ALLE URNE

Centrodestra, Piemonte l'ultima vittoria? Rischio cappotto alle prossime regionali

Per evitare l'effetto schiaffone, Meloni e soci sempre più tentati a mandare in soffitta l'election day. Liguria, Emilia-Romagna e Umbria: urne alla spicciolata. Orlando (furioso) alle prese con le bizze del M5s, totiani tentano il colpaccio con la Cavo

Dopo Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Piemonte, il 2024 vedrà al voto per le elezioni regionali anche Liguria, Emilia-Romagna e Umbria. Nel 2025 toccherà poi a Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta. Per quanto riguarda l’anno in corso le date sono già state fissate per Liguria (27 e 28 ottobre) ed Emilia-Romagna (17 e 18 novembre), mentre l’Umbria non ha ancora ufficializzato i giorni in cui si andrà alle urne: l’orientamento sembrerebbe cadere tra metà novembre e l’inizio di dicembre. L’ipotesi di un election day per accorpare i tre appuntamenti – ventilata per qualche tempo – sembra essersi allontanata. Considerato il nodo tecnico della Liguria, che deve votare necessariamente entro ottobre, ci vuole l’accordo di tutte le Regioni coinvolte ad anticipare le consultazioni al 27 e 28 ottobre. Accordo che non si è però materializzato anche perché nel centrodestra si sta facendo largo l’opinione che un voto frammentato avrebbe minore impatto – in caso di sconfitta – sulla coalizione: un tre a zero avrebbe le sembianze di un cappotto, accreditando l’immagine di un centrodestra in difficoltà. Quindi, ragionano i vertici, meglio affrontare le urne una per volta, riconducendo il voto alla dimensione locale senza la parvenza di essere un test nazionale.

CENTRODESTRA IN AMBASCE Inoltre, la Liguria – alle urne con un anno di anticipo dopo le dimissioni di Giovanni Toti, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria che lo ha portato all’arresto – eviterebbe una campagna elettorale contestuale all’apertura del processo, fissato il 5 novembre, venendo meno condizionata dal dibattimento. E, magari, aprire a una non impossibile vittoria del centrodestra. A soli due mesi dal voto, centrodestra e centrosinistra non hanno ancora espresso candidati ufficiali per la presidenza della Regione, guidata attualmente da Alessandro Piana. Mentre ha annunciato la sua candidatura l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra (Uniti per la Costituzione). FdI, Lega e Forza Italia spiazzati dal rifiuto a correre del viceministro leghista Edoardo Rixi stanno sfogliando la margherita, spaziando tra società civile (dal giurista Lorenzo Cuocolo al presidente di palazzo Ducale Beppe Costa, dal presidente dell’ordine dei Medici Alessandro Bonsignore al rettore dell’Università Federico Delfino passando per un imprenditore del calibro di Antonio Gozzi) e politica (la deputata totiana Ilaria Cavo, il braccio destro di Marco Bucci, Pietro Piciocchi e l’assessore regionale, anch’egli totiano, Marco Scajola).

ORLANDO FURIOSO Nel centrosinistra il candidato in pectore Andrea Orlando continua a portare avanti la sua campagna tra la gente (domenica è stato a Santa Margherita Ligure e ieri a Sestri Levante e Levagna), lasciando ai livelli nazionali dei partiti la grana sul perimetro del campo largo. I contatti, viene riferito da fonti dem, sono continui e vanno avanti da giorni, mentre un vertice tra Elly Schlein e Giuseppe Conte non sarebbe ancora in programma, ma potrebbe tenersi – de visu o da remoto – in qualunque momento. “Siamo fiduciosi sul fatto che si trovi una soluzione”, viene spiegato dal Nazareno, “non ci sono incontri, ma siamo in contatto con gli alleati”. L’ex ministro, al momento, rimane alla finestra, ma ha già chiesto di sciogliere i nodi sul tavolo entro questa settimana. La sua candidatura rimane in campo, almeno per ora, ma il deputato del Pd è pronto a togliere la carta della sua disponibilità dal tavolo se ce ne fosse un’altra da giocare: se sarà candidato, è il ragionamento, si sarà portato avanti con il lavoro, altrimenti lo metterà a disposizione di chi correrà per la presidenza della Regione. Inoltre, viene sottolineato da fonti parlamentari, con una coalizione così ampia va fatta una verifica programmatica accurata che non si risolve in una settimana. Qualche indicazione in più potrebbe arrivare giovedì, quando la segretaria del Partito democratico, Schlein, tornerà a parlare in pubblico dopo la pausa estiva: sarà, infatti, prima alla Festa dell’Unità di Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, e poi al Festival Campiglia Marittima Estate, a Livorno.

