A nessuno interessa la sanità vercellese

A un anno dalla nascita del comitato "Salviamo l'ospedale Sant'Andrea" restano incognite inquietanti sulla riorganizzazione imposta dalla Regione. E chi un tempo si scagliava contro Cota oggi è in silenzio

Oltre un anno fa nasceva il Comitato Salviamo l’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli. Nel corso di questi mesi abbiamo cercato in tutti i modi di farci ascoltare: spesso ci siamo riusciti, talvolta siamo stati derisi, altre volte ignorati. Un anno dopo la costituzione del gruppo, facciamo il punto della situazione. Era il 9 gennaio 2015 e durante la Conferenza dei Sindaci l’assessore regionale alla Sanità Antonino Saitta illustrava la famigerata Dgr 1-600. In quell'occasione il sindaco di Vercelli Maura Forte promise un tavolo tecnico in cui discutere della situazione vercellese. Oggi, a fine gennaio del 2016, ancora aspettiamo di sapere dove dobbiamo sederci.
 
A metà dello scorso mese di settembre, abbiamo ottenuto un incontro con il sindaco in cui le abbiamo domandato quali fossero le sue intenzioni, dal momento che mancava poco tempo prima che fosse varato il Piano aziendale dell’Asl vercellese. Secondo quanto ci è stato risposto direttamente dal primo cittadino, in i progetti in cantiere erano grandi: addirittura si parlava di riportare a Vercelli la Facoltà di Medicina. Ma del tavolo tecnico non fece parola. Ci disse che era nato un Comitato per l’inceneritore e che voleva organizzare un tavolo tecnico (un altro?) allargato, visto che sempre di salute si parlava. Nel frattempo il direttore generale dell'Azienda sanitaria locale, Chiara Serpieri, indiceva una conferenza stampa per presentare la sua riforma del Piano aziendale, al tempo documento atteso a breve sui tavoli della Regione. Il riordino della dirigenza Serpieri, rifacendosi ai dettami della Dgr regionale, in buona sostanza tagliava posti letto e cancellava interi reparti ospedalieri. Il 30 settembre 2015 ci fu poi un incontro con i vertici asl per parlare proprio del Piano aziendale. All'appuntamento erano presenti i consiglieri regionali vercellesi Gabriele Molinari e Giovanni Corgnati, il Comitato per l’ospedale, il Comitato contro l’inceneritore, le Associazioni di pazienti e i sindacati. C’erano anche alcuni consiglieri comunali, ma probabilmente la maggior parte di loro aveva cose più importanti da fare che partecipare all'incontro: fossimo stati in campagna elettorale probabilmente si sarebbero portati dietro anche l'intero parentado.
 
Tutti hanno sollevato le loro perplessità sul Piano aziendale. Tranne Corgnati, che per nascondere il suo totale disinteresse sulle sorti della sanità vercellese, ha attaccato con la solita litania del “è colpa di chi ci ha preceduti se siamo messi così”. Peccato si sia dimenticato che seduto in Regione al momento di difendere il territorio vercellese contro la famigerata Dgr 1-600, c’era proprio lui. Ma ormai è inutile dilungarci troppo. I fatti sono ben noti ai più, compreso il finto interessamento del sindaco di Vercelli e il suo falso disaccordo con Saitta. Ad oggi arrivano notizie inquietanti sulla chiusura di Oncologia, reparto che con la riforma passa da struttura complessa dotata di primario e posti letto a struttura semplice senza primario e senza posti letto. Il tutto senza che sia partito il piano territoriale per l’assistenza domiciliare.
 
In tutto questa storia, noi una domanda ce la stiamo ponendo da tempo. Dov’è l’onorevole Luigi Bobba? Proprio colui che si scagliò contro il Piano aziendale dell’ex drettore Asl Federico Gallo, che venne bocciato dalla maggioranza dei sindaci del territorio? A tal proposito va ricordato che il Piano aziendale della Serpieri è stato bocciato all'unanimità alla conferenza dei sindaci. Che cosa ne pensa l’onorevole Luigi Bobba di questo Piano aziendale, dei reparti fantasma che stanno per crearsi, del totale disinteresse della maggioranza consiliare per le sorti del nosocomio cittadino?
 
Riportiamo stralci di alcune sue interviste ai giornali locali di qualche anno fa, quando alle redini del Piemonte c’era l'esponente di Lega Nord Roberto Cota. Gennaio 2011: "I disagi maggiori, e questa riforma (quella di Monferino durante l'amministrazione Cota ndr) – confermano Bobba e Forte – ricadrebbero sugli ammalati che, per curarsi avrebbero due opzioni: spostarsi da una città all’altra per le terapie o affidarsi alle strutture private. In entrambe i casi gli esborsi economici non sarebbero lievi. Per quanto riguarda Vercelli, inoltre, la “riforma” appresenta la pietra tombale per la costruzione del nuovo Sant’Andrea".
 
26 febbraio 2012: "Avere un ospedale cardine a Vercelli non è una diminutio, a condizione che  siano garantiti servizi di eccellenza. Certo se si continuano a declassare reparti, se non si rinnovano i contratti per i primari che vanno in pensione o si trasferiscono in altri ospedali, se si disarticola il servizio del 118, non sono certo bei segnali per il futuro". Vorremmo, Onorevole Bobba, che esprimesse oggi il suo pensiero sulla Dgr regionale dell’assessore Saitta e sul Piano aziendale della dirigenza Serpieri, perché come tutti si affannano a dire “la sanità non può e non deve avere colore politico”. Chiediamo inoltre a tutte le forze politiche vercellesi e ai sindaci del territorio, quale sia il loro pensiero, come pensano che sarà il futuro della sanità vercellese e se pensano di rimanere immobili a guardare o se abbiano intenzione di fare qualcosa.

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