SACRO & PROFANO

"Piemonte terra bella e del buon vino"

All'udienza del Capitolo generale dei Giuseppini di Asti, papa Francesco ricorda le sue radici piemontesi condivise con il fondatore dell'ordine. Un discorso a braccio in cui ha sollecitato all'adorazione e a evitare "protagonismi inutili" con i giovani

“Come sapete, anche la mia famiglia ha origini astigiane. Abbiamo radici comuni in quella terra di Piemonte, che ha dato i natali al vostro fondatore San Giuseppe Marello. Terra bella, quella, del buon vino!”. È il saluto che papa Francesco ha rivolto stamane ai partecipanti al XVIII Capitolo generale della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe (Giuseppini di Asti di San Giuseppe Marello), ricevuti oggi in udienza nella Sala Clementina.

Un incontro che avviene alla conclusione del Capitolo che ha rieletto superiore generale per un secondo mandato padre Jan Pelczarski, polacco, e che ha nominato un nuovo consiglio generalizio formato da padre Maximo Sevilla vicario generale (Filippine), padre Michael Odubela (Nigeria), padre Sebastian Meleth, (India), e padre Gregory Finn (Usa). “Senza Gesù non stiamo in piedi!”, ha detto il pontefice a braccio richiamando tre tratti della figura di San Giuseppe: “Il nascondimento, la paternità e l’attenzione agli ultimi”. Poi ha proseguito invitando a “pensare ai propri peccati: tutti siamo peccatori, ma pensate ai vostri peccati adesso. Quando voi siete caduti nel peccato era perché non eravate vicini al Signore. Quello che è vicino al Signore si aggrappa subito e non cade. La vicinanza al Signore”. “Non illudiamoci: senza di lui non stiamo in piedi”, è stato il monito: “Nessuno di noi, ognuno ha le proprie fragilità e senza il Signore che ci sostiene non staremmo in pedi. Perciò vi incoraggio a coltivare sempre una buona vita di preghiera, attraverso la partecipazione ai Sacramenti, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria”. “Alle volte noi trascuriamo l’adorazione”, ha detto Francesco proseguendo senza leggere la traccia predisposta per l’occasione: “Adorare in silenzio, lo dovemmo fare tutti, ma per primi noi religiosi”.

Un passaggio Francesco l’ha riservato ai giovani, visto che il Capitolo ha posto il tema dei giovani al centro dei propri lavori, coinvolgendo in questo l’intera famiglia giuseppina marelliana: suore Oblate, laici e gli stessi giovani, che hanno avuto un loro spazio nel corso del Capitolo stesso. “I giovani non hanno bisogno di noi: hanno bisogno di Dio!”. No a “protagonismi inutili”, è stata la sua raccomandazione, rilevando come “i nostri giovani – ma in verità un po’ tutti noi – vivono e viviamo in un mondo fatto di esteriorità, in cui quello che conta è apparire, ottenere consensi, fare esperienze sempre nuove. Ma una vita vissuta tutta fuori lascia vuoti dentro, come chi passa tutto il tempo in strada e lascia che la propria casa vada in rovina per mancanza di cura e di amore”. Secondo il papa, in particolare, è “ingiusto e sterile l’atteggiamento di chi poi questa gioventù, abbandonata e disorientata, si limita a criticarla”: l’atteggiamento giusto, invece, è quello di chi sa “cogliere nei giovani una grande potenzialità di bene, che aspetta solo di fiorire e far frutto, se sostenuta e accompagnata da guide sagge, pazienti e generose”. Di qui la necessità di essere “attenti al bene integrale dei giovani, concretamente presenti accanto a loro e alle loro famiglie, esperti nell’arte maieutica dei buoni formatori, saggiamente rispettosi dei tempi e delle possibilità di ciascuno. È un gran lavoro, faticoso, ma irrinunciabile, sempre, e specialmente ai giorni nostri”.

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