SANITÀ & GIUSTIZIA

Visite a pagamento in orario di lavoro. Licenziati due oculisti dell'Oftalmico

Gli specialisti avrebbero esercitato la libera professione in ospedale senza "stimbrare". Intascavano lo stipendio e pure le parcelle di chi non poteva aspettare in lista d'attesa. Scoperti da un'indagine interna su un periodo di oltre due anni. Quanti altri casi simili?

Visitavano a pagamento durante l’orario di lavoro per cui erano pagati con soldi pubblici. Denaro dei cittadini, compresi quei pazienti che si erano rivolti a loro mettendo mano al portafoglio per abbreviare i tempi di attesa. Due oculisti dell’ospedale Oftalmico sono stati licenziati dall’Asl Città di Torino sulla base degli accertamenti compiuti dalla stessa azienda diretta da Carlo Picco e sulle risultanze dell’istruttoria della commissione di disciplina. 

L’indagine interna durata mesi avrebbe appurato molteplici episodi, nell’arco di almeno due anni, in cui gli specialisti avrebbero evitato di sospendere il loro orario di lavoro di dipendenti pubblici, con la cosiddetta stimbratura, mentre svolgevano la libera professione in regime di intramoenia. Questa possibilità data ai medici dalla legge prevede infatti regole ferree che, purtroppo, da tempo spesso tali non appaiono, con innegabili effetti sulle liste d’attesa, provocando uno squilibrio tra i tempi che è necessario attendere per una prestazione erogata dal servizio sanitario nazionale e quelli decisamente più brevi garantiti pagando di tasca propria.

In questo caso pare essere stato oltrepassato ogni limite, compreso quello oltre il quale si incorre nella giustizia penale, tant’è che dall’Asl è partita la segnalazione all’autorità giudiziaria. La separazione tra l’attività in orario di servizio dei pubblici dipendenti, quali sono i medici ospedalieri, e la loro libera professione è, o meglio, deve essere netta proprio per evitare che i medici “rubino” tempo all’orario per cui sono pagati dai cittadini e durante il quale devono, appunto, svolgere la loro attività da dipendenti. Perché nella violazione di questa norma non c’è soltanto il danno economico arrecato all’Asl, ma se possibile anche quello peggiore del tempo tolto, massì rubato, a quei pazienti che vedono allungarsi ulteriormente l’attesa.

A scoprire che i due oculisti avrebbero più e più volte visitato a pagamento durante l’orario di servizio è stata la stessa Asl esaminando le prestazioni in intramoenia a partire dal 2022 e comparando gli orari. Naturalmente i professionisti potranno ricorrere contro il provvedimento proposto dalla commissione di disciplina alla direzione generale e da questa posto in atto con tanto di delibera. Le accuse, tuttavia, paiono circostanziate e soprattutto, ad accentuare la gravità dei fatti, sarebbe proprio la quantità della violazioni della legge protrattesi nel tempo, come se si contasse su una sorta di impunità. Un atteggiamento che è auspicabile sia solo nei due oculisti scoperti e licenziati, anche se nulla può escludere che altri casi come questi vengano alla luce, smentendo chi continua a sostenere che non c’è un nesso tra una gestione miope e inadeguata dell’intramoenia e le liste d’attesa ancora troppo lunghe.

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