Sentinelle in piedi, ecco perché partecipo

Per rivendicare la libertà di espressione, per far presente che un bambino ha il diritto di avere come riferimento un padre e una madre, per oppormi alla sempre più invasiva ideologia gender. Per testimoniare la realtà e quindi la verità

Sabato 23 maggio, in oltre cento città italiane, si svolgerà la veglia delle Sentinelle in piedi. Ho partecipato, nei mesi di marzo e ottobre 2014, con mia moglie, i miei figli, e numerosi amici e conoscenti, ai precedenti eventi torinesi, e intendo partecipare al prossimo. Un’ora in piedi, in silenzio, leggendo un libro.
 
Penso che sceglierò Dante, non solo per l’anniversario, ma anche perché, per quanto riguarda la realtà e la tutela della famiglia, come da art. 29 della Costituzione, l’Italia pare proprio una “nave sanza nocchiero in gran tempesta”.
O meglio, i nocchieri ci sono, e hanno precisi progetti. Politica, cultura dominante, costume, da anni indeboliscono e cercano di snaturare ciò che resta della famiglia. Sentinella in piedi, perché la famiglia è troppo preziosa per restare a guardare mentre viene distrutta.
 
Con il Ddl Cirinnà, che vuole introdurre le “unioni civili” tra persone dello stesso sesso, equiparandole in tutto al matrimonio (art. 3 del disegno di legge), si va in questa direzione. Oltre all’ipocrisia di non voler chiamare matrimonio un tipo di legame con gli stessi diritti e doveri. Ricordo che in Inghilterra, ad esempio, il percorso è stato identico: prima le unioni civili, poi chiamate, dallo scorso anno, matrimonio. Con un sottile inganno, si dice di voler estendere alle coppie omosessuali diritti negati; di fatto, si snatura l’istituto familiare – quando alcuni diritti potrebbero essere serenamente regolati, e se opportuno integrati, con norme di ambito privatistico.
 
Sentinella in piedi, dunque. Perché partecipo, invitando altri a partecipare?
 
In primo luogo per la libertà di espressione; oggi è diventato difficile, nel senso di pericoloso, parlare di ciò che è ovvio: la realtà della famiglia, uomo - donna e figli (o aperta ai figli). Poi per ricordare che i figli nascono da un uomo e da una donna; far presente che un bambino ha il diritto di avere come riferimento un padre e una madre.
Continuo: per rifiutare di vedere eliminati, anche per via burocratica, i termini stessi padre e madre, ad es. nella modulistica, a favore di termini assurdi come genitore 1 e 2. Per opporsi, infine, all’introduzione sempre più invasiva, nelle scuole di ogni ordine, dell’ideologia del gender – che Papa Francesco ha denunciato in modo chiaro anche negli ultimi interventi, parlando di “colonizzazione da parte del pensiero unico”. Ideologia che naturalmente viene mascherata sotto forma di lotta ai vari tipi di discriminazione, di bullismo ecc. Obiettivi condivisibili, che nascondono ben altre finalità.
 
Sentinella in piedi per un’ora, sentinella in altri ambiti, nel mio caso come insegnante. Tratto abitualmente queste tematiche con i miei allievi, consapevole che in altre scuole vari miei colleghi, che hanno dibattuto in classe in modo pacato e argomentato, si sono sentiti accusare di omofobia – sono note le campagne di stampa ai danni di una docente di Moncalieri.
 
Per inciso, l’omofobia. Se non si parla come il “pensiero unico” vuole, si incorre in questa accusa. Più o meno utilizzata come il termine “fascista” in anni passati, ai danni di chiunque non fosse allineato con il verbo marxista. Il Ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera, vorrebbe equiparare questo reato, ampiamente da definire, a quello di razzismo. Conosciamo il metodo Barilla, l’industriale costretto a chinare la testa – con scarso coraggio – di fronte a minacce di boicottaggio; sono note le polemiche contro Dolce e Gabbana, che in una recente intervista hanno dichiarato che la famiglia naturale è una delle realtà che non vanno modificate. Omofobi anche loro?
Sentinella in piedi, senza essere contro nessuno, con buona pace di chi per contestarci, grida, insulta, minaccia – come avvenuto in ottobre a Torino; spinge, strattona, picchia, come avvenuto in altre città. Con il compiacente silenzio, o la faziosa informazione, di molti mezzi di comunicazione.
 
Sentinella anche per testimoniare la realtà, e quindi la verità, che tale non sembra più, come affermava Chesterton: “spade si leveranno un giorno per affermare che l’erba è verde”.
Sentinella, infine, nella vita di tutti i giorni, per custodire – in modo imperfetto e limitato, ma profondamente umano – la propria famiglia, con la speranza di trasmettere questa bellezza alle nuove generazioni.
 
Gianluca Segre, docente di storia e filosofia – Scuola paritaria, Torino
 
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