DIRITTI & ROVESCI

Stop al fine vita in Piemonte, ora tocca al Parlamento

Il centrodestra vota l'incostituzionalità e affossa la proposta di iniziativa popolare sostenuta da 11mila firme. Ora la palla torna a Camera e Senato incalzati dall'aut aut della Consulta: "Se non intervenite, lo faremo noi", ha tuonato il presidente Barbera

Dovevano essere in molti col mal di pancia, ma dopopranzo se lo sono fatto passare. Il centrodestra ha affossato la legge sul fine vita in Piemonte, una proposta di iniziativa popolare sostenuta da 11mila firme e, da martedì scorso, anche da un sit in giornaliero sotto il Consiglio del Piemonte per chiedere ai consiglieri di discutere la proposta.

Stamattina i gruppi hanno espresso la loro posizione e prima di pranzo si è votato. È mancato un solo consigliere alla maggioranza di centrodestra per raggiungere il numero legale: era assente l’ex leghista Claudio Leone, approdato nel misto da neanche una settimana, ma non l’aveva fatto apposta. Gli indiziati per il “mal di pancia” erano in diversi, come il leghista Gianluca Gavazza. Ma al pomeriggio i numeri c’erano.

Il provvedimento che avrebbe dovuto spaccare la maggioranza non è riuscito nel suo intento. Qualche crepa è emersa anche nelle opposizioni: il Moderato (e cattolico ciellino) Silvio Magliano era già a favore della pregiudiziale di costituzionalità sostenuta dal centrodestra e ha votato con la maggioranza, la consigliera catto-dem Monica Canalis invece oggi non è venuta a Palazzo Lascaris. Un’assenza inusuale, e per nulla casuale.

Nella maggioranza in diversi ritenevano che la legge modificasse la norma sui livelli essenziali di assistenza (Lea), di esclusiva competenza statale. Viola l’articolo 117 della Costituzione, ha spiegato il presidente del Consiglio Stefano Allasia (Lega) perché “gli atti di disposizione del corpo, tra i quali rientra il suicidio assistito, incidono su aspetti essenziali dell’identità e dell’integrità della persona”.

Di tutt’altro parere il democratico ex sindaco di Alba Maurizio Marello che evidenzia come non si tratti di istituire un nuovo diritto al suicidio medicalmente assistito: “Nessuna Regione potrebbe legiferare in materia. Potrebbe farlo lo Stato e lo ha fatto, non attraverso una legge del Parlamento, ma attraverso una sentenza della Corte Costituzionale”. A tal proposito, anche se in senso opposto rispetto a Marello, cascano a fagiolo le parole di lunedì del presidente della Consulta Augusto Barbera, che ha richiamato all’ordine il legislatore: "Se rimane l'inerzia del Parlamento sul fine vita, la Corte costituzionale ad un certo punto non potrà non intervenire", ha spiegato, anche perché "si vanno moltiplicando le iniziative delle Regioni a supplenza del Parlamento".

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