotte interne al Partito democratico, che hanno visto il deputato Mauro Laus prendersela con Chiara Gribaudo dopo che la parlamentare di Borgo San Dalmazzo ha ribadito la volontà di correre per l’investitura alla presidenza della Regione: “Hanno destabilizzato la nostra base”, ha sentenziato l’ex sindaca, con Disabato che sottolineava l’inopportunità dell’autocandidatura della deputata dem. Tra i presenti anche il responsabile Enti locali della segretaria Elly Schlein, Davide Baruffi. A lui sarebbe arrivato l’ordine di sospendere la querelle e rimandare tutto a domani. Qualcuno riferisce di un colloquio telefonico tra Appendino e la stessa Schlein. Che si sia davvero aperto uno spiraglio? La sensazione, in verità, è che nessuno voglia rimanere con il classico cerino in mano e, in caso di rottura, si punti a scaricare la responsabilità.

Secondo vertice Pd-M5s

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