FINANZA & POTERI

Ispettori in casa e commissario alla porta. Crt, Poggi in bilico e Gaidano si dimette

Uno dei sette consiglieri raggiunti ieri dagli avvisi di garanzia fa un passo indietro. Plenum incompleto e quindi elezione del presidente a rischio. Voci insistenti di nuove comunicazioni giudiziarie questa volta indirizzate ai membri del cda

Gli ispettori sono arrivati e il commissario è dietro la porta. La strada della Fondazione Crt pare segnata e, con ogni probabilità, non passerà dall’elezione di Anna Maria Poggi alla presidenza, neppure con un’astrusa formula “con riserva” come prospettato nelle scorse ore dall’entourage vicino alla giurista torinese. Venerdì prossimo, 7 giugno, giorno fissato per la nomina dopo la deroga di quindici giorni allo statuto concessa dal Mef, è probabile che il Consiglio di indirizzo prenda ulteriore tempo. Anche perché nel frattempo, il parlamentino dell’ente ha perso un proprio componente, Gianluca Gaidano, uno dei sette raggiunti ieri dagli avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Torino nell’ambito dell’indagine per “per interferenze illecite sull’assemblea” ha rassegnato le dimissioni. Un’azione giudiziaria, quella condotta dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Paolo Del Grosso e Lisa Bergamasco, scaturita dall’esposto su presunte violazioni statutarie e normative presentato dal segretario generale Andrea Varese, dopo le sue dimissioni il 19 aprile scorso, che hanno preceduto quelle del presidente Fabrizio Palenzona il 23 aprile.

L’interrogativo è se il plenum a questo punto non nella sua integrità a seguito delle dimissioni di Gaidano possa procedere con l’elezione. I pareri divergono, ma più che materia per legulei la questione va affrontata tenendo conto di tutte le implicanze, politiche e giudiziarie. Inoltre, i consiglieri colpiti dall’addebito giudiziario posseggono ancora il requisito di onorabilità indispensabile a ricoprire il ruolo? Più che opportuna la prudenza, mentre si avviano gli accertamenti disposti dal Tesoro, i magistrati procedono a spron battuto nell’inchiesta ogni azione va ponderata con cautela, evitando di fare mosse che possano alimentare ulteriori polemiche e, men che meno, offrire la lettura di uno scontro con le istituzioni. Si vedrà ad horas.

Anche perché, a dar retta ai refoli di Palazzo Caccia, le comunicazioni giudiziarie non si esaurirebbero negli atti recapitati ieri, anzi starebbe per arrivare – o sarebbe addirittura già partita – una seconda tranche di avvisi di garanzia, questa volta rivolti ad alcuni consiglieri di amministrazione. Gli occhi sono puntati sui tre che con Antonello Monti (già raggiunto dalla comunicazione) sono stati gli artefici del putsch: Caterina Bima, Davide Canavesio e Anna Maria Di Mascio. I “quattro dell’Ave Maria” che dopo aver sfiduciato il segretario generale, colpevole di aver segnalato alla Vigilanza il presunto “patto occulto” senza prima passare dal cda, nella seduta successiva, con Palenzona “disconnesso” e ormai con un piede fuori da via XX Settembre, si sono poi autonominati ai vertici di alcuni importanti enti controllati. Secondo altre fonti, anche gli altri due consiglieri – Marco Giovannini e il vicepresidente Maurizio Irrera, attuale reggente – potrebbero essere chiamati a dar conto delle loro responsabilità, avendo votato in accordo con i “congiurati”.