SANITÀ

Tre milioni di esami e visite in più. Il Piemonte taglia le liste d'attesa

Prestazioni aumentate del 20% rispetto allo scorso anno per i prossimi sei mesi. Offerte commisurate alle richieste per ogni singola prescrizione. Ridurre i tempi ed evitare spostamenti nella regione. Resta il nodo del Cup, probabili ritardi sulla gara

Tre milioni di prestazioni ambulatoriali in più da qui a fine anno. È la parte più sostanziosa e immediata della ricetta di Alberto Cirio per ridurre le liste d’attesa e tradotta in pratica nella “cucina” al quarto piano del grattacielo, ovvero la direzione regionale della Sanità che fa capo ad Antonino Sottile, “il cuoco” cui spetta distribuire accuratamente gli ingredienti e controllare che nulla vada bruciato.

Un incremento non inferiore al 20% rispetto alle visite e agli esami effettuati sul territorio piemontese negli ultimi sei mesi dello scorso anno. È ciò che si prospetta nel piano cui in Regione Piemonte si lavora da mesi e che nel giro di alcune settimane dovrebbe produrre i primi effetti sulla riduzione dei tempi di attesa e, non di meno, sulle risposte alle richieste dei pazienti contenute entro un’area di quadrante, senza indicazioni che rimandino a lunghi spostamenti da un capo all’altro del Piemonte per ottenere quanto dovuto.

Venerdì scorso tutti i vertici delle Asl sono stati convocati in direzione regionale per le indicazioni sulla messa in pratica di un intervento che non solo accresce la quantità di prestazioni, ma cambia anche molti criteri rispetto al passato. Innanzitutto, e non si tratta di cosa da poco, le aziende sanitarie riceveranno i fondi, attinti ai 25 milioni stanziati dal Governo, in maniera mirata alle prestazioni fornite e le stesse prestazioni saranno messe a disposizione dei pazienti in base alla richiesta dell’area territoriale di ciascuna Asl. Ed è questo il criterio su cui si è basata la stesura del piano, ovvero calibrare ciascuna visita specialistica o attività ambulatoriale sulla domanda, fornendo la risposta adeguata dal pubblico e qualora ciò non sia possibile acquistando i servizi dal privato accreditato. Tant’è che dei tre milioni una quota attorno alle 500mila prestazioni sarà fornita proprio dagli operatori privati che già operano nell’ambito del sistema sanitario regionale. 

Si farà, insomma, ciò che non era mai stato fatto, ovvero incrociare la disponibilità delle cliniche, dei laboratori e degli ambulatori con le necessità della popolazione di quell’area in un contesto dove strutture pubbliche e private devono adattare i loro servizi ai bisogni dei pazienti, evitando che l’offerta di visite ortopediche superi la necessità di quella zona, mentre ci si trova di fronte a richieste di esami cardiologici che non trovano adeguata risposta. 

Altra innovazione riguarda, come accennato, all’impiego delle risorse economiche sia per quanto riguarda il pubblico e il privato che vedrà il pagamento dei servizi forniti dalle strutture accreditate a consuntivo, in maniera tale da monitorare costantemente non solo la spesa, ma anche il flusso delle prestazioni. Con in più la specificazione, Asl per Asl, del numero previsto delle singole prestazioni calibrate su territori abbastanza circoscritti, in maniera tale da spendere al meglio i soldi e, soprattutto, accentuare quel tipo di visita o esame di cui c’è maggiore richiesta e non eccedere in quelli che sono meno richiesti in quell’area geografica definita. 

Le direttive impartite dai direttori generali sono chiare, le risorse finanziarie ci sono, quindi quella che se non una terapia d’urto certamente un importante cambio di passo lo rappresenta, dovrebbe presto dare segnali sul fronte dei tempi di attesa, evitando situazioni tutt’altro che omogenee sul territorio piemontese per quanto concerne la risposta alle richieste dei pazienti. Risposte e richieste che, tuttavia, incontrano ancora spesso un collo di bottiglia nel Cup, il centro unico di prenotazione la cui inadeguatezza e le cui carenze sono unanimemente riconosciute come uno degli ostacoli più gravi sulla strada della riduzione delle liste d’attesa.

Di un nuovo sistema che sostituisca quello adottato negli ultimi periodi della giunta regionale di centrosinistra guidata da Sergio Chiamparino, ha parlato anche appena dopo la sua rielezione lo stesso Cirio annunciando la gara entro la fine dell’estate, anche se nei piani originari il bando era previsto entro giugno e a questo sta lavorando da mesi il direttore generale di Azienda Sanitaria Zero Adriano Leli, il quale in un recente colloquio con lo Spiffero aveva messo in evidenza le pesanti carenze dell’attuale Cup. “È un software che non riesce a stare dietro alle scelte e alle decisioni che vengono assunte e che debbono essere immediatamente applicate”, sostiene Leli che lavorando al capitolato per la gara annuncia che “metteremo dei requisiti che assicurino un’adeguata flessibilità del sistema, rispetto alle richieste che giungeranno di volta in volta dai vertici della sanità e il call center dovrà avere dei livelli di servizio adeguati al carico di chiamate”.

L’appalto con l’attuale società fornitrice dei servizi scade a settembre e, dunque, i tempi sono a dir poco stretti. Facile, a questo punto, non escludere uno slittamento sull’iniziale tabella di marcia per vedere in funzione un nuovo centro unico di prenotazione che sia di aiuto e non, come oggi, di ulteriore aggravio per chi ha bisogno di una visita o un esame. Prestazioni che, anche con un sistema informatico perfetto, devono comunque essere disponibili nella quantità e nei tempi previsti. Che poi è l’obiettivo principale, verso il quale auspicabilmente dovrebbe condurre l’incremento disposto con il piano appena varato e che, probabilmente, sarà riconfermato anche per il prossimo anno.

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