LA SACRA FAMIGLIA

"Violenze fisiche e psicologiche da mia madre". Elkann si confessa ad Avvenire

Il presidente di Stellantis: evitato il destino dell’Olivetti, oggi nelle nostre aziende in Italia lavorano 74000 persone, investiti 14 miliardi in 5 anni. Nel 2004 la famiglia Agnelli si è compattata per il rilancio della Fiat, ma mia madre si è chiamata fuori

Nella querelle sull’eredità Agnelli c’è un risvolto molto personale, privato, che affonda negli affetti. “Con mio fratello e mia sorella abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana. È una situazione che dura da vent’anni, da quando nel 2004, nel pieno della crisi di cui parlavamo prima, tutta la mia famiglia per senso di responsabilità si è compattata intorno alla Fiat, portando avanti le volontà di mio nonno. L’unica a chiamarsi fuori è stata mia madre. E invece di essere contenta, per la Fiat, per la sua famiglia, per la realizzazione del volere di suo padre, ha reagito nel modo peggiore”. Sono parole amare quelle che il presidente di Stellantis, John Elkann, pronuncia in un'intervista ad Avvenire, parlando della controversia legale in corso sull’eredità Agnelli. Elkann ha sottolineato di vivere la situazione “con grande dolore, che ha radici lontane. Insieme ai miei fratelli Lapo e Ginevra fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre. Questo ha creato un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni”. Da un punto di vista personale, ha detto il presidente, “nonostante il mio lavoro mi porti prevalentemente fuori dall’Italia, abbiamo deciso con mia moglie di abitare a Torino: qui sono nati i nostri figli e qui sono stati battezzati e vanno a scuola. Le nostre radici sono a Torino, un territorio a cui ci sentiamo legati e sul quale continuiamo a rafforzare il nostro impegno sociale”.

La saga inizia nel 2004, quando Margherita Agnelli (madre di John, Lapo e Ginevra) firma un accordo con cui rinuncia sia alle quote azionarie del padre Gianni, sia alla futura eredità della madre (Marella Caracciolo), verso il pagamento di 1,2 miliardi di euro. L’accordo prevede, inoltre, che Margherita provveda a versare una “rendita vitalizia” alla madre. Ma già nel 2007, ritenendo che ai tempi dell’accordo del 2004 le fosse stata nascosta una parte del patrimonio del padre, propone un’azione giudiziale volta a ottenere la rendicontazione dell’intera consistenza patrimoniale dell’eredità di Gianni Agnelli. La Corte di Cassazione ritiene infondate le richieste nel 2015, ma un nuovo giudizio è stato proposto da Margherita nel 2020 (al momento ancora in corso e che si associa ad altri tre giudizi pendenti tra Italia e Svizzera). La sua azione legale è finalizzata a contestare la validità dei testamenti con cui la madre, Marella Caracciolo, nominò come eredi John, Lapo e Ginevra.

L’intervista arriva dopo l’indagine della procura di Torino per presunte irregolarità fiscali, partita dall’esposto della madre Margherita. Secondo l’accusa, il presidente di Stellantis, con il commercialista torinese Gianluca Ferrero e l’amministratore dell'eredità di Marella Agnelli, si sarebbero accordati per spostare la residenza della nonna in Svizzera per non pagare le tasse in Italia. Se questo fosse dimostrato Margherita Agnelli potrebbe far decadere l’accordo del 2004 e a quel punto rientrare in possesso dell’eredità della madre, potendo coinvolgere anche i cinque figli avuti dal secondo matrimonio con Serge De Pahlen. Una situazione che stravolgerebbe gli equilibri delle società del gruppo Stellantis.

“Guardiamo ai fatti: il nostro destino 20 anni fa era quello dell’Olivetti, una delle grandi realtà del nostro Paese. Che con il susseguirsi di diverse proprietà, cattiva gestione e ingegneria finanziaria che prendeva il posto dell’ingegneria di prodotto, oggi non esiste più. Un’altra possibilità, ugualmente infelice, era la nazionalizzazione, come nel caso dell’Alitalia o dell’Ilva. E invece non è andata così” spiega Elkann. “Oggi l’insieme delle nostre aziende dà lavoro a più di 74mila persone in Italia, dove abbiamo investito negli ultimi 5 anni 14 miliardi, creando prodotti competitivi sui mercati mondiali. Ricordo ancora la nostra emozione nel vedere le prime Jeep uscire dalle linee di Melfi e le navi che erano state acquistate per trasportarle dalla Basilicata all’America”.

“Il nostro rapporto con il governo italiano, così come con i governi di tutti i paesi dove operiamo, è di massimo rispetto, sempre alla ricerca del dialogo”, dice Elkann richiamando le polemiche con il governo italiano che ha vietato fra l’altro la vendita di auto che richiamino in loghi o nomi il Made in Italy se prodotte all’estero. “E siamo sempre pronti a confrontarci, per condividere le nostre prospettive e quelle dei paesi dove siamo presenti”. Elkann sottolinea anche che «Mirafiori negli ultimi anni ha beneficiato di investimenti che hanno permesso l’avvio di attività addizionali alla produzione di auto: abbiamo inaugurato il centro di ricerca e di test sulle batterie elettriche, la produzione delle trasmissioni elettrificate, il campus di uffici sostenibili e il centro per l’economia circolare. E questo grazie anche alla lungimiranza di un sindaco, Stefano Lo Russo, e di un presidente di Regione, Alberto Cirio, peraltro di colori politici diversi: il percorso che stiamo tracciando, che include anche la nuova 500 ibrida, è frutto anche di questa buona politica”.

Elkann spiega anche che cosa sia il gruppo nato dalla fusione tra Fiat-Chrysler e la francese Psa: “Stellantis opera in tutto il mondo, ha forti radici in America, Francia e Italia, e nel suo top management ci sono tante nazionalità: l’ad è portoghese, la responsabile finanziaria è americana, il capo della tecnologia è croato. Guardando ai marchi: il responsabile del marchio Jeep è italiano, quello di Peugeot inglese, quello dell’Alfa Romeo è francese. È nel pieno rispetto delle identità nazionali che sta la vera forza e la ricchezza di Stellantis”.

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