SANITÀ

Liste d'attesa troppo lunghe. Prenotazioni poco trasparenti

Nuove regole per Regioni e Asl. In rete tutti i dati aggiornati a disposizione dei pazienti. Il Piemonte mette altri 25 milioni per ridurre i tempi per visite, esami e ricoveri. Il non facile rodaggio della condivisione delle agende dei privati con il Sovracup

Lunghe e anche spesso poco chiare. Le liste d’attesa vanno ridotte, ma serve anche maggiore trasparenza rispetto ai pazienti che, ormai da tempo sono vittime di una dissociazione evidente tra i dati che Regioni e Asl divulgano e la realtà, sempre più sovente fatta di tempi lontanissimi e più lunghi rispetto a quelli ufficiali. Due mondi separati che difficilmente anche l’ultimo provvedimento che sta per essere messo in campo riuscirà ad unire, ma tant’è almeno ci si prova.

Giovedì prossimo in Conferenza Stato-Regioni approda, infatti, un documento che fissa le nuove regole predisposte dall’Osservatorio nazionale per le liste d’attesa, cui tutte le Regioni dovranno attenersi adeguando parametri e sistemi informatici entro un paio di mesi. Principale obiettivo dichiarato è quello di uniformare a livello nazionale il modello organizzativo per l’accesso al ricovero così come alle altre prestazioni rispettando ovunque allo stesso modo criteri di appropriatezza, equità e trasparenza.

Le linee guida pongono l’attenzione sui registri di prenotazione, le priorità nelle liste, scorrimento delle liste stesse e le modalità di convocazione del paziente. Per fare questo e per renderlo il più possibile trasparente, insieme a un quadro complessivo dell’offerta su tutto il territorio nazionale, sono previste regole e prescrizioni per la messa in rete di tutti i dati e il monitoraggio dell’andamento delle liste stesse. Le buone intenzioni ci sono, il rischio che restino tali pure.

Nel frattempo altre innovazioni ancora in fase di rodaggio, come la condivisione nel Sovracup piemontese delle agende delle strutture private accreditate, mostrano luci e ombre. Il mettere insieme le prenotazioni degli ospedali con quella delle cliniche, dei laboratori e degli ambulatori privati se da un lato consente di avere in tempo reale un’offerta complessiva, dall’altro in alcuni casi starebbe provocando una rapida saturazione proprio in alcune strutture accreditate. Problemi di assestamento o effetto legato all’ingorgo che da tempo caratterizza le prestazioni fornite dal pubblico. “Certamente per dare una risposta esaustiva alla domanda di riduzione delle liste d’attesa servirebbe il doppio del budget”, osserva Luigi Bocchiotti regional manager di Affidea, principale gruppo nel settore della radiodiagnostica in Piemonte. “La condivisione delle agende non è un processo semplice, ma stiamo procedendo rapidamente, mentre – aggiunge – i risultati positivi per i pazienti si stanno già vedendo”. Quella delle risorse, strettamente legata alla carenza del personale, è la questione principale. 

Appena una decina di giorni fa il presidente della Regione Alberto Cirio ha annunciato un ulteriore piano straordinario da 25 milioni e l’incarico ad Azienda Sanitaria Zero l’incarico di elaborarlo entro febbraio. Ma alle liste d’attesa, a quanto risulta allo Spiffero, sta da tempo lavorando anche la direzione regionale della Sanità retta da Antonino Sottile e da questo lavoro sinergico il Piemonte potrebbe finalmente trovare la risposta efficace e definitiva a un problema dal quale non è indenne nessuna regione del Paese. Alle liste d’attesa, ieri, è stato dedicato l’incontro di Cirio con i segretari regionali di CgilCisl e Uil. A loro il governatore ha elencato gli interventi, a partire dalle duemila assunzioni di personale sanitario, frutto dell’accordo raggiunto con i sindacati del comparto e della dirigenza medica all’interno dell’Osservatorio, che ha già portato a 250 assunzioni entro lo scorso 31 dicembre e confermando le restanti 1.750 entro la fine dell’anno.

Per quanto riguarda, in particolare, l’appena citato piano straordinario per la riduzione delle liste d’attesa delle prescrizioni programmabili, Cirio ha ribadito che dovrà essere pronto nel giro di un mese, ricordando di “aver già riportato le prestazioni urgenti e differibili ai livelli Pre Covid”. Un risultato, senza dubbio, guardando al recente passato, ma non certo del tutto sodisfacente visto che quello dei tempi necessari per visite, esami e ricoveri era già un grosso problema prima che arrivasse la pandemia.

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