OPERE & OMISSIONI

Pnrr, la sfida è finire i lavori nel 2026. Gentiloni visita il 5% del cantiere

Il commissario europeo nell'area dove è in costruzione la nuova biblioteca di Torino al Valentino. "Lo stato di attuazione è buono" ma "guai a scambiare la tabella di marcia con la conclusione di investimenti e appalti". Sotto la Mole opere per 465 milioni

Chi bene inizia è a metà dell’opera, anche se finora ha fatto solo il 5%. È pieno di elogi il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni a Torino, dove ha fatto visita ai cantieri che hanno preso il via coi fondi del Piano sostenuto dai fondi del Next Generation Europe. Il sindaco Stefano Lo Russo ha ascoltato visibilmente soddisfatto le parole di quello che, nel lontano 2018, fu l’ultimo premier del Pd: “Qui abbiamo un esempio di lavoro ben coordinato e di puntualità nel rispetto delle scadenze e degli appuntamenti. Penso che questo confermi la misura nella quale le città in Italia sono protagoniste nell’attuazione del Pnrr e dei suoi investimenti”.

Ma prima di lasciare giornalisti e fotografi scorrazzare per lo scheletro di quella che sarà la futura Biblioteca centrale di Torino, realizzata al 5% secondo quanto spiega il direttore dei lavori Fabio Maglione, Gentiloni ha voluto lanciare un monito: “Credo che gli anni che abbiamo davanti saranno forse i più impegnativi per l’attuazione del Pnrr a livello nazionale, quindi guai a scambiare la tabella di marcia con la conclusione di investimenti e appalti. Se uno guarda le dimensioni del lavoro che è in corso qui a Torino si rende conto che concludere tutto questo da qui al 2026 è una grandissima sfida che Torino sta portando avanti nel migliore dei modi ma che deve essere considerata una grandissima sfida anche in tutta Italia”.

Frase che avrà lasciato un brivido sulla schiena del sindaco che già parlava di “milestones” con l’aria dello studente modello che ha appena incassato una bella pagella. Va detto che i complimenti di Gentiloni si sono sprecati, e che i due sembravano intendersela tant’è che se ne sono andati insieme quasi subito, giusto il tempo di far parlare delle guerre in corso al commissario. Fatto sta che hanno lasciato da soli i giornalisti nella visita al futuro Teatro Nuovo. Qui i lavori sono appena iniziati, 28 milioni di euro per un teatro da 1.200 posti che, esattamente come l’attigua biblioteca, dovranno chiudersi entro il 30 giugno 2026. “Siamo in fase di demolizione, abbiamo portato via gli arredi esistenti”, spiega Davide Ceraso di Scr, la stazione appaltante dei lavori.

A Palazzo Civico sono stati illustrati al commissario lo stato di avanzamento dei tanti cantieri avviati in città grazie ai fondi del Pnrr, per un investimento complessivo di 465 milioni. Risorse cui si sommano fondi governativi ed europei come il Pn Metro Plus, il decreto aiuti o React-Eu portando il totale degli investimenti che contribuiranno a cambiare il volto della città entro la fine del 2026 a quasi un miliardo di euro. Per i soli cantieri Pnrr sono oltre 250 gli affidamenti e le procedure attivate e concluse e più di 200 imprese e professionisti coinvolti. Tra i principali investimenti, 211 milioni sono destinati al miglioramento del trasporto pubblico locale con nuove linee e il rinnovamento della flotta con mezzi ecologici, 166 milioni sono indirizzati sull’area del Valentino, per la riqualificazione del Parco, del Borgo Medievale, del Teatro Nuovo, il ripristino della navigabilità del Po e la realizzazione della nuova Biblioteca Civica Centrale a Torino Esposizioni. 77 milioni servono a riqualificare circa 100 edifici scolastici mentre 48 milioni per migliorare le biblioteche cittadine e le aree circostanti. E ancora 55 milioni per l’edilizia pubblica, 41 milioni per interventi di politiche sociali, 14 per il potenziamento dei servizi digitali per i cittadini.

Lo Russo non dovrà neanche preoccuparsi della spending review per i Comuni portata avanti dal Governo che, da legge di bilancio 2024, non riguarderà i Comuni che, come Torino, sono in piano di rientro. Anche se empatizza con gli altri municipi e contesta al provvedimento la “contraddizione che a esserne colpiti potrebbero essere proprio quei Comuni che hanno ricevuto i finanziamenti del Pnrr e si sono impegnati nella realizzazione di progetti per opere pubbliche attese dai cittadini”.

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