Matteo piacione? Da che pulpito

Cota rinfaccia al sindaco fiorentino di essere schiavo del marketing politico. Ma non era lui che spendeva una fortuna in consulenti per la comunicazione e presenziava a ogni talk show?

Davanti alle sparate anti renziane di Roberto Cota non si sa se sorridere o arrabbiarsi. Perché basta avere un po’ di memoria (o almeno un minimo di archivio) per rammentare al Governatore, che accusa Renzi di fare solo marketing politico, i tempi non lontani in cui, pur insediato sulla poltrona di piazza Castello, manteneva uffici romani e costosissime consulenti di comunicazione pur di non staccarsi dalla ribalta dei talk show televisivi. Mentre il Piemonte affondava nella crisi con una giunta regionale da subito dilaniata dalle faide personalistiche e paralizzata dall'immobilismo, lui si dedicava al cerone da studio tivù.

Non scherziamo: Renzi è un leader nazionale  e sta avendo un grande seguito per le cose che dice e per come le dice, per la novità che rappresenta e per la forte spinta alla riforma della politica. Un desiderio di cambiamento che in passato anche la Lega ha capitalizzato, salvo poi accomodarsi con l’amico Berlusconi a tutti i tavoli romani (e torinesi),  divenendo anche protagonista di scandali nazionali. Renzi, al  contrario, è credibile e ha un consenso elevatissimo  perché ha fatto e sta continuando a fare il sindaco a Firenze con serietà e  risultati concreti, facendo seguire alle parole i fatti. Una capacità di governo animata soprattutto dal coraggio. Coraggio che di certo non è stata la principale dote di Roberto Cota, che ha preferito una navigazione a vista in un quotidiano cerchiobottismo in cui si è limitato a coltivare i feudi leghisti senza guardare all'insieme del territorio regionale.

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