SANITÀ & POLITICA

Visite a pagamento e liste d'attesa. "Subito una Commissione d'indagine"

Sanità malata in Piemonte. Dopo l'inchiesta della Procura sulla Città della Salute di Torino, la questione dell'intramoenia arriva sui banchi di Palazzo Lascaris. Valle e Pentenero (Pd) chiedono di fare luce sull'applicazione della norma

Che nel non corretto rapporto tra visite a pagamento e liste d’attesa risieda una delle principali cause dei tempi ancora troppo lunghi per molte prestazioni mediche in Piemonte, ormai non vi sono più dubbi. La questione, semmai, è verificare quanto più puntualmente e capillarmente possibile le falle di un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti e continua a prosciugare i portafogli di chi non vuole o non può aspettare tempi biblici per visite o accertamenti pagando al massimo solo il ticket.

La recente inchiesta della magistratura che ha portato a 25 indagati nei vertici, vecchi e attuali, di Città della Salute, ma ancora la dettagliata relazione frutto dell’ispezione del Mef nella più grande azienda ospedaliera del Piemonte, ha ulteriormente acceso i riflettori su un fenomeno spesso degenerato negli anni. E un’indagine approfondita sull’intramoenia e il suo rapporto con le liste d’attesa è ciò che chiede il gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale. 

“Al di là del caso di Città della Salute, pur non trascurandolo affatto, c’è la necessità di sapere con certezza come davvero stanno le cose per quanto riguarda la gestione della libera professione in regime di intramoenia e le liste d’attesa”, spiega Daniele Valle, vicepresidente della commissione Sanità al quale si deve, insieme alla capogruppo Gianna Pentenero, quella che ad oggi è la prima iniziativa politica dopo la raffica di avvisi di garanzia alle Molinette. Lo stesso Valle che già nella scorsa legislatura chiese e ottenne un'indagine in seno alla Commissione Sanità sulla gestione del Covid durante la pandemia.

E se sulla vicenda di corso Bramante, dopo un comunicato da far sembrare un pasdaran la buonanima di Forlani, l’assessore Federico Riboldi conferma l’intenzione di “attendere dalla magistratura un giudizio sull’operato dei nostri dirigenti e solo allora prenderemo le decisioni dovute”, lasciando quindi campare il cavallo mentre l’erba (come le liste d’attesa) cresce visti i tempi della giustizia, l’opposizione dopo giorni di silenzio batte un colpo. Che potrebbe fare anche parecchio rumore se il proposito di Valle riuscirà a tradursi in pratica, evitando schermaglie politiche e puntando davvero al nocciolo della questione.

“Chiediamo e lo faremo formalmente nelle prossime ore – spiega l’esponente del Pd – la costituzione di un gruppo di lavoro all’interno della quarta commissione per dare corso a un’indagine conoscitiva su tutto il territorio regionale. Sulla gestione dell’intramoenia è vero che ci sono degli aspetti che attengono tutto il sistema sanitario nazionale, ma è altrettanto evidente che occorre verificare come proprio la normativa nazionale venga applicata in ciascuna azienda sanitaria e ospedaliera del Piemonte, se esistono inadempienze o interpretazioni dal punto di vista organizzativo che possono produrre effetti negativi per i pazienti”. Il riferimento, per esempio, alle deroghe che consentono ai medici ospedalieri di esercitare la libera professione al di fuori delle strutture pubbliche in caso in cui queste non abbiano locali idonei, è solo uno dei punti su cui dovrà fare luce l’indagine conoscitiva. Tra i rilievi mossi dal Mef a Città della Salute c’è infatti anche il mancato censimento di quegli spazi. E non è affatto detto, tutt’altro, che questa mancanza riguardi anche altre aziende sanitarie. 

Valle non esclude affatto che, “alla luce delle possibili risultanze del lavoro che speriamo possa incominciare in tempi brevi, emerga la necessità di attribuire funzioni specifiche alla direzione regionale della Sanità o ad azienda zero proprio su questa materia. Credo sia necessario valutare se per la corretta applicazione della norma, a partire dal censimento dei locali passando per le autorizzazioni a esercitare l’intramoenia all’esterno e al rispetto del rapporto tra prestazioni a pagamento e istituzionali, la necessità di organismi centralizzati a livello ragionale per verifiche puntuali e costanti”. Una fotografia precisa della situazione attuale, dunque, è ciò che propone il Pd, ma anche uno sguardo al futuro per evitare di incorrere in errori del passato o prestare il fianco a interessi che non sono proprio quelli dei pazienti. “Credo sia utile, anzi necessario – spiega Valle – verificare se nei progetti per i futuri ospedali venga tenuto conto anche di quegli spazi necessari per lo svolgimento dell’intramoenia. Per non trovarsi tra un po’ di anni nuovamente di fronte a una situazione come quella attuale”.

print_icon