FINANZA & POTERI

Crt, su Ghigo dubbi di ineleggibilità. Cirio nella morsa tra Lega e FdI

L'ex governatore cerca un premio alla carriera ma la sua attuale presidenza del Museo del Cinema potrebbe impedirgli l'ingresso in fondazione. Gli scazzi nel centrodestra rischiano di favorire l'opposizione. E Lo Russo piazza Morgando, suo mentore politico

Un premio alla carriera per Enzo Ghigo. L’ex governatore berlusconiano del Piemonte è tra i papabili per un posto nel futuro Consiglio di indirizzo della Fondazione Crt in quota Regione. Ma l’ingresso in via XX Settembre potrebbe essergli sbarrato a causa del suo attuale incarico di presidente del Museo Nazionale del Cinema, ente che gode dei contributi della fondazione, motivo per il quale rischia di essere incandidabile o addirittura ineleggibile.

L’allarme è scattato nei giorni scorsi, quando è stato sollevato il problema e prontamente richiesto un parere giuridico agli uffici del Consiglio regionale, l’organo che dovrà indicare e votare le due terne da sottoporre alla Crt. Il decreto legislativo 39/2013, che stabilisce i casi di incompatibilità e inconferibilità ai vertici della pubblica amministrazione, sembrerebbe non lasciare spazio a dubbi ma trattandosi di una fondazione gli uffici di Palazzo Lascaris avrebbero preso in considerazione solo quanto previsto dallo Statuto della Crt. Anche in questo caso, però, pare strano che possa arrivare il via libera, almeno stando a quanto si legge nell’articolo 8.4 (lettera h), secondo cui tra gli incandidabili (non incompatibili) rientrano “coloro che ricoprano la carica di amministratore di organizzazioni rappresentative di soggetti destinatari degli interventi della Fondazione”. Come, appunto, il Museo del Cinema, di cui Crt è addirittura socio fondatore.

Al netto delle controversie normative, la designazione di Ghigo nel parlamentino della fondazione piemontese rappresenta per Alberto Cirio una sorta di “riconoscimento” politico al suo indiretto predecessore alla guida della Regione. Che fa il paio con quello che Stefano Lo Russo intende riservare a Gianfranco Morgando, mentore politico dell’attuale sindaco di Torino, anch’egli in predicato per uno scranno di consigliere in Crt. E così, mentre in perfetta sintonia – anzi in “concordia istituzionale” – si apprestano a trasformare l’organo di indirizzo della fondazione nel Monte Rushmore dei rispettivi avi, a farne le spese potrebbe essere un giovane virgulto della polita locale, l’ex assessore Giampiero Leo, consigliere uscente, sulla breccia solo dal 1975.

Nella prima terna proposta dal Comune di Torino oltre a Morgando compare l’imprenditrice Paola Allamano e l’avvocato Fabrizia Bussolino; l’altra è composta dall’ex presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Alberto Lazzaro, dall’ex assessore comunale Claudio Lubatti e dalla commercialista Raffaella Manniello. I nomi indicati dalla Città metropolitana sono quelli di Claudio Albanese, ex manager della Juventus, Claudio Chiarle, ex sindacalista della Fim Cisl torinese e Alberta Pasquero, ex politica del Canavese. Esclusa eccellente la notaia Maria Teresa Pelle, moglie di Giorgio Marsiaj.

Intanto proseguono le manovre all’interno dell’Assemblea di via Alfieri, dove il braccio di ferro tra Fratelli d’Italia e Lega potrebbe di nuovo favorire Alessandra Siviero, la candidata del centrosinistra, entrata in modo rocambolesco nello scorso mandato, quando il suo nome venne cooptato dal Consiglio al posto di quello indicato dalla maggioranza di centrodestra, cioè l’ex pm Antonio Rinaudo. Uno schiaffo che inizialmente venne imputato all’allora presidente Giovanni Quaglia ma che, secondo una più attenta ricostruzione, venne assestato da un drappello di palenzoniani in quello che oggi potrebbe apparire come il prequel della resa dei conti avvenuta l’anno scorso. Una lettura che coincide con la scelta della Siviero di sostenere Fabrizio Palenzona nella corsa contro Quaglia. In questo scenario va inserito il braccio di ferro tra Lega e FdI in Regione, dove il Carroccio minaccia di appoggiare la candidata del centrosinistra poiché i meloniani avrebbero prospettato l’idea di voltare le spalle a Carlo Picco (manager della Sanità adiacente, se non organico, al partito di Matteo Salvini) per la Compagnia di San Paolo. Al suo posto FdI potrebbe assecondare il piano di Palenzona di trasferire il “fedelissimo” Antonello Monti – classe 1980, una laurea in Agraria e un fitto curriculum di incarichi nel mondo ecclesiastico – dalla Crt alla Compagnia. Le terne che dovrà votare il Consiglio regionale sono due. Palenzona ha assicurato a Cirio che questa volta non ci saranno blitz: “Pescherò il primo di ogni terna” avrebbe fatto sapere al governatore. Che ora, però, teme scherzi nella sua maggioranza.

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