FINANZA & POTERI

Crt, lascia un altro consigliere. Voci su Saluzzo commissario

Dopo Gaidano anche Viazzo si dimette dalla fondazione. Ora il CdI scende a 20 componenti. Li seguiranno i consiglieri indagati? Intanto il cda resta asserragliato. Rumors romani danno in arrivo l'ex magistrato in via XX Settembre. Difficile (e inopportuno)

Quello che per alcuni potrebbe segnare l’inizio di un fuggi-fuggi generale, in Fondazione Crt viene rubricato come una scelta dettata da motivi personali. Certo è che le dimissioni odierne di Fiorenza Viazzo dal Consiglio di indirizzo alimentano congetture e sospetti che da mesi regnano all’interno e all’esterno di via XX Settembre. L’imprenditrice biellese, classe 1978, espressione dell’ala palenzoniana e, da un punto di vista geografico, del quadrante Nord della regione, cooptata nell’attuale mandato, è legatissima ad Antonello Monti, il consigliere di amministrazione protagonista del “voltafaccia” che ha portato alla defenestrazione dell’allora segretario generale Andrea Varese e delle conseguenti dimissioni dalla presidenza di Fabrizio Palenzona. Ma se il nome di Viazzo compare in calce all’elenco, non firmato, del documento intitolato “Patto di consultazione e di pre-adesione a Gruppo Consiliare La Fondazione di Domani nel Consiglio di Indirizzo FCRT” – ovvero l’atto fondativo del famigerato “patto occulto” – non risulta nel registro degli indagati. Sarebbe stata sentita dagli inquirenti, guidati dall’aggiunto Marco Gianoglio con i sostituti Lisa Bergamasco e Paolo Del Grosso, che non si stanno limitando a scandagliare le dinamiche che hanno portato al rinnovo del Cdi ma anche tutte le nomine decise la notte del 22 aprile dal Cda. Al momento, la Procura di Torino ha recapitato l’avviso di garanzia a Paolo Garbarino, Michele Rosboch, Davide Franco, Elisabetta Mazzola e Gianluca Gaidano. Oltre a Monti e all’ex consigliere Corrado Bonadeo, la “mente” del patto.

A un certo punto del pomeriggio – mentre era in corso l’insediamento e la designazione dei coordinatori delle tre commissioni (andate a Giampiero Leo, Arte e cultura; Giuseppe Tardivo, Istruzione, e Cristina Di Bari, Bilancio e investimenti) – si è diffusa la voce di imminenti dimissioni da parte di tutti gli indagati, mossa che avrebbe inevitabilmente reso problematico il prosieguo dell’attività dell’organo, già oggi passato dai 22 membri previsti dallo Statuto agli attuali 20. Voce, a quanto sembra, priva di fondamento.

Altrettanto infondati i rumors piombati in città da ambienti politici romani che indicano in Francesco Saluzzo il commissario individuato dal Mef per rimettere ordine in Crt. Dando per assodata una decisione nient’affatto scontata, non possono non risultare evidenti le ragioni di inopportunità di una tale eventuale scelta. Non certo per il profilo professionale dell’ex magistrato torinese quanto i legami tra l’ex procuratore generale e l’allora vicepresidente del Csm Michele Vietti. Sarà il Tribunale di Milano, a cui lo stesso Saluzzo si è rivolto denunciando per diffamazione Piero Amara, a far luce su quegli aspetti della fantomatica “Loggia Ungheria” che avrebbero svolto un ruolo nella sua nomina a capo della procura generale di Torino. Semmai il fatto che la consorte di Vietti, Caterina Bima, sieda nel Cda dell’ente ed anzi sia stata tra i “congiurati” rende davvero inverosimile l’ipotesi.

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