SCIUR PADRUN

Confindustria, fuori uno. Marenghi getta la spugna

L'imprenditore mantovano, cocco di Bonomi, abbandona la corsa alla presidenza di viale dell'Astronomia. Il suo misero pacchetto di voti distribuito tra gli altri contendenti. Orsini e Garrone già sicuri alla conta in assemblea. Gozzi in grande affanno

Fuori uno. Alberto Marenghi ha lasciato la corsa per la presidenza di Confindustria. Lo ha annunciato in una lettera inviata ieri ai saggi della commissione di designazione. Nella missiva il vicepresidente uscente di viale dell’Astronomia e “pupillo” di Carlo Bonomi, ha spiegato la sua decisione affermando di voler dare “un segnale di unità e di compattezza, premessa indispensabile per disegnare il futuro della nostra organizzazione attraverso il contributo di tutti”. Al netto della retorica, è riuscito a raggranellare un misero consenso (sotto il 5%) insufficiente a varcare la soglia del 20% per accedere al voto in assemblea.

Con l’uscita di scena dell’imprenditore mantovano, restano in campo gli altri concorrenti, a partire dai due più forti: Edoardo Garrone che si è già assicurato il passaggio alla seconda fase, e l’altro vicepresidente uscente Emanuele Orsini, il quale avrebbe messo in cassaforte oltre 180 voti certificati. Il terzo incomodo, Antonio Gozzi, fatica a trovare sostegni e spera di potersi giovare della rinuncia di Marenghi. La possibilità che se non tutto almeno una parte consistente del suo pacchetto vada a mister Duferco pare piuttosto peregrina, almeno a dar retta ai rumors interni all’organizzazione che considerano più plausibile si spalmi sui due principali contendenti.

Se è vero che l’obiettivo dei saggi – Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi – è anche quello di far convergere i voti verso una soluzione unitaria, non è detto che questo obiettivo debba essere raggiunto a tutti i costi, laddove la base associativa sia largamente divisa e articolata. Certo è che se sarebbe la prima volta di una conta a tre. Garrone, il presidente del gruppo energetico Erg, ha il sostegno dell’ex presidente Emma Marcegaglia e da Assolombarda, conta su territoriali importanti (Piemonte e Milano cui ha aggiunto, con una maggioranza risicata, il Veneto orientale). Orsini, l’imprenditore emiliano del food e del legno, partito bene con l’appoggio di Emilia-Romagna e Toscana, Sicilia e Sardegna, ha consolidato le posizioni con la conquista in particolare del Lazio. Il vero underdog potrebbe essere Gozzi. Il professore genovese titolare del gruppo Duferco ha nel carniere qualche provincia lombarda, Napoli, la sua Federacciai, la maggioranza di Federchimica, e qualche altra categoria minore. Dopo un primo voto del Consiglio generale dal quale usciranno i due finalisti, si procederà a un immediato secondo voto che deciderà il candidato unico per l’Assemblea del 23 maggio. E a questo appuntamento il presidente designato dovrà poi presentare la squadra e il programma per il voto finale.

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