LA GRANA RENZI I nodi, al momento, sono due. Il primo è rappresentato dalla presenza di Italia Viva nella coalizione, presenza che allarga il fronte, ma non lo compatta perché nel Movimento 5 Stelle così come in pezzi di sinistra e nello stesso Pd sono in molti a sottolineare che Matteo Renzi e i suoi fanno parte della maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco Bucci a Genova, dove i renziani esprimono due consiglieri e un assessore. Quello che viene richiesto all’ex Rottamatore, dunque, è un passo indietro che possa dare coerenza al progetto per la Liguria. In un suo recente intervento, il leader di Iv ha fatto intendere di non avere problemi da questo punto di vista: “D’ora in avanti, se stiamo nel centrosinistra, non potremo più permetterci di stare con il centrodestra da altre parti. Questo deve valere per tutti, vale per tutti, non solo per Italia viva. Se si sta tutti insieme, si sta tutti insieme. Siamo pronti a sederci al tavolo e a discutere”. Il passo indietro, dunque, potrebbe arrivare dopo la riunione del tavolo nazionale di centrosinistra. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, infatti, i renziani vogliono attendere che la richiesta di lasciare la giunta Bucci venga formalizzata nel corso di un incontro con gli alleati. Sui tempi di convocazione del tavolo, tuttavia, nessuna delle parti in causa si sbilancia. L’unica riunione che si è tenuta risale a prima di Ferragosto e vedeva attorno al tavolo i consiglieri regionali dei vari partiti della coalizione. Tutti tranne Italia Viva, che non ha eletti in Liguria. I tempi sono stretti, dunque.

TAVOLI E CALENDARIO Come sottolinea una fonte della sinistra dem, la Liguria è la prima regione ad andare al voto e sarà l’ultima su cui si raggiungerà l’accordo. Una contraddizione che stride, si spiega ancora, soprattutto con la possibilità di strappare alla destra una regione dell’ex triangolo industriale e una delle più importanti dal punto di vista economico e strategico, dato la presenza di uno dei principali porti italiani. E qui si inserisce il secondo nodo, quello che riguarda la presenza in campo di Luca Pirondini. Una candidatura, spiega il diretto interessato, da non leggere come in contrasto con quella di Orlando, ma come un arricchimento nel ventaglio di possibilità della coalizione. “Questa non è una candidatura contro Orlando, né tantomeno contro il progetto di campo largo che, per noi, non è assolutamente in discussione. Il nostro ruolo nella coalizione è quello di garantire il perseguimento dei nostri ideali originari e probabilmente anche di collante con le forze politiche a sinistra del Pd”. Di fatto, però, la presenza in campo di Pirondini rischia di fare avvitare ancora di più la discussione interna al centrosinistra.

LA VIA EMILIA Più definita la situazione in Emilia-Romagna ed Umbria. Nella prima la coalizione che sostiene il presidente facente funzioni Irene Priolo (centrosinistra e M5s) dopo le dimissioni di Stefano Bonaccini (eletto al parlamento europeo) presenterà Michele De Pascale (Pd), mentre il centrodestra si è compattato sul nome di Elena Ugolini, indipendente, già sottosegretario nel governo Monti. In Umbria si sfideranno l’uscente Donatella Tesei (Lega) per il centrodestra, data in forte caduta, e l’indipendente sindaca di Assisi, Stefania Proietti per il centrosinistra, con il sindaco di Terni Stefano Bandecchi a fare da terzo incomodo.

CARTINA DEL POTERE Attualmente sono 14 le Regioni e Province autonome governate dal centrodestra (Piemonte, Basilicata, Abruzzo, Trentino, Alto Adige, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Sicilia, Calabria, Liguria, Marche e Veneto). Il centrosinistra è alla guida in cinque: Sardegna, Campania, Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna. In Valle d’Aosta governano gli Autonomisti. 

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