FINANZA & POTERI

Palenzona se ne va e in Crt torna il sereno. Unanimità (senza presidente) sulle nomine

Il cda sconfessa Furbizio e archivia il caso del "patto occulto", mandando all'aria i suoi piani (il commissariamento dell'ente). Spartizione di comune accordo delle principali poltrone nelle partecipate. Il re del fast-food Canavesio si pappa le Ogr

Spira la bonaccia in via XX Settembre. Dopo settimane di turbolenze il Consiglio di amministrazione della Fondazione Crt torna il sereno, peccato che il clima di ritrovata concordia arriva solo con l’uscita del suo presidente. Fabrizio Palenzona, infatti, ha partecipato alla lunga seduta del board di ieri non in presenza ma da remoto e dopo aver preso atto della decisione del cda di archiviare definitivamente la questione del cosiddetto “patto occulto” si è scollegato stizzito. Con la defenestrazione del segretario generale Andrea Varese il caso è stato considerato chiuso. A quel punto il consiglio ha proceduto alle nomine in alcune importanti partecipate come le Ogr, finora guidate da Massimo Lapucci (l’assemblea è convocata per il 29 aprile), della società di sviluppo immobiliare Ream e di Equiter. Designazioni che sono state votate all’unanimità, anche da Maurizio Irrera e Marco Giovannini. Senza il presidente.

Alle Ogr va come presidente e amministratore delegato Davide Canavesio, imprenditore del fast-food, la cui moglie Barbara Graffino è stata recentemente cooptata nel consiglio generale della Compagnia di San Paolo. A lui anche un posto di consigliere in Equiter, investitore e advisor finanziario nel settore delle infrastrutture e dell’innovazione, assieme a Simona Cornaglia, avvocato torinese in passato nello studio di Michele Vietti. Sfratto definitivo per Giovanni Quaglia da Ream: sulla sua poltrona siederà Antonello Monti mentre alla vicepresidenza è stata indicata Caterina Bima (anche numero due in Ogr). Monti, figura controversa che vanta rapporti con le alte sfere della gerarchia ecclesiastica, è stato ieri sera al centro di una discussione dopo che sono stati resi pubblici alcuni messaggi whatsapp scambiati con Roberto Mercuri, lo staffiere di Palenzona, in cui garantiva fedeltà a Big Fabrizio salvo poi agire sottobanco. Ad Anna Maria Di Mascio, altra consigliera “ribelle” è andata la presidenza della fondazione Ulaop, una onlus che si occupa di genitorialità ed educazione. Avrebbero potuto dare un segnale indicando figure terze, fuori dalle beghe interne, hanno invece preferito la spartingaia. Così vanno le cose.

Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Nient’affatto. La sensazione è che la situazione che vede ormai Palenzona isolato, sconfessato nel suo operato dal cda, messo all’angolo dal parlamentino del Consiglio di indirizzo, snobbato dal Mef a cui si era rivolto forse con la segreta speranza di farsi nominare commissario per azzerare gli organismi, sia destinata a deflagrare. “Non è lucido, trasuda livore e risentimento”, a detta persino di chi ha visto di buon occhio il suo approdo in via XX Settembre. Per Palenzona si tratta comunque di un passo falso, l’ennesimo. Dopo la sportellata ricevuta in Acri, che avrebbe voluto contendere a Giovanni Azzone salvo poi ripiegare e chiedere (senza ottenere) una fantomatica delega su Cdp. Dopo il braccio di ferro in Unicredit, dove ha fatto il diavolo a quattro per far fuori il vicepresidente Lamberto Andreotti, colpevole di essersi messo di traverso alle sue mire espansionistiche, per ottenere due posti nel cda rimanendo con un pugno di mosche in mano. Dopo aver tentato di giocare una partita in F2i, disdettando il patto parasociale, ritrovandosi così ai margini. “Non ne azzecca più una”, commenta amaro un suo estimatore del passato deluso dalle recenti mosse.

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