POLITICA & GIUSTIZIA

Sbatti il mostro Viale sul giornale, accuse (da provare) e sciacallaggio

Il metodo MeToo non lascia scampo: il sospettato di molestie è additato alla gogna pubblica e già condannato senza appello. E qualche avvoltoio politico ne approfitta. I radicali si ribellano: "Calpestate dignità personale e presunzione d'innocenza"

“È inaccettabile che una persona per cui si è aperto un procedimento penale venga a saperlo dai giornali”. Fuori dal coro di vibrante protesta che, in un crescendo di indignazione, già si è levato puntando l’indice contro il ginecologo Silvio Viale, accusato da quattro sue pazienti di molestie, arriva la nota dell’associazione radicale Adelaide Aglietta, la comunità in cui il medico torinese da vent’anni fa politica. Da Lotta continua ai Verdi, fino all’approdo nei Radicali, folgorato sulla via di Marco Pannella. Sono bastate ventiquattr’ore per far crollare il mondo sulle spalle di Viale, accusato dell’accusa più infamante; violenza sessuale. Da ieri è scomparso dai social, il suo telefono spento, lo studio dove il “mostro” avrebbe perpetrato i suoi reati perquisito dalle forze dell’ordine. L’ennesima fuga di notizie dalla Procura di Torino, i soliti diritti negati nei confronti di un indagato che il tribunale del popolo ha già condannato. Senza appello.

I suoi compagni radicali se la prendono con una “tipologia di giornalismo che mira a sbattere il mostro in prima pagina per far emergere sentenze popolari ancora prima dell’inizio delle indagini”. Un sistema che “non è giustificabile in alcun modo e dimostra insensibilità verso le implicazioni psicologiche, politiche e professionali che inevitabilmente comporta”. Proprio dai social, dopo qualche ora di sgomento, arrivano però le prime testimonianze di solidarietà: “Se e quando sarà, toccherà alla magistratura fare chiarezza sulle presunte vicende di cui oggi abbiamo letto su Silvio Viale. Ad oggi, i fatti sono questi: ha fatto più battaglie lui per i diritti delle donne che chiunque altro o altra che oggi lo giudica senza aspettare la fine della vicenda” scrive Saverio Mazza, dirigente del Pd di Torino. Viale infatti è il medico e politico che più si è battuto per la somministrazione della pillola Ru-486, il metodo meno invasivo per abortire. Sono centinaia le donne che si sono rivolte e affidate a lui.

Non si conosce l’identità delle quattro pazienti che lo accusano, coperte da quella privacy che lui evidentemente non merita. È il modello MeToo, quello a cui già si è assistito all’Università: il colpevole è additato alla gogna pubblica, anche quando – come nel caso del professore Federico Vercellone – non c’è alcuna denuncia ma solo “segnalazioni”. Acque torbide e melmose nelle quali sguazzano piccoli opportunisti, uno sciacallaggio politico approfittando del momento per rinvangare antiche ruggini e regolare vecchi conti. Un paio di colleghe della Sala Rossa provano a uscire dall’anonimato a cui la loro condizione di mediocrità politica le ha relegate: avrebbero subito anche loro angherie a colpi di “stupida”. Piccoli avvoltoi svolazzano su Palazzo civico. E così la condotta di Viale – tra i pochissimi che in Consiglio comunale hanno dato notizia di sé in questi anni – diventa segno inequivocabile di un potenziale maniaco: si è presentato in aula col kilt o in bermuda (ma era per contestare il regolamento del Consiglio), ha organizzato aperitivi a base d’insetti (per sostenere l’introduzione di farine più sostenibili a livello economico e ambientale), sedeva in Sala Rossa con la birra. Eccessivo, pirotecnico, intemperante, a tratti folcloristico, a volte greve. Di certo divisivo al punto da non passare mai inosservato. Troppo.

Interviene sull’argomento anche l’ex consigliere comunale grillino Vittorio Bertola: “Sulle accuse si esprimerà l’indagine – scrive sul suo profilo facebook – ma non è normale che prima ancora di qualunque prova siano colleghe della sua stessa maggioranza o addirittura della sua stessa lista ad attaccarlo pubblicamente su due piedi; sembra che non vedessero l’ora. Insomma, è triste vedere consigliere presunte di sinistra prendere di mira una persona che ha passato la vita a lottare per il diritto delle donne di abortire, usando come scusa il modo di essere sopra le righe che Viale ha sempre avuto equamente con tutti i colleghi di politica, di qualunque genere e partito fossero; peraltro, dopo che una manina interessata ha violato il segreto istruttorio per passare ai giornali il materiale con cui attaccarlo”. Per dirla con le parole dei suoi compagni di strada radicali: “Ben peggio della posizione giustizialista, questo è sciacallaggio politico”.

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