INTERVISTA

"I 5s non vogliono l'accordo, non perdiamo altro tempo"

L'ex grillino Bertola, ora leader dei Verdi, non è sorpreso dall'impasse al tavolo con il Pd in Piemonte: "Li conosco, stanno piantando le loro bandierine insistendo su ciò che li distingue dai dem. A decidere è solo Conte". In sostanza "sono già in campagna elettorale"

“Solo un ordine di Conte può sbloccare questa impasse”. Da ex del Movimento 5 stelle, Giorgio Bertola, oggi capogruppo di Europa Verde a Palazzo Lascaris, non nutre molte speranze sulla conclusione positiva di una trattativa che si è trasformata in soap opera. Conosce bene tutti o quasi i componenti di quel tavolo con cui ha condiviso idee e battaglie in oltre dieci anni di militanza comune, culminati con la sua candidatura a governatore nelle Regionali di cinque anni fa. Poi la rottura con i vertici e l’adesione ai Verdi di Angelo Bonelli con cui tenterà la rielezione per un terzo mandato nel parlamentino piemontese. “Il tavolo regionale sul Piemonte ormai è in un vicolo cieco – prosegue – perché il M5s non ha realmente intenzione di andare con il Pd”.

Un passo che invece voi avete già compiuto come dimostra la presenza anche all'ultimo incontro del centrosinistra che si è svolto ieri sera. 
“Certo. Facciamo parte della coalizione e penso che solo un fronte il più ampio possibile possa essere competitivo contro Alberto Cirio e questo centrodestra”.

Vuol dire che lei imbarcherebbe anche gli ex compagni Cinquestelle, con cui non si è lasciato benissimo?
“Ho letto che Ivano Martinetti, mio collega in Consiglio del M5s, sarebbe in imbarazzo a sedersi a un tavolo con me. Vorrei dire che anche per me è lo stesso, ma penso al bene della coalizione e non alle mie antipatie personali”.

Non delle ottime premesse per trovare una strada comune…
“Diciamocela tutta, loro non credono in questa alleanza e poi a guardare chi sta conducendo le danze si capisce che ci sono anche interessi personali, come quello di Sarah Disabato, attuale capogruppo, a essere candidata a presidente”.

Quindi è stata tutta una messinscena?
“Alcuni temi sollevati dai miei ex compagni sono quelli tradizionali del M5s. Per esempio quando nella passata legislatura è iniziata la discussione sul partenariato pubblico-privato per la realizzazione del Parco della Salute il nostro gruppo regionale fece una battaglia dura contro quell’impostazione. Però ricordo anche che in quel periodo Chiara Appendino era sindaca di Torino e non spese una parola sull’argomento; e anche a fronte delle nostre richieste di uscire allo scoperto per darci manforte lei si tirò indietro adducendo la paura di spaventare gli investitori”.

Chiese anche a voi di abbassare i toni?
“No, questo no. Ci disse di andare avanti con la nostra battaglia ma senza tirarla in mezzo perché lei non ci voleva entrare”.

Ora però chiede al Pd un’abiura su quel sistema di finanziamento degli ospedali.
“Ha capito perché certe posizioni mi paiono un po’ pretestuose? Loro non stanno cercando un accordo, stanno piantando delle bandierine, marcando le differenze con il Pd e lanciando dei messaggi ai loro elettori. In sostanza loro stanno già facendo campagna elettorale contro il centrosinistra”.

E a questo punto cosa dovrebbe fare il Pd?
“Gli sforzi del Pd per allargare il campo sono andati avanti fin troppo tempo e questo ha impedito un percorso lineare per la scelta del candidato presidente. Noi, per esempio, non avevamo pregiudiziali su Daniele Valle, poi è arrivata un'altra candidatura e tutto si è bloccato. Ora basta perdere altro tempo, dobbiamo trovare un nome e iniziare a viaggiare spediti”.

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I Verdi presenteranno una loro lista?
“Certo siamo già al lavoro”.

Sarà insieme a Sinistra italiana, come alle scorse politiche e anche alle prossime europee?
“No. Il nostro Consiglio federale su questo si è già espresso: in Piemonte andremo da soli perché pensiamo che ci sia un voto d’opinione sulle tematiche ambientali, del cambiamento climatico e della transizione ecologica che possiamo e vogliamo intercettare”.

C'è chi dice che teme il confronto con i candidati di SI e il maggior radicamento sul territorio del deputato Marco Grimaldi. È così?
“Sono stato per due legislature in Consiglio regionale, ho sempre preso i miei voti, non temo nessuno e rispetto tutti”.