SANITÀ

Ambulanza senza medico in Procura. Piemonte stoppa la riforma del 118

Esposto alla magistratura sul protocollo di Azienda Zero per sopperire alla carenza di professionisti. Sotto accusa gli algoritmi per gli infermieri. La Regione rinvia l'inizio del piano previsto per ottobre. Gli Ordini contro l'azienda diretta da Leli

L’algoritmo finisce alla Procura della Repubblica e il nuovo protocollo per l’Emergenza 118 predisposto per utilizzare le ambulanze con infermiere, ma senza medico a bordo è stato congelato con la sospensione della sua entrata in vigore prevista per ottobre. “Ho concordato con il presidente Alberto Cirio di chiedere la sospensione della delibera – spiega l'assessore Federico Riboldi – perché riteniamo di dover fare un approfondimento maggiore con tutte le associazioni di categoria e tutti i portatori di interessi legati al settore rispetto ad una tematica che investe il sistema dell’emergenza-urgenza che è per sua natura un mondo complesso, fatto di donne e uomini che con abnegazione operano quotidianamente e che merita, così come richiesto dalle categorie, un approfondimento”.

Ma è un dettagliato e articolato esposto quello presentato alla magistratura torinese da un medico che, evidenziando nella delibera predisposta da Azienda Sanitaria Zero con efficacia su tutto il territorio regionale una serie di violazioni di legge, chiedendo anche l’intervento dei carabinieri del Nas. Di fronte alla denuncia alla Procura, oltre che a una dura presa di posizione di tutti gli Ordini provinciali dei medici del Piemonte, nelle scorse ore ai vertici dell’assessorato e della direzione della Sanità si è ragionato sulla sospensione della delibera che poi in effetti è arrivata. 

La stessa Super Asl, diretta da Adriano Leli sulla questione del protocollo per il 118, sarebbe in procinto di vedere un intervento se non di avocazione, certamente di decisa supervisione e tutela da parte dei vertici regionali. Difficile non leggere sotto questa luce le parole di Riboldi quando rimarca che “dobbiamo condividere al massimo le scelte per fare in modo che siano risolutive; vedo in un tavolo congiunto tra tutti gli ordini professionali la possibilità di addivenire ad ottobre ad una soluzione congiunta che possa fare il bene della sanità piemontese e quindi dei nostri pazienti”. Un segnale che suona anche come risposta ai sindacati di medici e infermieri, ma anche ai rispettivi Ordini professionali. Proprio da quelli dei camici bianchi nelle scorse ore è, infatti, arrivata un comunicato dai toni molto duri che si conclude con la richiesta urgente di un incontro con l’assessore. 

La questione è quella, già emersa all’annuncio del nuovo protocollo basato su una serie di algoritmi che permetterebbe di sopperire alla carenza di personale medico con l’impiego del solo infermiere a bordo dell’ambulanza, il quale dovrebbe operare seguendo quanto previsto per ciascuna tipologia di intervento e di patologia o trauma, con eventuale supporto a distanza del medico posizionato in centrale il quale, a sua volta, potrebbe autorizzare la somministrazione di farmaci per i quali la legge prevede la prescrizione (e quindi la presenza) del medico stesso. Proprio questo aspetto è principalmente alla base delle forti perplessità, se non aperte contrarietà, di molti professionisti e dei loro stessi ordini professionali. 

La federazione regionale degli Ordini dei medici, come si legge in una nota, “esprime preoccupazione e sconcerto per il modo con cui la Regione, e in particolare Azienda Zero, stanno ritenendo di affrontare il problema della grave carenza di medici del sistema territoriale Emergenza 118”. Gli organismi professionali dei camici bianchi attaccano l’azienda diretta da Leli, smentendo le sue affermazioni circa la presentazione del nuovo protocollo agli Ordini, che invece a loro dire è avvenuta “in modo difforme e frammentario”, ma soprattutto “è stato disatteso l’impegno di nuovi incontri per un necessario aggiornamento sugli algoritmi”.

Non meno pesanti gli ulteriori passaggi del documento, come quello in cui si rimarca il fatto che “la grave carenza di medici non può essere surrogata in modo semplicistico tramite delega ad altre figure professionali nell’ambito sanitario” e ribadendo che “la professionalità e la peculiarità dell’atto medico non possono essere acquisite tramite delibere, leggi o regolamenti che spesso vanno a confliggere con la normativa nazionale”. E proprio qui sta il nodo della questione che può scivolare in fretta nel penale e in quella medicina difensiva che, legittimamente, scatta di fronte a un’ipotesi di non corretta attuazione delle pratiche sanitarie. In particolare gli Ordini sollevano fortissimi dubbi sulla possibilità di somministrare con la prescrizione “a distanza” da parte del medico una serie di farmaci stupefacenti o comunque per i quali la legge impone la presenza del medico stesso. 

Aspetti prettamente clinici, ma anche evidenti problemi di rapporti tra il vertice di Azienda Zero e gli Ordini del Piemonte. Lo si evince palesemente di fronte all’aspra considerazione proprio sugli incontri laddove si rammenta che “la consultazione degli Ordini non può essere declassata a una fastidiosa incombenza”. Loro, i presidenti degli organi professionali ribadiscono la piena disponibilità a discutere e cercare soluzioni al problema della mancanza di medici, ma ricordano pure “le numerose perplessità sulla effettiva applicabilità degli algoritmi e sulla possibilità attraverso il loro utilizzo di garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori oltre ogni ragionevole dubbio”.

Questione, fuori di dubbio, complicata e dall’esito tutto da scoprire anche se la decisione assunta dall'assessore di concerto con il governatore, non può che suonare come un campanello d’allarme sulla linea di Azienda Zero circa una tema così complesso. “Tema che era stato già avviato nel 2023 e, come molte cose che ho ereditato come assessore alla Sanità, desidero fare una riflessione maggiore e quindi riaprirò il dibattito con gli ordini tra il mese di settembre e la prima decade di ottobre”, spiega Riboldi. E a questo punto è lecito chiedersi se, proprio alla luce della riflessione invocata dall’assessore, la Super Asl sia andata avanti con la definizione del protocollo sull'ambulanza senza medico, senza neppure confrontarsi con lui.