ASSISTENZA & SANITÀ

Rsa, caos tariffe in Piemonte

Molte aziende sanitarie non hanno applicato dal delibera con gli aumenti. Gestori sulle barricate: "Mancano 10 milioni". Vertice al grattacielo e disposizioni perentorie ai direttori generali. Aiuti "ponte" per chi attende la presa in convenzione di anziani e disabili

L’accordo c’è, la delibera pure, ma l’aumento del 3,5% della quota sanitaria i gestori delle Rsa piemontesi l’hanno visto solo in parte. Ancora una volta, ogni Asl ha agito come fosse una repubblica indipendente. C’è quella che ha recepito la disposizione della Regione Piemonte che per questo aggiornamento delle tariffe ha messo sul tavolo 16 milioni di euro, ma c’è pure quella che si è comportata come se quell’atto non fosse stato approvato dalla precedente giunta o, ancora, quel direttore generale che paventando ricorsi al Tar ha preso pure lui tempo. Il risultato “è una situazione a macchia di leopardo, dove ciascuna azienda sanitaria che ha deciso a modo suo con il risultato che il settore attende ancora di incassare circa 10 milioni”, come spiega Michele Assandri presidente di Anaste, una delle associazioni dei gestori. E dire che l’accordo non è dell’altro ieri.

L’aumento del 3,5% che non impatta sui costi delle famiglie di anziani e disabili non autosufficienti era stato raggiunto e siglato tra Regione e associazioni di categoria lo scorso febbraionel corso del quale era stata espressa da entrambe le parti la volontà di affrontare le difficoltà del settore e di individuare una strada che consentisse di sostenere il sistema senza, appunto, gravare sulle famiglie. Nella stessa circostanza i gestori delle strutture avevano riconosciuto l’impegno della Regione, che già nel 2021 aveva provveduto a un primo adeguamento delle risorse, per contro da parte dell’amministrazione era stata ribadito l’apprezzamento per il ruolo attivo e partecipe delle Rsa nella gestione della pandemia. Insomma, pareva mancasse solo il brindisi.

In realtà è bastato qualche mese per scoprire che mancava ben altro. Non i soldi stanziati dalla Regione, piuttosto quegli atti che non poche Asl (all’inizio quasi tutte) adducendo i motivi più disparati si sono rifiutati di compiere. “Questo – aggiunge Assandri – ha provocato un effetto a catena impendendo la fatturazione e quindi l’introito delle rette, così come l’anticipo sulle fatture stesse da parte degli istituti i credito”. Le lamentele da parte dei gestori arrivano ben presto ma una sorta di tregua elettorale congela tutto fino al voto che ha portato alla nuova amministrazione regionale. 

E proprio uno dei primi atti della giunta appena insediata è stato, ieri, l’intervento per sbloccare quelle situazioni ancora incagliate. Al grattacielo con gli assessori alla Sanità Federico Riboldi e al Welfare Maurizio Marrone e il direttore regionale Antonino Sottile, pare essersi finalmente sbrogliata la matassa. Proprio una lettera di Sottile ai direttori generali delle Asl dovrebbe sciogliere ogni dubbio e, soprattutto, ribadire a ogni azienda sanitaria la tempestiva attuazione della delibera. “È stata condivisa le necessità della piena e omogenea applicazione da parte di tutte le Asl dell’aumento della quota sanitaria”, riferisce Michele Colaci, portavoce del tavolo interassociativo. 

Nell’incontro di ieri è stato stabilito un ulteriore adeguamento tariffario pari allo 0,5% a decorrere da questo mese, mentre a ottobre Regione e gestori torneranno a riunirsi per stabilire gli aumenti della quota sanitaria per il biennio 2025-2026, come peraltro già previsto dall’accordo di febbraio. Aumenti che, come spiega allo Spiffero Marrone “sono fondamentali per il livello qualitativo di un servizio che, ricordiamolo, è rivolto a fasce deboli come anziani e disabili”. Un’esigenza che, come aggiunge il titolare del Welfare, “va contemperata con quella di non rendere le tariffe troppo pesanti per quelle famiglie che non sono in convenzione, ovvero quelle che pur in attesa della stessa convenzione sono in regime totalmente privatistico” e sulle quali grava anche la quota sanitaria. Su questo aspetto la soluzione passa sulla velocizzazione, peraltro già in atto, del passaggio alla convenzione, ma anche sull’aiuto che la Regione fornisce attraverso Scelta Sociale, ovvero il progetto che si basa su fondi europei con cui la Regione sostiene già circa 4mila famiglie con 600 euro al mese. Fondi europei che la nuova giunta intende riprogrammare per gli anni a venire “proprio per continuare a finanziare – aggiunge Marrone – questo sistema che ci ha consentito di aiutare tutti coloro che sono in attesa della convenzione per i famigliari ospitati dalle Rsa”. 

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