GIUSTIZIA

Bigotti assolto, la quinta volta

Imputato di concorso in corruzione in atti giudiziari nel cosiddetto "Sistema Siracusa", la Corte d'Appello di Messina assolve l'imprenditore pinerolese "per non aver commesso il fatto" e "perché il fatto non sussiste". L'accanimento giudiziario

“È stata dura, ma non mi sento vittima. Ho continuato a lavorare e fare progetti: famiglia e lavoro sono le uniche cose di cui un uomo ha bisogno per vincere anche le avversità più dure”. Ezio Bigotti, 60 anni, imprenditore pinerolese, non ha l’indole del piangina. L’ex enfant prodige del Facility Management nella gestione del patrimonio immobiliare e dell’efficientamento energetico, settore nel quale si è imposto in poco tempo tra i leader a livello nazionale con la sua Sti (oggi Gione Spa), incassa l’assoluzione, la quinta nei cinque procedimenti giudiziari in cui, a vario titolo, è stato coinvolto negli ultimi vent’anni.

Qualche settimana fa a Messina la seconda sezione penale della Corte d’Appello, presieduta dal giudice Carmelo Blatti, ha pronunciato una sentenza legata ad una pesantissima vicenda che lo riguardava e ne ha decretato, senza tentennamenti, l’assoluzione su entrambi i capi di imputazione: in un caso “per non aver commesso il fatto”, nel secondo “perché il fatto non sussiste”. Imputato di “concorso in corruzione in atti giudiziari” nell’ambito di un’inchiesta condotta da Procura e Finanza a inizio 2018 sul cosiddetto “Sistema Siracusa”. Una vicenda che, visti i nomi eccellenti degli indagati (da Piero Amara a Denis Verdini), fece grande scalpore, culminata in una maxi operazione con 15 ordinanze di arresto accusate far parte di un sistema capace di condizionare indagini e procedimenti giudiziari. Per Bigotti significò un lungo periodo, due anni, ai domiciliari a S. Pietro Val Lemina: una prima tranche dal 6 febbraio al 3 dicembre 2018, e la seconda dal 23 febbraio 2019 al 17 marzo 2021.

In primo grado Bigotti fu condannato 7 anni e 6 mesi, la Corte d’Appello ridusse poi lievemente la pena a 6 anni e 8 mesi ma la Cassazione il 30 novembre 2022 annullò il verdetto ordinando che il fascicolo fosse rinviato alla Corte di appello. Da questo nuovo processo, conseguente al rinvio disposto dalla Cassazione, discende l’assoluzione con doppia formula piena dello scorso 11 luglio e di cui saranno note tra 90 giorni le motivazioni. “Non abbiamo mai perso la fiducia – assicura il difensore dell’imprenditore, Cesare Placanica, già presidente della Camera Penale di Roma –. In mano avevamo due sentenze della Cassazione a noi favorevoli (la prima quella che dispose l’annullamento della custodia cautelare inflitta al Bigotti). Non si poteva che arrivare a questa conclusione”. Il legale, inoltre, sottolinea quella che sembra ormai una costante nei confronti di Bigotti: “Ogni volta che la sua posizione esce dalla fase delle indagini, dove vige la cultura del sospetto, e giunge alla fase giurisdizionale, arriva un’assoluzione: ormai è una regola. Questa è la quinta e vuol dire che la giurisdizione, terza ed indipendente, spesso funziona”.

Ezio Bigotti, infatti, nel 2021, è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste dall’accusa di bancarotta fraudolenta che nel 2018 gli costò un anno di arresti domiciliari. Nel 2023 è stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di turbativa d’asta nata dall’inchiesta condotta dalle procure di Roma e Napoli sul maxiappalto Consip da 2,7 miliardi di euro denominato Facility Management 4: per l’accusa l’ipotesi si basava sul sistema corruttivo costruito dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, anche con l’aiuto dell’ex senatore Verdini in contatto con i vertici della Consip. Nel 2023 è stato assolto dall’accusa di corruzione e concussione sempre nell’ambito degli appalti Consip. La quinta è l’archiviazione della posizione di Bigotti dall’inchiesta sulla corruzione dei giudici del Consiglio di Stato.

“La prova – commenta Bigotti – è stata dura fra misure cautelari, sequestri preventivi per complessivi 41 milioni di euro e danni incalcolabili alle società. Per tacere della questione legata alla compliance, che agisce come una condanna di fatto, molto prima che i giudici si pronuncino. Ma non mi sento vittima, il sistema giuridico non è che lo specchio della società in cui viviamo”.

print_icon