FINANZA & POTERI

Veni, vidi ma non vici. Poggi attapirata. Al Mef bocche cucite sul destino di Crt

La missione romana della neo presidente non sblocca la situazione. Ricevuta dal solo dirigente Meola che si è ben guardato dallo sbottonarsi. Intanto in fondazione si rincorrono voci su dimissioni di Irrera e Monti. E la procura procede nell'indagine

“Prego professoressa, si accomodi. A cosa dobbiamo la sua visita?”. Grossomodo in questi termini, secondo radio fante, è stata accolta nel primo pomeriggio Anna Maria Poggi al Mef. A ricevere la giurista torinese, dallo scorso 7 giugno presidente della Fondazione Crt, è stato Vincenzo Meola, dirigente della Direzione del Tesoro, responsabile dell’ufficio che sovrintende all’attività di vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria.

Al netto della cortesia di prammatica il ministero ha inteso sottolineare il fatto che a chiedere l’incontro sia stata la professoressa, evidentemente smaniosa di riferire quanto da lei fatto per tentare di rimettere in carreggiata l’ente e scongiurare il commissariamento. Propositi ascoltati con attenzione dall’alto dirigente il quale però non si sarebbe sbottonato circa gli intendimenti del ministero. Del resto, se la presenza del titolare del dicastero, Giancarlo Giorgetti, non era contemplata, l’assenza del direttore generale Marcello Sala è di per sé eloquente della condotta di massima cautela che il Mef vuole tenere in questo frangente.

Veni, vidi ma non vici: Poggi rientra a Torino con le stesse certezze con le quali era partita, ovvero che nulla è scontato e tutto è possibile. Nella romana via XX Settembre stanno monitorando ciò che potrebbe presto succedere nella omonima via torinese, dove ha sede il quartier generale della fondazione. Vengono tenute d’occhio le mosse del vicepresidente Maurizio Irrera, che starebbe valutando l’ipotesi di dimettersi dal cda, subordinando però la decisione al contestuale passo indietro degli altri consiglieri. Anche Antonello Monti, unico componente del cda finora sotto indagine per il presunto “patto occulto”, avrebbe manifestato la disponibilità a dimettersi, lamentando però che “gli altri tre non me lo lasciano fare” (affermazione piuttosto singolare per un esponente del mondo ecclesiale che dovrebbe maneggiare a menadito il concetto di libero arbitrio).

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